L'AQUILA

D'Alfonso indagato per lo Zooprofilattico: non vedo l'ora di parlare

Il presidente della Regione sospettato di abuso e falso insieme ad altri sette per la nomina del direttore. Un altro fascicolo verso l'archiviazione. E lui: oggi bastano due aggettivi per finire sotto inchiesta

L'AQUILA. «Mi viene attribuita una responsabilità fascicolata pari a quella che io potrei avere per la congiuntivite del ministro della Salute Beatrice Lorenzin. Non vedo l'ora di poter parlare in qualche sede di quel fascicolo e ci voglio andare prima della mia laurea in Giurisprudenza, che ci sarà, spero, a dicembre». E' il commento del presidente della Regione Abruzzo, Luciano D'Alfonso, in merito all'indagine della Procura della Repubblica dell'Aquila sull'iter e la scelta della nomina di Mauro Mattioli alla direzione generale dell'Istituto Zooprofilattico di Teramo. Indagine dove D'Alfonso risulta indagato insieme ad altri sette. Si tratta di un'inchiesta che si compone di due fascicoli innescati da due denunce, una delle quali presentata dal rappresentante del ministero della Salute: un fascicolo è coordinato dal sostituto procuratore Fabio Picuti, l'altro ha visto fino a poche settimane fa come titolare il pm Antonietta Picardi, trasferita alla Procura della Cassazione. Il primo, secondo quanto risulta all'Ansa, sarebbe avviato verso l'archiviazione, nel secondo, che il procuratore capo, Renzo, deve assegnare ad un altro pm, ci sono gli otto indagati con la ipotesi di reato di abuso d'ufficio e falso. Oltre a D'Alfonso, sono sotto inchiesta Irene Ciabbini, il presidente dell'Izts Manola Di Pasquale, l'ex dirigente dello staff di D'Alfonso, Ernesto Grippo (ascoltato dal magistrato) l'attuale direttore generale della Regione, Vincenzo Rivera, l'ex dirigente della segreteria del governatore, Claudio Ruffini, e infine il dirigente dell' avvocatura regionale Stefania Valeri. Agli indagati è stata notificata la richiesta di proroga delle indagini, a breve dovrebbe esserci l'avviso di conclusione. «Oggi mettere a segno due aggettivi con due particolari e due circostanze porta con sé in automatico l'essere fascicolati giudiziariamente salvo, dopo alcuni mesi, scoprire che c'era meno di niente», ha detto il presidente della Regione. Nelle scorse settimane, dopo che era stato citato, ma non indagato, nelle carte di un'inchiesta su appalti pubblici pilotati, da due imprenditori che lo additavano di aver orientato una gara, D'Alfonso aveva minacciato di «diventare incivile su questi aspetti» nei confronti di chi lo tirava in ballo. In riferimento a questo, ha detto che oggi voleva essere «più duro, ma sono stato ammorbidito dalle parole del procuratore Pignatone che mi auguro tutti gli uffici pubblici possano stampare e affiggere sotto la dicitura "la legge è uguale per tutti" - ha aggiunto D'Alfonso - Pignatone ricorda a tutti che bisogna evitare di rimanere vittime di triangolazioni che fanno esperti "denuncisti" e inesperti della polizia giudiziaria, per cui lo ringrazio».