L'allarme

Aids, in Abruzzo 1200 malati e c’è chi non sa di esserlo

Parruti: "Si può convivere con l’infezione ma la diagnosi deve essere precoce". Con il progetto di screening si possono fare accertamenti in maniera anonima

PESCARA. Essere sieropositivi all'Hiv non significa più morire, ma avere la certezza di una cura. E' importante sapere che la diagnosi di sieropositività non è una condanna, sempre che la persona infetta e senza sintomi, si accorga in tempo della sua condizione. Un sieropositivo non è infatti un malato di Aids, ma può trasmettere il virus agli altri. Molte persone sieropositive non progrediscono verso lo stato successivo fino a quando il virus dell'Hiv non abbia distrutto completamente il sistema immunitario. A quel punto però, lo stadio clinico sarà caratterizzato da una grave compromissione delle difese immunitarie, tale da determinare infezioni da altri virus, parassiti, funghi e batteri normalmente controllati dal sistema immunitario. Queste gravi infezioni, definite “opportunistiche”, sono caratteristiche di questa malattia e possono portare alla morte. Ecco perché è fondamentale, per se stessi e per gli altri, appurare al più presto la sieropositività, attraverso lo specifico test.

«Una persona che non sa di avere questa infezione, fa il test, lo scopre, inizia la cura e continua a svolgere la propria vita normalmente, tornando in ospedale solo quattro volte l'anno per i controlli», spiega Giustino Parruti, direttore del reparto di Malattie infettive nell'ospedale civile di Pescara e presidente della Società italiana di Malattie infettive e tropicali per l'Abruzzo e il Molise. Se invece si scopre di essere infetti da Hiv in ritardo? «Chi lo scopre in occasione della prima grande infezione opportunistica, come una polmonite o un'encefalite, va incontro ad un destino diverso: in questi casi purtroppo, si ha il 10 per cento di mortalità nel primo semestre, e chi sopravvive, per i primi due anni deve sottoporsi a controlli serrati». La diagnosi precoce e la cura salvano sia l'individuo che la comunità perché si blocca la trasmissione. «Una persona sieropositiva in trattamento farmacologico», continua Parruti, «non trasmette più il virus, e questo consente di abbassare il carico virale della comunità, riducendo la diffusione dell'infezione».

E' a questo punto che l'esperto ci fornisce un dato importante per la salute di tutti noi: «Stimiamo che in Abruzzo ci siano circa 800 persone che non sanno di essere infette da Hiv». L'invito a fare il test è rivolto a tutti, ma ci sono comportamenti che mettono in una situazione di maggiore minaccia. Vediamo quali sono. «Il rischio di infezione sale esponenzialmente con l'aumento del numero dei partner», spiega Parruti, «chi ha una vita sessuale promiscua rischia non solo l'Hiv ma anche altre gravi infezioni a trasmissione sessuale». E il preservativo? «E' uno strumento di prevenzione, ma la libertà personale ne ha fatto un mezzo poco utilizzato. Viene usato in modo talmente incostante da essere inefficace, se non addirittura rifiutato in alcune culture». Ed ecco i dati abruzzesi. L'80 per cento del contagio avviene per trasmissione sessuale, nel 50/55 per cento dei casi si tratta di eterosessuali e nel 20/25 per cento di omosessuali. Grazie al lavoro dei Sert, si è ridotta notevolmente la diffusione tra i tossicodipendenti. In Abruzzo non ci sono aree più colpite di altre, ma dei 1200 pazienti in cura negli ospedali della regione, circa 450 vengono seguiti dalla struttura pescarese. Gli altri sono equamente distribuiti tra i centri di Chieti, L'Aquila, Teramo, Avezzano e Vasto. «Ognuno di loro ha in cura tra le 100 e le 200 persone», dice l'esperto, «la buona notizia è che circa il 90 per cento dei pazienti trattati con i farmaci antiretrovirali, è in perfetto controllo della malattia». L'età media di chi si sottopone al test e scopre di essere infetto da Hiv, negli ultimi anni si è alzata fino ad arrivare a 38/39 anni. Eppure il test è il modo più efficace per salvare la propria vita e non contagiare gli altri. Grazie al progetto Screening Hiv è semplice, gratuito e totalmente anonimo. Basta andare sul sito www.faiiltestanchetu.it e accedere al test in modo riservato e confidenziale (anche sotto pseudonimo) in uno dei sei centri abruzzesi di Malattie infettive, lontano da occhi indiscreti e senza dover parlare con nessuno per effettuare la prenotazione. Oltre all’Hiv, si potrà fare gratuitamente anche il test per il virus dell’epatite C, dell’epatite B e per la sifilide. Si tratta di un semplice prelievo di sangue e in sette giorni si avranno i risultati.

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