Chilometri di ombrelloni colorano Ferragosto

Cronista e fotografo del «Centro» in volo con la polizia nel giorno più lungo

PESCARA. Che bello! L’Abruzzo da quassù è una cartolina. Sole pieno, cielo azzurro e mare blu. Alle 10 in punto di Ferragosto 2007, le pale dell’Agusta Bell 212 sono al massimo dei giri. In un minuto, i due piloti e i due specializzati del «Poli 46», l’elicottero della polizia in servizio di perlustrazione, secondo un proprio piano di volo, tra mare e montagna, piombano dall’aeroporto sulla spiaggia di Pescara. La trovano ancora sonnacchiosa. Chi sceglie il mare, se la prende comoda. Non quelli che, in barca, sono usciti sul presto per la processione sul mare. Il viaggio del Centro comincia da qui.

«Poli 46» e «Poli 75», l’elicottero un po’ più piccolo che si sposta più rapidamente, sorvegliano dall’alto il Ferragosto degli abruzzesi e dei turisti. Migliaia e migliaia di grandi e piccini spalmati tra costa e collina, lago e montagna. Dal centro di Pescara al Gran Sasso, gli «zanzaroni» blu osservano con discrezione quello che succede lì sotto, dove tutti hanno l’aria di divertirsi un mondo. Per capirlo, basta vedere come si sbracciano per salutare. E chi crede che questo sia solo un gesto da bambini deve ricredersi. Salutano davvero tutti. ALLA TORRE DI CERRANO.

Anche il pescatore coi capelli bianchi e la pelle bruciata dal sole che sta dietro dietro alla barca con la statua dell’Assunta, attento a non superarla con la prua, si agita parecchio per farti capire che, sì, sì, ti ha visto. Lui e gli altri aspettano un anno intero il Ferragosto per andare dietro alla Madonna, col sindaco, il vescovo e le suore vestite di bianco che sorridono e salutano.

Le scie bianche di gommoni, motoscafi, pescherecci, barche a vela, moto d’acqua della polizia e motovedette della guardia costiera sono righe dritte di schiuma che il mare disegna e subito dopo cancella. Da Pineto a Pescara, il corteo sfila silenzioso di fronte alle spiagge dove si pensa ad altro. OCCHIO AL GAVETTONE.

Da quassù vedi delle corse a perdifiato. Spesso uno contro uno, ma anche a gruppi. Spiagge come piste di atletica. Ma chi avrà voglia di correre a Ferragosto, con questo sole che picchia duro? Non c’è nessuna maratona, oggi. Quella che si scatena dalla Sirena di Francavilla ai grandi alberghi di Montesilvano è la sagra del gavettone. Non bisogna tagliare nessun traguardo, qui.

La corsa finisce solo quando la secchiata d’acqua è finita dritta dritta sull’obiettivo prescelto. E giù una risata, per chi sta al gioco. Oppure l’inizio di una rappresaglia feroce. Se non, peggio, di un parapiglia di più grandi dimensioni. IL FURBETTO DELL’A14. «Poli 46», dopo aver sorvolato la processione sul mare e le corse con l’acqua, vira deciso sull’A14. Le pattuglie sono piazzate nei punti strategici, tra il casello di Pescara Nord e l’area di servizio. La radio gracchia: «Incolonnamento a Roseto».

Quand’è così, dicono i piloti, c’è sempre il furbetto che per evitare la coda e arrivare al mare in tempo per il bagno sorpassa a destra, sulla corsia di emergenza. Ma la furbata di Ferragosto non resterà impunita. «Poli 46» si abbassa fino a scorgere il numero di targa di questo Suv prepotente che si fa largo tra la Punto familiare caricata fin quasi a scoppiare e la Smart con la ragazza che tira fuori il braccio e fa un gestaccio. Via radio, i dati dell’auto prepotente arrivano alla pattuglia che scatta subito e ferma il trasgressore.

Che il Ferragosto se lo ricorderà per i prossimi anni. Sistemata la pratica, scatta un secondo allarme. «Uno scooterone grigio non si è fermato all’alt». Verrà ripreso, e fermato, pochi chilometri più avanti. SUL TRABOCCO. È quasi l’ora di pranzo quando «Poli 46» decide di fare un salto a Sud. Cento nodi, centottanta chilometri orari, ed ecco apparire il fiume Moro. Seguendone il profilo si sbocca proprio alla punta di Acquabella dove c’è anche il cimitero canadese.

Qui è davvero una bella lotta tra il bianco delle pietre dell’abbazia di San Giovanni in Venere che troneggia sull’altura e il blu del mare che, da queste parti, tende quasi al verde. Tra Fossacesia e San Vito l’occhio che cerca qualcosa di bello si ferma fisso sul trabocco. La rete è alzata. L’hanno vista tirare su sul presto, stamattina. Piena di pesci che, ora, stanno cuocendo in padella per la gioia di chi ha scelto di pranzare proprio sugli arnesi di legno e corde che raccontano, da secoli, tutta la fatica dei pescatori. IL CASTELLO.

Sorvolando Ortona, dove ci sono i Ripari di Giobbe, ecco spuntare il castello Aragonese appena rimesso a nuovo e in attesa di essere inaugurato. Una voce di Ferragosto: alla serata di gala la star potrebbe essere Apicella, chansonnier di Berlusconi. IL FORMICAIO. Il sole che adesso picchia ancora più duro sembra aver fatto uscire dalle «tane» proprio tutte le «formiche» in costume che, passa e ripassa, si agitano, si sbracciano e si tuffano.

Mezzogiorno è passato da un pezzo e adesso sì che la spiaggia è tutta un brulicare di persone che cercano in acqua la via di scampo alla calura. Posti in piedi. Gli ombrelloni sono, ormai, tutti aperti. Quelli davanti agli stabilimenti balneari sono dritti in file regolari e a colori alternati. Tutti blu, poi tutti verdi, poi rossi, gialli e ancora verdi fino a che lo sguardo si perde all’orizzonte.

Nemmeno un architetto avrebbe saputo sistemarli meglio. File scomposte, invece, sulla spiaggia libera, dove chi arriva si piazza dove e come vuole. E allora, vedi il rosso vicino all’arancione, l’azzurro mischiato al giallo e il verde con il rosa. Uno sull’altro. Che allegria, negli scomposti accampamenti che punteggiano la spiaggia libera. Dalle parti di Francavilla e poi su, su, fino a Montesilvano, il tuffo dagli scogli è lo sport preferito. Sembra di sentirli da quassù, i fischi dei bagnini neri di abbronzatura, ma pure di rabbia, che dicono no, non è possibile stare sugli scogli «perché è pericoloso».

Ma le pale di «Poli 46», che continuano a girare a tutta birra, te li fanno solo immaginare, i fischi e gli schiamazzi, le risate e le battute di Ferragosto. Li risenti nelle orecchie solamente quando rimetti i piedi a terra. Saluti l’equipaggio e ti ritrovi a raccontare di quell’Abruzzo visto dall’alto.