Abruzzo, in cinque anni chiuse 81 biblioteche

La denuncia dell’associazione nazionale di settore. La Regione promette: risorse alle ex provinciali

PESCARA. «In Abruzzo c'è una vera e propria emergenza culturale». A lanciare l’allarme è l’Associazione italiana biblioteche (Aib), che denuncia «lo stato di abbandono delle biblioteche pubbliche della regione, situazione che ormai da alcuni anni va peggiorando per la mancanza di politiche di programmazione capaci di delineare un orizzonte stabile per il sistema abruzzese delle biblioteche». Un’agonia che non conosce fine, secondo l'associazione. Stando ai dati diffusi, dal 2010 al 2015 hanno chiuso 81 biblioteche su 147, «lasciando moltissime comunità medie e piccole del territorio senza quello che spesso è l'unico punto di documentazione e informazione per i cittadini». Il lungo elenco delle criticità riscontrate in Abruzzo è contenuto in una dura lettera che il presidente nazionale e quello regionale dell'Aib, Tito Vezio Viola e Enrica Manenti, hanno inviato nei giorni scorsi al governatore Luciano D'Alfonso. L'associazione parla senza mezzi termini di «immobilismo regionale che sta creando disservizi dannosi per gli utenti e rischia di accompagnare questi importanti servizi per la formazione dei cittadini verso il disfacimento: una pessima memoria futura per questo Governo regionale». Al contrario, secondo l'Aib è assolutamente necessario «un intervento di indirizzo programmatorio e gestionale che sottragga questa situazione alla via della dissoluzione, per restituire una prospettiva di rete a tutte le biblioteche pubbliche, a iniziare dalle ex provinciali». A dire che l'Abruzzo vive una situazione di emergenza, viene ricordato nella lettera, non è soltanto l'Aib, ma anche l'indagine promossa da Anci, Istat e Centro per il libro e la lettura del Mibac. «Da essi», evidenziano Tito Vezio Viola e Enrica Manenti, «risulta che in Abruzzo, negli ultimi cinque anni, è stato chiuso il 55% dei servizi bibliotecari per le comunità, e anche la recente acquisizione delle biblioteche ex provinciali sembra determinare un'ulteriore crisi di risorse professionali ed economiche, di pari passo con quella già esistente nelle Agenzie per la Promozione culturale». All'associazione risponde il consigliere regionale delegato alla Cultura, Luciano Monticelli, il quale non nega che ci sono delle difficoltà, ma garantisce che «verrà fatto ogni sforzo: c'è da lavorare e lavoreremo». «Con il passaggio dalle Province», sottolinea Monticelli, «sono arrivati in Regione servizi e strutture che dobbiamo collaudare. Di certo non è possibile mantenere il regime precedente, perché il personale ora è sottodimensionato, ma stiamo lavorando. Garantisco che nessuno pensa di chiudere le biblioteche. Sicuramente serve una razionalizzazione, che non vuol dire strutture chiuse». «Si tratta di un patrimonio identitario dell'Abruzzo che nessuno toccherà», dice il dirigente del servizio Beni e attività culturali della Regione, Francesco Tentarelli, «sono passati due mesi dal passaggio delle Province, ci stiamo riorganizzando». Tra le ipotesi della Regione c'è quella degli accorpamenti tra biblioteche ex provinciali e Apc. Un’ipotesi che agli operatori del settore, però, non piace. Come nel caso della biblioteca Di Giampaolo di Pescara, 150 accessi al giorno, i cui utenti si sono mobilitati con una raccolta firme che ha già ottenuto 400 sottoscrizioni, o come nel caso di molte strutture dei centri minori. Per sabato, tra l'altro, è stato organizzato un incontro pubblico (ore 10, biblioteca 'Falcone e Borsellino' a Pescara), mentre domani Monticelli, nel corso di una conferenza stampa alla biblioteca “Salvatore Tommasi” dell'Aquila, annuncia «il pieno rientro alla normale efficienza delle quattro biblioteche ex provinciali».

Lorenzo Dolce