Abruzzo, quattro discariche abusive escono dalla lista di condanna Ue

A renderlo noto il ministero dell'Ambiente: gli impianti "assolti" sono tutti nel Chietino, ma restano le procedure d'infrazione per altre 14 discariche in regione

ROMA. Altri 25 siti escono dalla lista delle discariche abusive per le quali l'Italia è condannata a pagare una penalità semestrale dopo la sentenza di condanna della Corte di Giustizia europea del 2 dicembre 2014, e di queste 4 sono le discariche abruzzesi. A renderlo noto è il ministero dell'Ambiente precisando che dalle iniziali 200 discariche dichiarate non conformi alle Direttive 77/442 e 91/696, sono rimaste 77 discariche abusive ancora interessate dalla sentenza: dalla prima sanzione semestrale di 39 milioni e 800mila euro, oggi l'Italia è chiamata a versare, per il quinto semestre successivo alla sentenza, 16 milioni di euro. Lo ha spiegato la Direzione generale Ambiente della Commissione europea, in una lettera indirizzata alle autorità italiane, in replica alla documentazione inviata dal nostro Paese nel giugno scorso con informazioni sullo stato di avanzamento della messa in regola di 33 siti, per otto dei quali resta dunque ancora in vigore la penalità. «Questo - spiega il ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti - è l'ennesimo buon risultato del grande lavoro di squadra che unisce il ministero dell'Ambiente, la struttura di missione della Presidenza del Consiglio e le autorità italiane in Europa, il nuovo commissario generale Giuseppe Vadalà e gli enti territoriali interessati in un continuo confronto con la Commissione Ue. È chiaro - prosegue Galletti - che siano ancora troppe le discariche abusive in Italia e che non si possa essere davvero contenti fin quando queste non si saranno azzerate: i dati però parlano chiaro e tracciano in due ultimi due anni una discesa verticale dei siti in infrazione, che vuol dire una riduzione di costi ambientali ed economici inaccettabili per i cittadini».

Le discariche per le quali non è più dovuta dallo Stato italiano alcuna penalità sono dunque 25: ben 14 riguardano la Regione Campania, quattro l'Abruzzo, tre il Lazio, una a testa la Sicilia, l'Umbria, il Veneto e la Toscana. Si tratta in particolare dei siti di: Civitella (Torrebruna, Chieti), Fonticello (Colledimacine, Chieti), Fosso Quercia La Serra (Montebello sul Sangro, Chieti), Valle dei Dieci (Taranta Peligna, Chieti), Cava Baino (Casamicciola Terme, Napoli), Battitelle (Cusano Mutri, Benevento), Fosso delle Nevi (Durazzano, Benevento), Toppo Pagliano (Montefalcone di Val Fortore, Benevento), Calvano (Apice, Benevento), contrada Bolla (Solopaca, Benevento), Capitorto (Casalduni, Benevento), contrada chiusa Barricelli (Santa Croce del Sannio, Benevento), Sassinora (Morcone, Benevento), Fruscio (Calvi, Benevento), Sella del Corticato (Teggiano, Salerno), Cavone Santo Stefano (Rotondi, Avellino), Formulano (Villamaina, Avellino), Petrito Colle Ducito (Gioia Sannitica, Caserta), Valesani Le Cese (Patrica, FR), Monte Castellone (Monte San Giovanni Campano, Frosinone), Punta delle Monache (Vignanello, Viterbo) Penisola Magnisi (Priolo Gargallo, Sorrento), Vignavecchia (Gualdo Tadino, Perugia), Area Sordòn (Venezia) e Le Porte (Isola del Giglio, Grosseto). Complessivamente, restano 77 le discariche abusive sulle quali l'Italia proseguirà il confronto con gli organismi europei: 23 sono in Calabria, 14 in Abruzzo, 11 in Campania, 10 in Sicilia, sei nel Lazio, in Puglia e in Veneto, una nelle Marche.