Cani uccisi o rubati e auto danneggiate, è la guerra dei tartufi

L’ultimo episodio l’altra notte a Celano nella Marsica dove sono stati «rapiti» tre animali del valore di 7 mila euro

CELANO. La posta in palio è il tartufo, ricercato, pregiato, prelibato e soprattutto costoso. Diamante della terra che sui monti abruzzesi – se ne trovano almeno 28 varietà – ha innescato un’autentica guerra. Dove si contano delle vittime: i cani. Gli animali dall’infallibile fiuto rappresentano lo “strumento” indispensabile per i raccoglitori. Perché sono gli unici in grado di scovare ciò che la terra nasconde.

Così sono sempre più numerosi i casi di avvelenamento di animali – l’ultimo a Carrito, nella Marsica – o i furti. L’altra notte Luca Fegatilli, appassionato cercatore di tartufi, si è visto portare via tre fedelissimi animali del valore di oltre 7mila euro. È il secondo colpo nel giro di poco più di anno che Fegatilli deve sopportare. I ladri sono entrati in azione in località Margine, alla periferia di Celano, e hanno preso un lagotto romagnolo femmina e due incroci di razze selezionate. Un furto su commissione, senza dubbio. «Chi ha agito conosceva i miei cani perché non ha portato via l’unica cagnolina non addestrata» racconta il giovane dopo avere presentato una denuncia alla caserma dei carabinieri. «I cani spariscono in una specie di buco nero» riprende Fegatilli «qui è in atto una guerra vera e propria».

Nella Marsica, ma anche altrove, le gelosie fra raccoglitori sono all’origine del barbaro conflitto mosso dal denaro.

Sul mercato il tartufo raggiunge prezzi ragguardevoli (il cosiddetto scorsone estivo è quotato fra i 500 e i 700 euro al chilo, mentre il più pregiato bianco arriva a costare al consumatore anche 3.800 euro al chilo) e c’è chi non si fa scrupoli per sbarazzarsi della concorrenza. Arrivando anche alle intimidazioni. Nel Frentano, a giugno, un raccoglitore di Quadri in trasferta si è visto bruciare l’auto. Nella Valle Subequana le zone di raccolta sono state disseminate di trappole chiodate. Dalla vallata di Montorio all’Alto Sangro i boschi sono cosparsi di polpette imbottite di veleno.

In Abruzzo i raccoglitori sono 6mila, che per il rinnovo annuale del tesserino pagano 150 euro. Di recente sono state iscritte nel registro regionale le prime sei associazioni tartuficole abruzzesi: Associazione tartufai della Majella, Micologica tartufai abruzzesi, Tartufai della Marsica, Libera raccolta tartufi, Il Raspino e Tartufai Val Pescara.

La razza di cane migliore per la ricerca, secondo gli esperti, è il lagotto romagnolo. Ma c’è anche chi addestra cocker e più in generali i bracco. Addestramenti che possono durare anche 4 anni. Un cane di pochi mesi di vita costa dai 400 ai 600 euro. Il prezzo sale con l’età dell’animale: in media arriva a 1.500-3mila, ma ci sono raccoglitori che sono arrivati a spendere 7mila euro e oltre.

«Raccolta e trasformazione sono solo una parte del sistema tartufo», commenta il presidente dell’associazione Amici del tartufo d’Abruzzo di Sulmona, Renzo Ciuffini, «a questi due importanti elementi si deve aggiungere il turismo, la ristorazione e il verde. Concetti che messi in sinergia sono sinonimi di lavoro e ricchezza in altri territori d’Italia. In Abruzzo c’è ancora molto da fare a livello organizzativo ma soprattutto di mentalità. Non si possono tollerare comportamenti come la ricerca andante che danneggia le tartufaie, l’avvelenamento dei cani, la sistemazione di chiodi sulle strade percorse dai raccoglitori e altri comportamenti riprovevoli per fortuna messi in atto da una minoranza dei tartufai. Azioni che nascono dalla mancanza di un’ottica collettiva di sistema a vantaggio di gelosie e individualismi. Contro questo fenomeno, bene ha fatto la Regione a riconoscere importanza alle associazioni di tartuficoltori».

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