Spiagge all’asta, scatta l’interrogazione 

D’Alfonso (Pd): le gare devono essere fatte riconoscendo indennizzi equi a chi perde la concessione

L'AQUILA. Un emendamento e un’interrogazione a risposta scritta sulla direttiva Bolkestein e sulle concessioni balneari. A depositarle, l'onorevole Luciano D'Alfonso, del Pd. L’emendamento è relativo alla proposta di legge Zucconi e altri, presentata in Commissione Finanze, di modifica dell’articolo 49 del Codice della Navigazione, nella parte in cui non prevede indennizzi per i concessionari da parte dello Stato alla scadenza della concessione.
«Premesso che in tema di concessioni balneari la mia posizione è che le gare devono essere fatte», spiega D'Alfonso, «la ratio dell'emendamento è quella di indicare, finalmente, le condizioni alle quali si devono uniformare le amministrazioni concedenti le concessioni balneari per l'espletamento della gara». D'Alfonso chiede di individuare i criteri «per consentire ai tanti operatori onesti di vedere riconosciuti l'avviamento della propria attività e gli investimenti fatti. Con un duplice scopo», dice, «impedire che arrivino sul mercato soggetti finanziari che possano partecipare alle gare e, forti della loro potenza economica, aggiudicarsele senza colpo ferire e porre a carico dell'eventuale subentrante nella concessione il ristoro a favore dell'imprenditore uscente, che vedrebbe in questo modo valorizzati gli investimenti fatti». L’interrogazione è indirizzata al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per il Turismo, al Ministro per gli Affari Europei, Sud e Politiche di coesione e Pnrr, al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, al Ministro per gli Affari Regionali e Autonomie, al Ministro per l’Ambiente e al Ministero per le Politiche del mare per conoscere «quali iniziative intendano assumere, per quanto di competenza, per completare la mappatura delle spiagge, fondamentale per definire gli ambiti funzionali ottimali al livello più vicino al territorio e per conoscere la consistenza di ogni gara, e quindi per attivare le gare, promuovendo la valorizzazione delle situazioni derivanti dalla giurisprudenza e dalle realtà sociali, occupazionali, progettuali e contrattuali in essere, evitando così il perpetrare di iniziative prive di futuro».
«Come noto», evidenzia D'Alfonso, «nel 2010 l’Italia ha recepito la direttiva europea “Bolkestein” che, per favorire la libera concorrenza, impone gare d’appalto pubbliche a partire dal 2009. L’applicazione della riforma potrebbe comportare seri rischi sia per chi sceglie, oggi, di investire in questo settore, sia per chi ha fatto della balneazione un’impresa familiare che va avanti da decenni».
«La riforma, infatti, potrebbe comportare l’inasprimento delle disuguaglianze tra i territori e l’entrata in campo di soggetti imprenditoriali che, sfruttando la posizione dominante, possono mettere in atto comportamenti non concorrenziali, con conseguenti aumenti delle tariffe». (m.p.)