«Curiamo i vostri anziani Scusatevi con noi romeni»

Il sacerdote della comunità ortodossa romena nel Pescarese: «Siamo generosi e doniamo anche il sangue. lI consigliere di Montesilvano faccia un passo indietro»

PESCARA. «Aliano farebbe bene a dare pubbliche scuse al popolo romeno che rappresenta la maggioranza degli stranieri presenti in Italia, lavora, si occupa dei vostri anziani e dona perfino il sangue». Alin Iarca, sacerdote ortodosso romeno della comunità romena di Pescara e provincia abita proprio a Montesilvano, la città dove le dichiarazioni razziste postate su Facebook dal consigliere comunale di Forza Italia il 17 ottobre («un romeno mi sferra un calcio forte sulla macchina... gli ho dato due sganassoni e ho aggiunto noi in Italia vi consentiamo di bivaccare, rubare, stuprare, delinquere e far prostituire minori, ma la storia cambierà») hanno scatenato perfino la reazione dell’ambasciatrice romena Dana Costantinescu.

«Noi non ci troviamo nelle parole del consigliere», dice il sacerdote, «forse ha detto quelle sciocchezze per guadagnare qualche voto». È una voce che dà voce a quella dei 22.579 romeni registrati in Abruzzo nel 2013, una fetta ampia dell’intera popolazione straniera di cui i romeni contano il 30 per cento, a fronte della media nazionale del 21,3 per cento.

«Sono il parroco della chiesa romena di Pescara e provincia e conosco la mia gente», va avanti Iarca, «quello che ha detto il consigliere è una menzogna perché la nostra comunità lavora. È vero, ci sono anche persone non brave, ma sono poche rispetto a tutte le altre che lavorano e che si danno da fare per le loro famiglie e per l’intera comunità. Non dimentichiamo che gran parte delle donne romene lavorano come badanti, si occupano delle vostre mamme, dei genitori anziani, e sempre più spesso sostituiscono i figli che in questo periodo sembrano essersi dimenticati dei genitori. E chi non è badante, è impegnata come volontaria nelle strutture sanitarie locali, o come operatrici socio-sanitarie, mentre tantissimi uomini nell’edilizia contribuiscono all’economia italiana».

Parole che Iarca pronuncia, colpito negativamente non solo dall’uscita di Anthony Aliano, ma soprattutto dalla valanga di commenti favorevoli letti via Internet. «Evidentemente ci sono problemi di accoglienza», dice Iarca, che aggiunge: «Come ha detto la nostra ambasciatrice, un politico deve essere il collegamento tra le nazioni, più aperto a questo pluralismo delle popolazioni e delle religioni».

Un’apertura che di fatto la comunità romena presente nel Pescarese (Montesilvano, dopo L’Aquila, è la città con la più alta presenza in Abruzzo) ha trovato nelle istituzioni: «La settimana scorsa ho incontrato il sindaco di Pescara, ora chiederò un incontro con il sindaco di Montesilvano», va avanti il sacerdote, «abbiamo dei buoni rapporti, tanto che a Pescara da un anno e mezzo abbiamo ottenuto in concessione un terreno per realizzare la nostra chiesa, che speriamo di iniziare nel giro di sei mesi. Ma si sa», aggiunge riferendosi alle parole di Aliano, «purtroppo nei boschi ci sono anche gli alberi che non sono verdi, che non producono nulla e non fa piacere trovarli. Ciononostante io vorrei incontrare Aliano, lo vorrei salutare, forse ha avuto solo una brutta esperienza con qualche romeno. Ma gli vorrei far capire che la delinquenza non ha nazionalità».

E tanto per essere più convincente, Iarca fa sapere ad Aliano: «La nostra comunità parrocchiale sta donando il sangue alla comunità italiana due tre volte all’anno. La prossima è a novembre, andranno a donare 30 persone, tutte romene. A dimostrazione», conclude, «che la nostra comunità si vuole integrare e vuole dare il massimo per essere amata dai nostri concittadini italiani, perché i nostri figli sono nati qui e studiano qui».

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