Castricone: il Pd discuta sulle scelte delle candidature 

Il deputato: i nomi decisi da un ristretto numero di persone D’Alfonso? Il partito sembra troppo schiacciato su di lui

PESCARA. «Se non si faranno liste equilibrate, sia al proporzionale che all’uninominale, c’è il serio rischio di un forte disimpegno della base del partito: dei circoli e degli amministratori». Antonio Castricone, deputato uscente del Pd, è molto critico verso la gestione delle candidature del Pd abruzzese. «Non c’è stata nessuna riunione del partito regionale, e nonostante questo è stata presentata a Roma una proposta».
Ma ne avevano discusso i circoli provinciali.
«Per quanto ne so il segretario del partito è andato a Roma con la proposta senza che vi fosse un pronunciamento, almeno del provinciale di Pescara. C’e stato solo un incontro successivo tra segreteria, parlamentari e consiglieri regionali per riferire di un incontro già fatto. I nomi sono stati proposti esclusivamente per la parte proporzionale, mentre a Roma hanno avviato un confronto sui collegi uninominali per ricercare le candidature migliori».
Una candidatura forte c’è, ed è quella di Luciano D’Alfonso, ma è al proporzionale.
«Anche questa idea di un presidente di Regione che viene chiamato a candidarsi, ma vuole garantirsi la tranquillità di poter tornare a fare il governatore, secondo i suoi desiderata, dà l’idea di un partito schiacciato su di lui. Io lo trovo politicamente inaccettabile».
Ha motivato questa sua posizione: non vuole interrompere senza contropartite un lavoro già iniziato.
«Se D’Alfonso decide di candidarsi è libero di farlo. Potrà portare un contributo a una campagna elettorale difficile. Il problema è che D’Alfonso pensi a una candidatura in un collegio sicuro. Sarebbe più logico candidarlo all’uninominale, dove può realmente portare un valore aggiunto. E comprenderei anche una doppia candidatura al proporzionale».
Solo D’Alfonso è il problema?
«Credo che ci sia un diffuso malcontento anche rispetto alla rappresentanza dei vari territori. Un pezzo di partito non gradisce questo schema precostituito da un gruppo ristrettissimo della dirigenza».
Ci sono problemi anche rispetto alla convivenza con gli alleati?
«È normale che nel momento in cui ti allei sei disposto a cedere qualcosa. Queste sono comunque scelte fatte sul piano nazionale e tenderei a rispettarle. Ma anche in questo caso, credo, per esempio, che si sia accettata supinamente una candidatura nel posto voluto dalla sottosegretaria Chiavaroli».