Dalla Sardegna le pecore della solidarietà

Un gregge è stato consegnato dagli allevatori sardi ai colleghi abruzzesi colpiti dal terremoto. Un dono singolare che rispecchia l'antica usanza sarda detta "Sa Paradura"

L’AQUILA. Sono partiti da Nuoro mercoledì e hanno attraversato il mare per raggiungere L’Aquila e consegnare a 19 allevatori abruzzesi le prime 450 delle 1000 pecore donate da 350 pastori di tutta la Sardegna. Una speciale transumanza della solidarietà che ricalca la tradizione sarda de «Sa paradura» (la riparazione): quando un allevatore perdeva il gregge, i pastori del circondario offrivano una pecora a testa, in modo da rimettere in piedi l’azienda del malcapitato.

IL VIAGGIO
. Gli allevatori hanno raggiunto giovedì mattina il vecchio piazzale dell’Italtel, dove c’è il campo base della Croce Rossa, sistemando le pecore sul campo. A decine gli agnellini che sono nati durante il viaggio. Al primo che ha emesso il suo primo belato all’Aquila è stato messo il nome di Ospitone, in onore di un re nuragico, un capo dei capi dei Sardi Barbaricini, vissuto nella seconda metà del VI secolo. E’ stato concepito nel Gennargentu per nascere ai piedi del Gran Sasso. Il primo agnellino, in verità, è nato sul mar Tirreno, quando il gregge era ancora in viaggio. A lui è stato messo nome Gigi, in segno di rispetto nei confronti di Gigi Sanna, leader del gruppo musicale nuorese degli «Istentales» e ideatore dell’iniziativa. E’ stato lui a coinvolgere la Coldiretti e la Regione Sardegna per finanziare la spedizione, a cui si sono aggiunte poi la Provincia di Nuoro e la Camera di Commercio locale. «Siamo contenti di aver riproposto qui questa antica tradizione che si perde nella notte dei tempi», ha spiegato Sanna. «Spero che questo sia il segno dell’inizio di un’amicizia».

GLI ISTENTALES. Ieri la giornata della consegna, che gli «Istentales» di Gigi Sanna hanno animato con le loro canzoni. «Istentales» non ha in italiano una traduzione letterale propria: è comunque una stella della costellazione di Orione, usata in antichità da pastori e contadini come punto di riferimento per semine, raccolti, orari. I testi del gruppo che dà nome anche ad un’associazione culturale, ricalcano le problematiche tipiche della Sardegna: sequestri, emigrazione, faide. Tematiche affrontate con rabbia e la consapevolezza dei gravi disagi che esse recano all’immagine della grande isola.

GLI ALLEVATORI. Non poteva che essere un clima di festa quello che ha accompagnato la cerimonia di consegna delle greggi a cui hanno partecipato alcuni degli allevatori colpiti dal terremoto. Molti di loro devono ancora lasciarsi alle spalle i problemi della fase post-sisma. Tra questi Eugenio Cionni di Barete. «Abbiamo vissuto un momento difficile, sia per i danni strutturali, sia per i cali delle vendite», ha raccontato Cionni. «Io fortunatamente non ho avuto problemi a casa, ma la sede della mia attività ha problemi strutturali».

Poi c’è il problema del calo delle vendite. «Il terremoto lo abbiamo registrato nella settimana di Pasqua», spiega ancora «e per noi in quel periodo è stato difficilissimo vendere». Stessa situazione a Barisciano. «Siamo stati costretti a tirar fuori i greggi dalle aziende», ha spiegato l’allevatore Stefano Cocciantelli «e quindi con la bassa temperatura e le pioggie si è rallentato il ciclo produttivo». Oppure ad Arischia, «dove sono ancora tanti i problemi connessi con questo settore», sottolinea l’allevatore Fiorino Lorenzetti. Del resto, dal Comune tardano ad arrivare i pagamenti per i prodotti utilizzati nelle tendopoli.

LA GIORNATA.
Ma tutto questo non turba affatto una giornata di festa, con uno scambio di prodotti tipici della tradizione sarda ed abruzzese. Un impegno per salvare un mestiere antico ricco di tradizione e mantenere vive le campagne, ma che offre anche produzioni di carne e formaggi di pecora di qualità particolarmente importanti per la ripresa economica in Abruzzo. La consegna è stata allietata dai versi del poeta locale Filippo Crudele, prontamente tradotti in sardo. Poi è arrivato il turno dei rappresentanti della Coldiretti e degli assessorati all’agricoltura di Sardegna e Abruzzo, che hanno ricordato l’importanza dell’iniziativa per una regione come la nostra dove l’agroalimentare incide per oltre il 15% sul Pil regionale, con oltre 82mila aziende.

Poi il pranzo sardo con assaggi di prosciutto, pecorino, ma anche olive “in confettu”, creme con pane carasau e Marraccones alla Nuorese. Una festa a cui hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore all’Agricoltura della Regione Sardegna Andrea Prato e l’assessore alla Protezione civile della Provincia di Nuoro Rocco Celentano. Presente anche l’associazione “Sardi d’Abruzzo” con Antonello Cabras.

IL SETTORE
. Nella zona dell’Aquilano interessata dal terremoto sono presenti 1500 aziende agricole. «Il terremoto», ha detto Michele Errico, direttore regionale della Coldiretti «ha provocato danni stimati per 100 milioni di euro e danneggiato oltre 400 aziende agricole soprattutto impegnate nell’attività di allevamento con il crollo di strutture di ricovero per gli animali e le materie prime e la morte di molti animali per non parlare delle conseguenze psicologiche che le scosse sismiche hanno prodotto sulle greggi». C’è stata di fatto una minore produttività, con molti animali che sono andati dispersi mentre gli altri, spaventati, hanno ridotto la produzione di latte, ma anche un aumento dei casi di aborto, fenomeno che si verificata in circostanze simili.

Gli allevatori abruzzesi attendono ancora i risarcimenti previsti dalla misura 126, la normativa che riguarda il recupero di potenziale di produzione agricola a seguito di disastri naturali, come il terremoto. A ribadirlo anche l’assessore all’Agricoltura della Regione Abruzzo Mauro Febbo, a margine della cerimonia di consegna. «Sono circa 400 le aziende danneggiate dal terremoto», ha detto «c’erano stati promessi degli aiuti in relazione alla misura 126, la normativa che permette la ricostruzione al 100% delle strutture che sono andate distrutte per il terremoto, con copertura a carico dello Stato, delle Regioni e dell’Unione europea.

Tuttavia al momento, di questo finanziamento si è persa traccia, Coldiretti e Cia ci stanno aiutando dandoci una mano a livello nazionale». La misura deve essere finanziata dalla conferenza delle Regioni. «Auspichiamo», ha concluso Febbo «un atto di solidarietà simile a quello che l’Abruzzo fece a suo tempo nei confronti di Marche e Umbria».