D’Alfonso, la seconda vita è in Molise

L’ex sindaco studia Giurisprudenza e pensa alle regionali del 2011.

TERMOLI. Di certo l’esilio non si addice a Luciano D’Alfonso. Dal suo ritiro in Molise, dove è stato accolto dai francescani nel convento di San Giovanni in Gelsi, l’ex sindaco di Pescara ha ripreso a riannodare fili dove le vicende giudiziarie avevano strappato la trama. Nella sua seconda vita, trascorsa tra l’ufficio di Campobasso, la casa al mare a Termoli e i fine settimana in famiglia a Pescara, D’Alfonso non sembra uomo intenzionato a lasciarsi alle spalle l’esperienza politica, conclusa in modo traumatico dall’inchiesta per le presunte tangenti a Palazzo di città. Nell’antico borgo marinaro di Termoli, dove ha preso in affitto con la moglie e i tre bambini una casa per le vacanze, riceve amici e conoscenti che arrivano da tutto l’Abruzzo per chiedergli consiglio e risponde alle lettere che hanno come mittente Pescara e i Comuni della provincia che ruotano attorno a Lettomanoppello.

Gli amici raccontano che nella casa in mezzo alla città vecchia, spinti dal vento come le barche giù al porto, arrivano ex consiglieri comunali ed assessori, sindaci in carica, amministratori, presidenti di enti che tra un’insalata di mare e un gelato chiedono consigli e indicazioni, mentre al telefono chiamano e mandano sms esponenti del centrodestra che D’Alfonso, da sindaco, aveva coltivato come possibili alleati. «Molti l’hanno mollato e si sono defilati» racconta una delle persone che gli sono state più vicine in questi mesi, «ma molti continuano a considerarlo un riferimento». Più che al passato, però, l’ex golden boy della politica abruzzese sambra guardare al futuro: mette radici e semina in una regione che potrebbe diventare la terra della sua resurrezione. Il suo nome comincia ad affiorare nelle cronache locali, com’è accaduto il 21 luglio scorso quando il quotidiano on line Primonumero lo ha indicato come il suggeritore dell’iscrizione al Partito democratico (poi finita in bagarre) del sindaco di Termoli Vincenzo Greco, un notaio eletto come indipendente, ma considerato vicino all’Italia dei Valori.

«Credo che sarebbe utile per il partito non perdere una persona del calibro di Luciano D’Alfonso, è senza dubbio una risorsa importante» dice Filippo Monaco, dirigente regionale del Pd, che con D’Alfonso si è incontrato dopo che il sindaco Greco ha deciso di ritirargli le deleghe nonostante fosse stato il più votato alle amministrative. Un giorno, D’Alfonso gli ha dato un appuntamento in piazza Duomo, per un caffè e quattro chiacchiere in uno dei due bar che si affacciano sulla cattedrale millenaria, ma prima di incontrarlo ha salutato con cordialità monsignor Gianfranco De Luca, vescovo di Termoli-Larino, originario di Atri. «È stato un incontro utile e piacevole, con una persona molto preparata e politicamente di livello superiore» racconta Monaco, «abbiamo parlato della situazione molisana e D’Alfonso si è messo a disposizione del partito, che è lacerato da divisioni importanti».

Venti giorni fa, infatti, il segretario Annamaria Macchiarola si è dimesso, e il Pd è stato affidato al commissario Giampiero Bocci: una situazione in cui D’Alfonso, che dicono corteggiato da destra e da sinistra, ma che sta per rinnovare l’iscrizione al Pd, potrebbe trovare terreno fertile per costruire un nuovo progetto politico. In una regione che conta appena 320 mila abitanti, del resto, l’ex sindaco potrebbe pensare addirittura a un ritorno sul palcoscenico prima del previsto: il Molise, infatti, tornerà al voto per le elezioni regionali nel 2011, quando scadrà il mandato del presidente Michele Iorio, e il numero di voti necessario per essere eletto potrebbe essere alla sua portata. Il vizio di conquistare l’elettorato, del resto, non sembra essergli passato: nel centro storico di Termoli, D’Alfonso è ormai un personaggio noto, nonostante l’insediamento recente. «Sì, viene spesso qui con la sua famiglia» dice il titolare della gelateria Cocco Bill.

Lo conoscono il proprietario dell’alimentari di via Duomo e quello del ristorante «Il battello ebbro» in vico VI Duomo, dove va spesso a cena, lo conoscono di vista o di persona consiglieri e assessori, anche se il presidente del consiglio comunale Michele Cocomazzi sembra escludere che l’ex sindaco di Pescara abbia qualche influenza sulle vicende politiche locali. Lui, intanto, si allena come un pugile sconfitto che si prepara a tornare sul ring: alle prime ore del mattino lo si vede fare jogging sul lungomare di Termoli, mentre sfila accanto alle lunghe file di ombrelloni della spiaggia Bandiera blu. Corre e nuota. Ma anche, ha confidato agli amici, per smaltire i postumi dell’ottima cucina molisana. Dopo la laurea in Scienze politiche e quella in Filosofia, conseguita durante il primo mandato da sindaco, sta per iscriversi alla facoltà di Giurisprudenza dell’università di Campobasso, la città dov’è rientrato dopo dieci anni di aspettativa per riprendere il suo posto all’Anas.

Dal 6 aprile scorso, D’Alfonso lavora nello staff del capo compartimento Anas del Molise occupandosi delle convenzioni con gli enti locali, un’attività finalizzata a promuovere lo sviluppo dei territori attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture. Rientrato nel suo ufficio di un tempo, tra strade e ponti l’ex sindaco di Pescara si è immerso completamente nell’attività che ha sempre dichiarato di amare di più. Politica a parte, questo è naturale. Con chi glielo chiede, però, D’Alfonso nega, spiegando di non avere tempo e di seguire la politica solo attraverso quotidiani nazionali e mensili per intellettuali come Limes e Reset, che sottolinea con la matita come gli studenti sotto esame, circondato da pile di libri nella camera del convento francescano dove si rifugia dopo una giornata di lavoro. In cima a tutti c’è un volume di diritto medievale con cui si sta preparando ai nuovi studi universitari: undici o dodici esami per la laurea in Giurisprudenza, che gli sarà utile in vista del processo, quando si farà.

Ma soprattutto studia la storia d’Abruzzo e Molise, regione unica dal regno di Napoli e delle Due Sicilie, divisa in due nel 1963, metafora della sua vicenda personale, con la vita in bilico tra una regione e l’altra. Anche gli amici più cari però confermano che l’ex sindaco non starà lontano dalla vita pubblica. Dice Enzo Del Vecchio, consigliere comunale del Pd a Pescara: «Vive le vicende abruzzesi con un certo distacco, ma ha mangiato pane e politica e quindi non si estranea dalla situazione in cui si trova: credo che sia interesse della politica che non abbandoni il campo». La seconda vita di Luciano D’Alfonso è già cominciata.