Abruzzo, Razzi contro Pagano: mi fai un baffo

Il senatore di Forza Italia replica al coordinatore: di grottesco c'è rimasto soltanto lui

 PESCARA. «Le offese che mi vengono mosse dal signor Coordinator Dottor Pagano non sortiscono nessun effetto. Non perché non fossero al vetriolo e non corrispondenti al corso degli eventi personali e pubblici, ma perché per chi come me proviene dalla trincea, dagli stenti, dalle mani piene di calli, dalla vita all'estero da emigrante possono fare solo baffi. Baffi di tutte le forge e misure: a spazzolino, chevron, a pennetta, a ferro di cavallo, a tricheco, a manubrio, alla Dalì, alla Depp, monarchici, ecc. ecc...».

Lo scrive Antonio
Razzi in una nota. «Sono in Parlamento perché per ben due volte gli elettori hanno scritto sulla scheda il mio nome e cognome - prosegue il senatore di Fi - con le preferenze. Di questo sono fiero e orgoglioso. Non devo nulla a nessuno, sono onesto e le mie mani sono intonse e pulite. E, caro coordinatore, altro che avrei una visione personalistica e grottesca della politica. Magari l'avesse avuta lei. Qui di grottesco c'è rimasto solo lui, il signor Dottor Coordinator e chi lo appoggia strenuamente nonostante l'assoluta mancanza di meriti".

"Egli si pavoneggia in uno stile ammuffito dal tempo, becero nella sostanza e nella forma, in un approccio (quando mai ci fosse stato) di vassallaggio con l'elettorato dimenticando ed ignorandone l'anima ed i bisogni. Egli ha perso su tutta la linea e, con una faccia di bronzo che fa invidia a quelli di Riace, mentre Forza Italia sparisce nella regione, proclama di aver vinto un paio di ciufoli".

"Egli si pavoneggia, si imbelletta stringendosi il nodo della cravatta, si imbalsama nelle discussioni cervellotiche da alchimista sapiente e scaltro. La gente, quella che dico io e che è la maggioranza dell'umanità, quando lo vede passare si mantiene dall'impulso irrefrenabile di accompagnarne il passo con suoni che meglio di loro si sono sentiti nel panorama culturale ed artistico di questa meravigliosa Italia e che io non so ripetere».