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30 APRILE

Oggi, ma nel 1993, a Roma, davanti all’hotel Rafael, la folla in protesta, aizzata da esponenti missini, lanciava monetine contro Benedetto “Bettino” Craxi, leader socialista al centro delle polemiche sul malcostume politico del finanziamento illecito ai partiti. La foto, scattata da Luciano Del Castillo, in largo Febo, a ridosso di piazza Navona, reporter originario di Palermo, diverrà il simbolo della nascita del populismo. Craxi, pur essendo stato avvisato, si rifiutava di uscire dal retro dell’albergo e preferiva farsi vedere a testa alta raggiungere l’auto di servizio insieme ai suoi collaboratori più stretti. Secondo gli analisti politici quell’episodio segnava la fine della “prima Repubblica”. L’accadimento s’inseriva tra due eventi di particolare rilievo nella storia recente tricolore. Ovvero l’assassinio del giudice Giovanni Falcone, a Capaci di Palermo, il 23 maggio 1992, insieme alla moglie e collega Francesca Morvillo e ai tre uomini della scorta, Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani. E il secondo era l’arresto, nel suo ufficio di via Marostica 8, a Milano, di Mario Chiesa -il 3 marzo dei quel ’92, al Tg3 nazionale, Craxi aveva definito Chiesa “un mariuolo”, sottolineando il caso isolato e ribadendo l’onestà generale dei socialisti milanesi- esponente meneghino del Psi, presidente del Pio albergo Trivulzio, avvenuto il 17 febbraio 1992. Chiesa, su mandato del magistrato Antonio Di Pietro, era stato colto in flagrante mentre intascava la tangente, da 7 milioni di lire, dall’imprenditore Luca Magni della piccola società di pulizie che aveva necessità di assicurarsi la vittoria dell’appalto dei servizi nell’ospizio, ma che si anche era rivolto a Di Pietro. Era il primo atto dell’inchiesta giudiziaria “Mani pulite”, che darà l’avvio a “Tangentopoli”.