Il capitano Ultimo e l’allevatore Rossi oggi insieme a Ofena 

Il carabiniere che prese Riina e l’abruzzese che sfidò la mafia dei pascoli corrono nella stessa lista chiamata Libertà: alle 19 il comizio al Comune

OFENA. Il capitano Ultimo, al secolo Sergio De Caprio, e Dino Rossi, paladino dei diritti degli allevatori abruzzesi, corrono insieme per le Europee. E insieme, questa sera alle 19 a Ofena, parleranno nella sala consiliare. L’ufficiale dei carabinieri del Ros che arrestò Totò Riina e l’agricoltore aquilano che ha fondato l’associazione Cospa, sono candidati nella stessa lista, chiamata Libertà, per conquistare un posto nell’Europarlamento, alle elezioni dell’8 e 9 giugno prossimi.
Li accomuna la lotta contro le mafie. De Caprio, quando era a capo del CrimOr del Ros, mise materialmente le manette il 15 gennaio 1993 al più potente e sanguinario esponente di Cosa nostra. E a causa delle sue indagini antimafia finì nel mirino della grande criminalità organizzata. Il pentito Salvatore Cancemi riferì di aver partecipato nel giugno 1993 a una riunione con Bernardo Provenzano, Raffaele Ganci e Leoluca Bagarella nel corso della quale Provenzano gli comunicò l’esistenza di un progetto per catturare il capitano Ultimo, per tenerlo ostaggio e successivamente ucciderlo. Anche il pentito Giuseppe Guglielmini il 9 maggio 1997 riferì di avere appreso dal killer Giovannello Greco, che Provenzano aveva l’intenzione ossessiva di uccidere il capitano Ultimo. Una vita, quella di De Caprio, vissuta sotto scorta e con il volto celato da un passamontagna di cui si è definitivamente liberato solo pochi fa quando, nel corso di una conferenza stampa alla Camera, viene presentato il simbolo di Capitano Ultimo all'interno della lista elettorale Libertà promossa da Cateno De Luca, sindaco di Taormina e leader di Sud chiama Nord, per le europee di giugno. De Caprio è candidato in terza posizione dietro a De Luca e Laura Castelli nelle circoscrizioni nord-occidentale, centrale e meridionale. E in quest’ultimo collegio la sua candidatura si incrocia con quella dell’allevatore Rossi.
«Dieci anni fa il Cospa Abruzzo fece la prima segnalazione al prefetto e alla questura dell’Aquila», racconta al Centro il pastore di Ofena, «per denunciare l’accaparramento degli usi civici e dei prati pascoli di alta montagna da parte della mafia dei pascoli con il solo scopo di accedere ai fondi europei, pur senza garantire l’effettiva attività di pascolo degli animali. E le aziende agricole storiche», continua Rossi, «si sono ritrovate senza l’assegnazione dei pascoli montani dove hanno pascolato i loro armenti prima dei tempi di Gabriele d’Annunzio». Per queste sue denunce l’allevatore aquilano ha subìto minacce telefoniche. O qualcosa di peggio, come è accadde più di due anni fa. «C’è fuoco, c’è fuoco da te», gridarono i vicini al telefono con l’allevatore «Erano le 22, stavo per mettermi al letto perché l’indomani mi sarei dovuto svegliare presto per lavoro», raccontò Rossi a un giornalista dell’Espresso. «Sono sceso e ho trovato la rotopressa in fiamme. Tantissimo fumo e una puzza tremenda di gomma bruciata. Dopo poco più di un mese è successo di nuovo: mi hanno incendiato la ruspa che avevo parcheggiato nella stalla».
Le indagini però portarono a escludere il presunto collegamento con la criminalità organizzata. Ma la battaglia del paladino degli allevatori non si è fermata. A gennaio, infatti, ritroviamo Rossi alla guida della rivolta dei trattori contro le politiche agricole dell’Unione Europea. Quelle stesse politiche che oggi sogna di cambiare dall’interno dell’Europarlamento.
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