Il palazzo di di Montecitorio a Roma sede della Camera dei deputati

Alle elezioni con la possibilità di scegliere

L'editoriale del direttore del Centro Primo Di Nicola

Mentre il Movimento 5 stelle incorona il suo leader, il Centrodestra cerca di ricompattarsi e Matteo Renzi gira l’Italia per ridare slancio alle fortune democratiche, come foglie d'autunno, frutto sfatto di una fase politica poco esaltante, arrivano in Parlamento frettolose proposte di fine stagione. Un po' per mettersi la coscienza in pace, un po' per riparare alle mancanze più vistose del sistema. Tra queste proposte, c'è quella per una nuova legge elettorale, con poca immaginazione chiamata Rosatellum, dal nome (Ettore Rosato) del capogruppo del Partito democratico alla Camera che qualche mese fa depositò il testo in una prima versione. In breve, la legge delinea un misto maggioritario-proporzionale che, secondo i più illustri analisti, non riuscirà ad assicurare ad alcun partito un numero di seggi in grado di dare al paese un governo di sicure e stabili prospettive. Certo, questa carenza (chiamiamola così) non dipende solo dai difetti della proposta di legge elettorale, giacché la ormai cronica incapacità di sfornare dalla urne maggioranze solide molto di più si deve alla frantumazione partitica e alla scarsa propensione ad unificare dei vari leader, impossibilitati (o incapaci) ad andare oltre la formazione di semplici cartelli-alleanze elettorali adatti/e appena a traghettare la classe politica oltre le elezioni per assicurargli prospettive e seggi. Ci sono infatti altri elementi che colpiscono nel Rosatellum. Prima di tutto il fatto che, ancora una volta, la legge elettorale, regola prima per selezionare una classe dirigente all'altezza dei compiti e delle aspettative del Paese, rischia di non essere espressione di una volontà condivisa da tutte le forze politiche. Non a caso viene già da molte parti bollata come un marchingegno ideato per colpire in vario modo una forza numericamente (e non solo) importante come il M5s e una minoranza politicamente significativa come il Movimento democratico e progressista (Mdp) di Bersani e D'Alema. Ancora, un altro aspetto che non mancherà di sollevare polemiche e interrogativi tra i cittadini: il fatto che gli oltre 900 parlamentari verrebbero eletti per oltre il 60 per cento in liste proporzionali bloccate e per un terzo in collegi uninominali. Naturalmente, attraverso candidature in gran parte espressione delle solite, onnipotenti segreterie di partito. Questi aspetti critici non sono una novità assoluta. Dal Mattarellum in poi abbiamo assistito a una robusta serie di interventi riformatori e manomissioni (Porcellum in testa) in materia di legge elettorale. Interventi e manomissioni operate anzitutto per danneggiare gli avversari di turno e, sostanzialmente, smentire la volontà espressa dagli italiani nelle urne referendarie degli inizi anni Novanta dello scorso secolo, quando, speranzosi, gli stessi avevano manifestato in maniera plebiscitaria la preferenza per il sistema maggioritario. Ma, soprattutto, questi interventi e manomissioni sono state messe in campo per aggirare la possibilità che questi stessi elettori, archiviando l'asfissiante partitocrazia della prima Repubblica, potessero scegliersi direttamente i propri rappresentanti in Parlamento e avere, aperte le urne, un governo con una maggioranza chiara e stabile. Niente di tutto questo siamo riusciti ad avere negli ultimi anni. Tuttavia, la necessità di dare al Paese una nuova legge elettorale, anche alla luce degli interventi della Corte costituzionale, può essere colta ancora come una occasione per elaborare, finalmente, un sistema adatto alle esigenze dell'Italia. E, magari, da tutti condiviso. Non dunque una legge per colpire questo o quello, ma ispirata ai più alti principi repubblicani. Quelli dei padri costituenti che seppero andare oltre le lacerazioni politiche e ideologiche del dopoguerra. Elaborando una Carta costituzionale e meccanismi elettorali efficaci per il tempo e generalmente accettati. E' vero, mancano pochi mesi alla fine della legislatura e il tempo è poco. Ma, se non si vuole ancora una volta deludere i cittadini, qualcosa di più e di meglio dell’abbozzato Rasatellum si può fare. Quando lo ha ritenuto opportuno, questo Parlamento è stato in grado di approvare riforme corpose in poche settimane. E niente impedisce che possa farlo anche questa volta. Accantonando le partigianerie e cercando di salvaguardare gli interessi e il futuro del Paese. @primodinicola