A24 e A25, nuovo salasso: nel 2016 il pedaggio costa più del carburante

Sfondato il “muro” dei 19 euro da Chieti e Pescara, proteste in difesa di pendolari e ditte di trasporto. Accuse a Toto e Regione. Melilla (Sel) porta il caso in Parlamento, ma Strada dei Parchi si difende

PESCARA. «Il 57% delle nostre tariffe vanno alla parte pubblica. Col restante 43% noi manteniamo in funzione ed adeguiamo l'autostrada. Le nostre tariffe sono le più basse tra quelle applicate dalle autostrade montane, sono quasi il 20 per cento sotto la media». Strada dei Parchi cerca di arginare così la protesta contro i rincari dei pedaggi su A24 e A25 Roma-Teramo e Torna Pescara. Una rivolta dopo la conferma degli adeguamenti (+3,45%) scattati ieri e decisi dal ministero delle Infrastrutture a Capodanno in base agli investimenti effettuati, all’inflazione, ai costi di gestione e alla durata della concessione.

Quello di Strada dei Parchi spa – la cui maggioranza è dell’abruzzese Toto spa – è in particolare il secondo aumento più alto dopo quello della Torino-Milano (+6,5%) e a fronte di una media dello 0,86% sulla rete nazionale. E questo malgrado il ministero abbia rivisto al ribasso la richiesta avanzata dalla società concessionaria che bussava a +4,7%. «Teniamo a precisare che non è un aumento che finisce nelle tasche di Strada dei Parchi», spiega l’ad Cesare Ramadori snocclionado un po’ di conti: «Noi versiamo il canone di concessione che è pari al 2,4 per cento; l'integrazione del canone Anas del 6%; il corrispettivo di concessione del 28%; l'ex fondo centrale di garanzia del 2% e l'Iva che è pari al 22%. Quindi, Strada dei Parchi su un euro di pedaggio incassa 43 centesimi. E con quei 43 centesimi garantisce manutenzione e sicurezza. Nel periodo 2003/2015, iabbiamo corrisposto all'Anas 670 milioni, che non sono finiti nella manutenzione delle strade abruzzesi, a differenza dei 699 mililoni di investimenti, comprensivi dei contributi ricevuti per le Complanari di Roma (170 milioni)».

Il problema è che i rincari penalizzano in particolare i pendolari dell’Abruzzo dal momento che non esiste per loro una valida alternativa su treno.

Così, ad esempio, per andare da Avezzano a Roma si paga da ieri 80 centesimi in più (da 9,10 a 9,90 euro) e per raggiungere la capitale da Chieti-Pescara è stato sfondato il muro dei 19 euro (19,10 euro) – vedi tabella in alto –. E la forbice tra costo di carburante e ticket si alllarga a 1,60 euro (tanto è più caro il pedaggio della benzina) per coprire la Roma-Pescara.

Il deputato di Sinistra Italiana Gianni Melilla annuncia un'interrogazione urgente al ministro e chiede alle istituzioni, a partire dalla Regione, una «netta posizione»: «Siamo ben oltre l'inflazione e l'aumento è ancora più ingiusto se si considera lo stato dell'autostrada dei parchi, ormai vecchia e insicura». Maurizio Acerbo, della segreteria nazionale Prc-Se, rincara la dose e afferma che «l'Abruzzo è terra di ignavi che si dicono di sinistra ma davanti ai poteri forti sanno solo fare l'inchino. Che debba essere l'opposizione di centrodestra a chiedere di convocare la conferenza dei capigruppo la dice lunga sull'impegno dell'attuale maggioranza contro gli aumenti. D'Alfonso che conosce benissimo la materia in quanto è un dirigente Anas avrebbe dovuto per tempo intervenire con fermezza».

In effetti nel corso dell’ultimo consiglio regionale sono stati i consiglieri regionali del gruppo di Forza Italia. a ottenere dal Presidente D'Alfonso la convocazione della Conferenza dei Capigruppo sui rincari.

Un intervento quello della Regione sollecitato anche dal presidente della Fita Cna Abruzzo, Gianluca Carota: zC'è il «rischio che l'intero sistema economico regionale perda competitività. Le tariffe sono aumentate del 4,78% nel 2010; dell'8,14% nel 2011; dell'8,06% nel 2012; dell'8,28% nel 2014». I consiglieri provinciali aquilani Felicia Mazzocchi e Gianluca Alfonsi chiedono interventi immediati da parte dell'amministrazione provinciale: «I costi aumentano a fronte di un servizio discutibile, e la beffa si rafforza se si pensa ai tanti pendolari per i quali il ticket dell’autostrada rappresenta un costo da sottrarre al menage familiare». (a.mo.)

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