I giudici: le spiagge all’asta entro l’anno 

Il Consiglio di Stato gela 617 imprese balneari. Ma ora il caos è assoluto perché mancano le regole per gli indennizzi  

PESCARA. Nella stessa sezione e nello stesso giorno, il Consiglio di Stato ha dato lo stop alla proroga delle concessioni balneari al 31 dicembre 2024 escludendo però la possibilità di gare in assenza della decisione della Corte di giustizia Ue sull’indennizzo in favore dei concessionari attuali. Per 617 imprese balneari che operano sulla costa abruzzese ora il caos è assoluto. La proroga delle concessioni è illegittima e le gare vanno effettuate subito, ha ribadito con una sentenza la settima sezione del Consiglio di Stato, il 30 aprile scorso. Non è una novità. I giudici amministrativi d’appello avevano espresso le stesse conclusioni subito dopo l’approvazione della proroga di un anno da parte del governo Meloni. Ma il secondo e simultaneo pronunciamento di fine aprile della stessa sezione del Consiglio di Stato ha riaperto uno spiraglio, o una mera illusione, sul tema degli indennizzi. In questo caso, infatti, si stratta di una semplice ordinanza con cui i giudici hanno ritenuto opportuno di attendere la decisione della Corte di giustizia europea prima di emettere la propria sentenza. Tutto ciò però si traduce nell’impossibilità per le imprese del settore, che in Abruzzo sono prevalentemente a conduzione familiare oltre che storiche, di fare investimenti per la prossima estate e per gli anni successivi. Anche perché il Consiglio di Stato, con il primo dei due pronunciamenti di fine aprile, ha affermato che le amministrazioni locali sono obbligate a disapplicare qualsiasi eventuale proroga che vada oltre il 31 dicembre 2023. E le sollecitano a «dare immediatamente corso alla procedura di gara per assegnare la concessione in un contesto realmente concorrenziale». Una diffida identica, come ha riferito pochi giorni fa il Centro, è stata inviata dall’Autorità Garante per la concorrenza e il mercato ai sindaci dei 19 Comuni della costa abruzzese. Ma il Consiglio di Stato è andato anche oltre sottolineando che la risorsa spiaggia «è sicuramente scarsa», al contrario di quanto sostenuto dal governo con la mappatura del demanio marittimo conclusa lo scorso ottobre.
Imprese e sindaci hanno le spalle al muro. Regna il caos. «Assistiamo alla pubblicazione di due decisioni del Consiglio di Stato in contrasto tra loro: una impedisce temporaneamente la messa a gara delle concessioni balneari e rimanda alla Corte di Giustizia Europea ogni decisione, l’altra invece obbliga i Comuni a indire subito le gare. Poche idee e ben confuse!», è il commento di Assobalneari aderente a Federturismo Confindustria. Ma per le associazioni le responsabilità di questa situazione caotica e paralizzante va cercata altrove. Emblematica, a tal proposito, è la presa di posizione del presidente regionale del Sib Confcommercio. «La mappatura del Governo è come se non ci fosse stata tant’è che il Consiglio di Stato non l’ha preso neanche in considerazione», esordisce Riccardo Padovano, «e questo perché è stata una consulenza che non si è trasformato in decreto o in una legge. Noi», prosegue, «stiano facendo tutto il possibile per difendere i balneari, e invece chi dovrebbe fare qualcosa va in giro a fare comizi. Lo Stato e il Governo ci hanno sedotto e abbandonato», sbotta il presidente Sib annunciando iniziative collettive di protesta in occasione della festa della Repubblica del 2 giugno.
Da parte della politica regionale di centrodestra nessuna replica. Il silenzio è tombale. Mentre, dal fronte dell’opposizione, si alza la voce di Luciano D’Alfonso che, da un lato, richiama tutti alla realtà dei fatti che rende inevitabile la vendita all’asta delle concessioni. E indica la strada da seguire, descritta in una sentenza del Consiglio di Stato del 2021 firmata da Filippo Patroni Griffi. Ma dall’altro evidenzia le responsabilità della situazione caotica attuale.
Le gare – rimarca il deputato del Pd - vanno fatte «nel quadro di una attesa riforma del demanio, di cui avremmo bisogno, anche se allo stato non è incombenza nell’agenda del governo». E aggiunge: «La mappatura è la misurazione della consistenza del valore in ragione della quale si fa la gara: senza una vera mappatura non si possono fare le gare». Due colpi ben assestati al centrodestra che a questo punto non può restare zitto.