Anna Paola Concia: ho sposato Ricarda ma in Italia non vale

L’ex parlamentare del Pd, nata ad Avezzano racconta la sua vita privata e le sue battaglie politiche

PESCARA. L’ambizione di fare qualcosa, anche solo lasciare una goccia nell’oceano della lotta per i diritti civili in Italia, Anna Paola Concia l’ha forse maturata da ragazzina, a 17 anni, quando ci si incomincia a porre quelle domande un po’ esistenziali che almeno una volta nella vita tutti ci siamo fatti: Chi sono? Qual è la mia identità? Perché esistono ingiustizie e razzismo? La “ragazza terribile” della politica italiana, la donna forse più “di sinistra” di tanti suoi colleghi del Pd e prima parlamentare italiana sposata con una persona del suo stesso sesso, si racconta a tutto tondo in questa intervista.

Parte dalla sua infanzia in Abruzzo, la disciplina dello sport, la passione per il suo lavoro di insegnante e per la politica, uno mondo «scoperto da ragazza». E la missione di «aiutare la società a diventare migliore mentre tutto’intorno si sentono i rumors della crisi politica legata alle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi». Oggi la Concia, ex deputata, è nella direzione del Partito democratico. E’ insegnante di educazione fisica e nel 2013 si è sposata i con la criminologa Ricarda Trautmann.

Onorevole Concia, lei e sua moglie siete dovute uscire fuori dai confini italiani per sposarvi. Una scelta coraggiosa.

«Mi sono sposata in Germania perché innamorata di una tedesca, e in quel Paese la legge permette il matrimonio tra omosessuali, è sufficiente che uno dei due coniugi vi sia residente. Mentre in Italia non è possibile. A noi intristisce il fatto che in Italia la legge discrimini l’unione tra persone dello stesso sesso. Ricarda, che per sua scelta ha preso il mio cognome, mi dice sempre: “Sono sposata con una donna della Comunità europea e nel Paese della mia compagna noi non siamo nessuno”. E’ triste e ingiusto e che ci sia questa disuguaglianza».

Come ha scoperto la sua omosessualità?

«Avevo 17 anni. Non è stato facile accettarlo. Il mio equilibrio di oggi l’ho conquistato faticosamente. All’epoca vivevo ancora ad Avezzano e, come ho raccontato nel mio libro “La vera storia dei miei capelli bianchi. Quarant’anni di vita e di diritti negati’ (edito da Mondadori e scritto a quattro mani con la giornalista Maria Teresa Meli, ndr), erano ancora gli anni 80, era molto difficile fare accettare la propria diversità sessuale».

La sua famiglia come reagì?

«In realtà non l’ho mai detto esplicitamente, perché non appena capii di essere omosessuale mia madre, si ammalò gravemente. Ma mia madre, alla quale ero legatissima, aveva capito tutto e anzi si stupì quando le dissi che mi sarei sposata con un uomo. Una scelta, questa, che feci per essere accettata. Poi è arrivato il divorzio e una seconda vita».

Cosa si sentirebbe di dire a un adolescente che scopre di essere omosessuale?

«Gli direi che le cose cambiano per fortuna. I giovani devono stare tranquilli, vivere serenamente il proprio amore. Perché non sono loro che sbagliano, ma chi non accetta la loro identità. Le cose oggi sono cambiate, l’opinione pubblica è più sensibile, manca soltanto lo strumento legislativo. Dunque le battaglie non sono finite. Poi, faccio un appello ai genitori: devono cercare di parlare con i loro figli, perché l’accettazione da parte di chi ti ha messo al mondo è fondamentale».

Lei è nata ad Avezzano: com’è stata la sua vita in Abruzzo?

«La mia giovinezza è stata molto felice ad Avezzano, i miei ricordi di ragazzina sono legati soprattutto all’attività sportiva. Nella mia città facevo tantissimo sport, una grande passione, che poi è diventata la mia professione».

E’ mai stata sul Velino?

«Certo, io sono una vera montanara. Poi amo sciare. Mio padre mi ha messo sugli sci a sei anni. E quando facevo le elementari, quando tornavo da scuole all’una del pomeriggio, subito dopo il pranzo mi diceva: “Adesso cambiati che andiamo a sciare”. E io felicissima, mi vestivo. Poi insieme partivamo verso gli impianti sciistici di Ovindoli».

Com’è il suo rapporto oggi con la sua terra d’origine?

«Ancora molto intenso. Torno spesso ad Avezzano, dove vivono mio padre, mia sorella, un mio nipote e diversi cugini. E poi, io sono abruzzese di nascita e di temperamento».

E com’è il temperamento di un abruzzese?

(Ride) «Un abruzzese lo riconosci dalla tenacia. Ma anche dalla cocciutaggine, dalla lealtà, dal grande senso del lavoro e del dovere. Sono tutte caratteristiche che ho sempre portato con me, a Roma e ovunque. Sono quelle caratteristiche che mi spingono a portare avanti la mia lotta per il riconoscimento dei diritti civili in Italia».

Razzismo e omofobia in Italia: quanto c’è ancora da fare?

«Innanzitutto dobbiamo incominciare a discutere tutti insieme dei temi delle diversità, come si fa in altri Paesi. Ma è un brutto momento per parlare di temi elevati, importanti della vita, come la convivenza di cittadini immigrati, popoli diversi. Sono i temi delle grandi contraddizioni, che non riguardano solo l’aspetto civile di una società, ma anche quello economico. Ma in tal senso la politica deve essere spronata a uscire dal suo guscio. E comunque il pregiudizio contro le diversità è un dato di tutte le nostre società, non solo dell’Italia. Il problema è come si affrontano questi ragionamenti: deve essere fatto collettivamente, nella scuola, sui mass media, nelle famiglie».

Lei cosa fa per cambiare l’omofobia e la transofobia in accettazione?

«Cerco di dare l’esempio quotidianamente con la mia vita privata, ma anche nella vita politica, andando in giro, parlandone sui mass media e nelle scuole».

Come risponde agli attacchi che le arrivano?

«Innanzitutto con la consapevolezza che alla violenza non si risponde con la violenza, ma a volte cerco di rispondere con l’ironia, altre con il ragionamento, altre ancora con le denunce. A volte mi spavento, ma ho sviluppato spalle larghe …».

Il governo: cosa succederà se le polemiche sulla condanna di Berlusconi non si fermeranno?

«Questa situazione è un’anomalia tutta italiana. Il Pd resiste in modo compatto a una serie di richieste impossibili, che distolgono risorse ed energie verso i problemi del Paese. Spero che la vicenda si risolva in un modo o in un altro. Se Berlusconi pretende qualcosa di impossibile, allora si prenda atto della situazione e si vada a votare».

La nota dolente delle ultime elezioni, che l’hanno vista fuori dal Parlamento.

«Mi è dispiaciuto moltissimo non potermi occupare da parlamentare della mia terra, l’Abruzzo, regione per cui ero candidata. Io ce l’ho messa tutta».

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