Così Franco Barberi rassicurò Bertolaso

La telefonata il 31 marzo: sono stato all’Aquila, mi pare tutto bene

L’AQUILA. La risposta sul perché fu sottovalutato lo sciame sismico che ha preceduto la scossa devastante del sei aprile può essere forse trovata in un’intercettazione contenuta nelle 20.000 pagine dell’inchiesta della Procura di Firenze sulla gestione del G8 alla Maddalena da cui sta emergendo tutta una rete affaristica fatta di sciacalli, avvoltoi e mancati controlli anche per quanto riguarda la gestione dell’emergenza dell’Aquila.

La telefonata intercettata è della serata del 31 marzo 2009, dopo la riunione della commissione grandi rischi che si tenne all’Aquila, nel palazzo Silone, sede della Regione. A quella riunione parteciparono fra gli altri il vice di Bertolaso, Bernardo De Bernardinis e il professor Franco Barberi presidente della Commissione grande rischi della Protezione civile. C’erano anche il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente e l’assessore regionale alla protezione civile Daniela Stati. Barberi (nella foto) nel viaggio di ritorno a Roma chiama Bertolaso che evidentemente attendeva notizie sulla riunione. Ecco il testo di quel colloquio:

Bertolaso
: «Ciao Franco, dimmi tutto».
Barberi: «Stiamo rientrando con Chicco dall’Aquila».
Bertolaso: «Sì...».
Barberi: «Ma mi sembra che quello che dovevamo fare l’ abbiamo fatto, compreso quello di dare qualche parola chiara sull’impossibilità di previsione...
Quindi sul fatto che questi messaggi che arrivano (qui si riferisce alla previsioni di Giuliani ndr) sono totalmente privi di credibilità e poi anche una valutazione della situazione che, per quello che si può..., mi pare tutto bene».
Bertolaso: «Okay...
Molto bene, d’accordo».
Ci sono poi altre due telefonate intercettate la notte del 5 aprile alle 22,58 - quando mancano quattro ore e mezza alla scossa devastante.
Fabrizio Curcio funzionario della Protezione civile chiama Bertolaso.
Fabrizio: «Scusi, allora...
Due cose...
La prima, quel 4.6, alla fine hanno dato il definito a 28 chilometri di profondità per cui ho sentito un po’ di prefetture...
Un po’ di spavento, ma niente di che...
Una notizia...
Me l’ hanno data adesso...
C’è stata una replica di un 3.9 e adesso di un 3.5 all’Aquila».
Il 6 aprile, alle 3,38, otto minuti dopo la scossa devastante, Fabrizio Curcio chiama Bertolaso.
Fabrizio: «Parlano di un 5.9 a L’Aquila».
Bertolaso: «Sì, va bene».
Fabrizio: «Non sappiamo la profondità...».
Bertolaso: «Comunque subito tutti in sala operativa».

La tragedia a quel punto si era già compiuta.
La Procura della Repubblica dell’Aquila in questi giorni sta ricevendo decine di esposti da parte di persone che hanno avuto lutti in famiglia a causa della scossa del sei aprile. Anche l’intercettazione del colloquio fra Barberi e Bertolaso finirà fra le carte dell’inchiesta aquilana. (g.p.)