Il vincitore: «Volata molto dura, ma è una terra che mi porta bene» 

Qui Milan aveva già vinto nel Giro 2023 a San Salvo e nella Tirreno Adriatico di marzo a Giulianova Pogacar: «Comunque soddisfatto». Il rimpianto di Cataldo: «Avrei voluto correre a due passi da casa»

FRANCAVILLA. Dal mar Ligure all’Adriatico nel segno di Jonathan Milan. Sul traguardo di Francavilla il ruggito è stato ancora quello del gigante friulano, spinto dalle migliaia di abruzzesi presenti sulle strade vestite a festa per il ritorno in città della corsa rosa. Dopo lo spettacolare arrivo di Prati di Tivo, l’Abruzzo è tornato di nuovo protagonista, questa volta sul versante costiero, regalando così il secondo successo personale al velocista della Lidl Trek.
Avvolto tra i profumi dei celebri arrosticini e delle altre specialità locali, il vincitore di tappa strizza l’occhio all’Abruzzo e racconta un finale di tappa piuttosto movimentato e condito dal calore del tifo abruzzese: «L’Abruzzo porta bene. È stata una volata molto movimentata e dura, ma la mia squadra ha fatto un grande lavoro per portarmi in una posizione favorevole. I ragazzi mi hanno guidato sulla ruota di Merlier nei pressi dei 500 metri all’arrivo. Era difficile prevedere il finale, poteva succedere di tutto. C’erano due curve molto difficili e il lungo rettilineo. Sono riuscito a trovare lo spazio e la ruota giusta di Merlier. Sono riuscito a saltarlo ed è andato tutto bene. Sto cercando di migliorare, sono molto soddisfatto di ciò che sto facendo e del lavoro che la squadra sta svolgendo in questo Giro d’Italia, sono stati fantastici e li ringrazio». Il feeling con l’Abruzzo è molto particolare per il compagno di squadra degli abruzzesi Giulio Ciccone e Danilo Cataldo, viste le vittorie centrate nel Giro 2023 a San Salvo e alla Tirreno Adriatico con lo sprint di Giulianova nel marzo scorso.
La maglia rosa è rimasta ben salda sulle spalle di Tadej Pogacar, nonostante qualche scintilla finale per una caduta avvenuta vicina allo sloveno, ma senza coinvolgerlo: «Sono soddisfatto per come abbiamo condotto la gara. È stata una tappa lunga e condizionata dal caldo. Il finale è stato combattuto con un vento molto forte. Ho cercato di mettermi al riparo da eventuali pericoli, ma è stato difficile. Non è stato facile lavorare per Molano. Ho cercato di coprirlo fin quando potevo, come i miei compagni hanno fatto con me. La caduta è stato un bello spavento, ma fortunatamente non è successo nulla di grave».
A Francavilla un’atmosfera così non si respirava da ben 18 anni, quando nel 2006 (era proprio il 15 maggio) ci fu la partenza della decima tappa da Francavilla a Termoli, come ha ricordato il corridore miglianichese Dario Cataldo: «Una tappa stupenda come l’atmosfera che si respira già da qualche giorno. Questa volta il tempo è stato clemente, visto che nel 2006 ricordo molto bene la pioggia battente qui a Francavilla. Da queste parti c’è tanta gente che ama il ciclismo e la bici». L’arrivo a pochi passi da Miglianico e un piccolo rimpianto per non essere tra i partenti: «Siamo qui proprio a due passi da casa mia. Mi sarebbe piaciuto tanto correre questa tappa, ma va bene anche guardarla da fuori e salutare i miei compagni. Le squadre giustamente devono pensare a degli obiettivi grandi con dei corridori preparati al meglio ed hanno scelto i velocisti. Va benissimo così, sono contento lo stesso. Ora mi sto allenando al meglio per i prossimi impegni. Correrò in Norvegia e poi il campionato nazionale».
A fargli da eco Damiano Cunego, vincitore del Giro d’Italia 2004, a vent’anni dalla sua prima maglia rosa. Oggi è arruolato come capitano nel team Continental del Giro E, la manifestazione ciclistica parallela alla corsa rosa: «Ogni volta che vengo qui c’è sempre un’atmosfera bellissima. Qualche anno fa ho chiuso la mia carriera proprio qui in Abruzzo con la Vini Nippo Fantini e ritrovo sempre tante persone che mi ricordano con affetto. È stato bello vedere tanta gente sulle strade con questa bella giornata. Gli arrosticini non sono mancati, anche perché c’è sempre presente Maurizio Formichetti che ci guida quando arriviamo da queste parti e ci rifornisce se siamo sprovvisti».
Riccardo Di Persio
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