Brogli elettorali, Razzi nel mirino delle Iene

Nella trasmissione tv la foto del senatore a una cena dove avrebbe ricevuto schede già votate. Lui sorride: "Ero con emigrati abruzzesi, me le hanno mostrate in segno di riconoscenza"

PESCARA “Vedendo Le Iene, ho riso”. Il senatore Antonio Razzi, all’indomani del servizio televisivo di Italia1 su un ipotetico broglio elettorale che lo vedrebbe coinvolto, dichiara di essere sereno. Nonostante abbia chiamato il proprio avvocato per tutelarsi. Il servizio delle Iene è sull’inchiesta giornalistica con la quale Filippo Roma sta approfondendo il tema delle votazioni degli italiani all’estero e dei brogli che, a quanto pare, vengono a generarsi attraverso il sistema “per corrispettivi”. La iena, in passato, documentò un ipotetico broglio riguardante il senatore Mario Caruso, il quale si presume che avrebbe chiesto ad un complice di acquistare plichi, o addirittura rubarli, con l’intento di votare se stesso invece che consegnarli agli emigrati italiani. Accusa simile, ma più tenue, quella che in tv è stata mossa al senatore Antonio Razzi. Secondo la ricostruzione della trasmissione di Italia 1, supportata dalla testimonianza di un ex collaboratore del senatore, Massimo Pillera, Razzi avrebbe partecipato, in occasione della campagna elettorale del 2006, ad una cena vicino a Zurigo nella quale gli sarebbero stati consegnati plichi di schede elettorali già votati. Nella puntata delle Iene è stata anche mostrata una foto di quella cena. Il senatore smentisce ogni accusa: “Ricordo bene che ero a cena con l’associazione di abruzzesi in Svizzera e loro mi hanno mostrato le schede elettorali esclusivamente per motivi di riconoscenza. Niente di più. Io non controllo nemmeno il voto di mia moglie”. E aggiunge: “Nel 2008 presentai una proposta di legge che sostituiva tale sistema con un il voto elettronico o direttamente in Consolato, entrambe bocciate, chissà perché...”. Razzi infine, si sofferma sulle parole del suo ex collaboratore, il quale lo accusa di non averlo mai regolarizzato con un contratto: “Io vengo dal mondo del lavoro, so che cosa significa pagare i contributi per la pensione. Pillera non voleva essere assunto, in quel periodo percepiva un accompagnamento e con un contratto di lavoro l’avrebbe perso”, continua, “la sua è solo una vendetta: voleva percepire il doppio dello stipendio ed io ho rifiutato, ritenendo il suo compenso già abbastanza oneroso. E comunque in quel periodo non era ancora obbligatorio regolarizzare i propri portaborse”