Cento anni fa nasceva Mike Bongiorno Ciuffini: gli devo tutto 

La valletta (con la parola) del Rischiatutto ricorda il conduttore: «Mi ha cambiato la vita. Fiorello lo aiutò nel momento più buio»

Sabina Ciuffini fa parte della storia della televisione italiana: sì, perché fu la prima valletta a prendere parola davanti alle telecamere. Avvenne nel 1970, quando l’ex showgirl affiancò Mike Bongiorno – che il 26 maggio avrebbe compiuto 100 anni (è morto a 85 nel 2009) – in 5 edizioni del quiz Rischiatutto. «Parlare di Mike è sempre un privilegio: la mia vita è cambiata grazie a lui, un gentiluomo, mi ha insegnato tutto, dandomi consigli, proteggendomi, se oggi ripenso a quello che mi ha insegnato... io talvolta cercavo di ribellarmi, invece aveva ragione lui», racconta Ciuffini. Lei era molto giovane, una studentessa: «Sì avevo 18 anni, l’anno della maturità, era il periodo in cui si scendeva in piazza e io mi ero appena iscritta a Filosofia. Allora non era come adesso, quando per un casting si presentano decine di migliaia di aspiranti. Allora della tv non interessava a quelle della mia generazione, le sorelle più grandi scendevano in piazza. Si andava davanti alle scuole, nei luoghi frequentati da ragazze e si chiedeva loro se erano interessate a un provino. Sono stata notata insieme ad altre 4», ricorda. «Mike è stato un personaggio come non ce ne sono più, era nella sua natura essere corretto e molto professionale, un uomo con l’anima. Non avrebbe mai umiliato, mortificato, maltrattato. Io all’inizio mi vergognavo», racconta Ciuffini, oggi splendida 73enne. «A rivedere quelle immagini sorrido se ripenso alle mie remore e cosa guardiamo solo sui social. Pensare che a Mike il programma neanche volevano faglielo fare, poi dopo due puntate è esploso». Dall’epoca del Rischiatutto è rimasta sempre in contatto con Bongiorno: «Ci sentivamo regolarmente e non sono mai mancata». Ma ci tiene a dire anche due cose: «All’inizio c’era un solo canale, ma incollavamo 30 milioni di persone alla tv, le persone si riunivano nelle case, nei condomini, nei negozi (che non chiudevano), nei bar, nei ristoranti. Eppure Bongiorno era snobbato dalla critica, dagli intellettuali. Lui se ne rammaricava, ma cercava di non farlo vedere ironizzandoci su. È l'esempio di Umberto Eco (che era stato fra i compilatori di alcune domande di Lascia o raddoppia?): resosi conto della portata sociale, gli dedicò il saggio Fenomenologia di Mike Bongiorno nel quale la tecnica comunicativa del conduttore viene analizzata in maniera accademica. Ecco, Mike disse: intanto abbiamo scomodato Eco, è un successo». E ancora: «Io gli davo del lei in trasmissione, ma all’esterno lo chiamavo “il soldato Mike”. E quello è rimasto, sempre a servizio del suo pubblico. Mi ricordo che una volta avevo da dire su Bernabei, ero giovane e mi sembrava serioso, e Mike mi riprese: non ti permettere, è un gigante qui in mezzo, tu hai solo da imparare». In 5 anni, conclude Ciuffini, «ho imparato tantissimo. È andato a Mediaset e anche lì dopo la lunga love story è finita, ma capita. Chi veramente gli è stato vicino nel momento buio, quando nessuno lo chiamava dopo che aveva fatto la storia della tv in Rai e poi a Mediaset, è stato Fiorello, un amico vero, va detto e ripetuto: non solo ha ridato a Mike il sorriso, la gioia, ma anche una seconda giovinezza, prima negli spot tv, poi con le incursioni nei suoi show. Quando è morto, si preparava a un nuovo debutto: quello con il quiz Riskytutto su Sky. Peccato, è morto così senza preavviso, quello che mi dispiace forse è non averlo ringraziato abbastanza, gli ho voluto bene».