Forum con il neosindaco di Chieti

Di Primio: ecco la Chieti che ho in mente

Il nuovo sindaco: area metropolitana con Pescara? No, meglio collaborare sui servizi

CHIETI. La prima telefonata di congratulazioni l’ha ricevuta dal governatore Gianni Chiodi. Poi hanno chiamato il ministro Ignazio La Russa e il capogruppo del Pdl alla Camera Maurizio Gasparri. Il neosindaco di Chieti Umberto Di Primio arriva puntuale in redazione per il forum con il direttore Luigi Vicinanza, i redattori Maurizio Piccinino, Katia Giammaria e Antonio De Frenza. Mostra il pacco di telegrammi ancora da leggere. «Mi aspettano alla riunione per la giunta», dice, ma non ha ancora in testa i nomi, assicura, tantomeno ha l’elenco in tasca. «Ce l’ho in macchina», scherza, «ma no, non ho i nomi, anche se i criteri li ho già dettati. Terrò conto del dato elettorale, ma non mi fermerò lì, perché non è detto che chi prende molti voti sia poi portatore di competenze, o semplicemente abbia voglia di fare l’assessore. Poi c’è la questione della compatibilità con me». In che senso sindaco? «Beh, ho un carattere mite ma non accetto la confusione di ruoli: devo trovare una buona compatibilità umana con chi collabora con me». L’orchestra deve suonare in accordo, dunque, ma il direttore deve essere lui. «Sì, il risultato delle urne lo dimostra. Poi c’è il discorso delle competenze. Valuterò i nomi che mi daranno i partiti ma la scelta la farò io».

Gli assessori dovranno dimettersi da consigliere?
«Lo prevede la legge. Ci permetterà di allargare il numero dei candidati eletti».

Quindi niente assessori esterni?
«Prediligo scegliere tra i consiglieri eletti. Comunque la scorsa giunta aveva 11 assessori, io ne avrò 10».

Ha il nome del vicesindaco?
«No».

L’Udc ambirebbe a questa carica grazie al risultato ottenuto.
«Uno straordinario risultato, ma in una coalizione tutti sono determinanti. Il vicesindaco sarà una persona di mia fiducia».

Ancora più degli assessori?
«Il 4 e 5 maggio sarò a Bruxelles per la riunione dei sindaci che appartengono alla Major governance. Ci vado perché Chieti deve far sentire il proprio peso, e sarà anche la prima occasione per iniziare a parlare con alcune persone dell’Unione europea per alcuni progetti da finanziare. Bene, la persona che rimane qua, insomma...»

Sì?
«Devo stare tranquillo che fa il vicesindaco».

Perché ha interrotto i lavori per la sistemazione di piazza di San Giustino?
«Perché li ritengo uno spreco, ma non sono contrario al rifacimento: tutto il centro storico va recuperato. D’altra parte il progetto preliminare per San Giustino è del 2004, giunta di centrodestra, potrei quasi rivendicare quella iniziativa. Ma se noi ricostruiamo la piazza e non diamo alternativa a chi parcheggia le macchine che si fa? Poi ci sono da risistemare il palazzo di giustizia e il comune che hanno problemi di staticità. Prima di allora è assurdo intervenire sulla piazza e buttare al vento 850mila euro».

Bloccherà anche il tunnel?
«Lo avrei fatto volentieri perché è stato un atto di inutile arroganza. Ma non posso perché incorrerei in una richiesta di risarcimento da parte della ditta. Vorrei però dire che in consiglio comunale non ho mai votato contro un provvedimento perché veniva dal centrosinistra. Il progetto del tunnel è di Cucullo. Nessuno si inventa nulla. Io però avevo detto che il tunnel non mi sembrava una grande soluzione, anche perché il terreno sottostante non è omogeneo. Avevo però suggerito di spostare la canna in modo che uscisse tra il palazzo di giustizia e Palazzo Mezzanotte, nella piazza ristrutturata. Così avremmo dato una visione diversa della città. Non mi hanno ascoltato».

Ci dà un giudizio su Francesco Ricci?
«Ricci non è stato riconosciuto dalla città come sindaco e alla fine ha perso. Poteva essere ricordato come una brava persona a cui non è stato consentito di fare il sindaco da una maggioranza litigiosa. Ma è apparso solo arrogante».

Anche lei viene raccontato come un ex duro dell’Msi.
«Ero solo una testa calda».

Menava?
«No, io occupavo. Nell’Msi sono stato un contestatore, ho avuto da ridire anche contro Nino Sospiri al quale però sono stato vicino umanamente fino alla fine».

Qual è la sua visione di Chieti? Come la lascerà tra 5 anni?
«Me la immagino più viva».

Non sembra un grande sforzo...
«Lo è. L’obiettivo è di ridare al centro storico la dignità di centro storico favorendo chi vuole più viva la città. E poi dobbiamo portare a Chieti alta la casa degli studenti».

Poi?
«Ho in mente un cartellone di manifestazioni da coordinare per esempio con le iniziative dell’Università. Vorrei tentare di sfruttare il turismo convegnistico. E poi ci sono i musei».

Chiuderà al traffico corso Marrucino?
«Assolutamente sì, questa volta il corso lo chiudiamo per davvero, ma prima dobbiamo ristrutturarlo: chiudere una strada rotta non ha senso. Va però potenziato il sistema di trasporti».

Farà partire la filovia?
«Io sono il papà della filovia: i 13 miliardi di lire per finanziarla sono del 1997. Ma però immagino anche un sistema di trasporto veloce tra scalo e Chieti alta».

Come?

«Io forse non riuscirò a realizzarlo ma spero di finanziarlo. Penso al recupero dei fossi che partono da Chieti e vanno allo scalo. Se riuscissimo a recuperarli costruiremmo un corridoio verde e quei canaloni possono diventare un percorso per realizzare un sistema di collegamento veloce tipo funivia».

Si farà la settimana mozartiana?
«Si farà, è già pronta».

Una eredità di Ricci?»
«No no, lui l’ha trasformata in un concerto jazz. La Settimana mozartiana la facciamo, penso anche a un collegamento con la casa di Mozart, ho preso già contatti con Salisburgo, ma per questo dovremo aspettare il prossimo anno».

E allo scalo?
«Nella parte bassa il grande problema è il peso che sopportano i commercianti con la grande distribuzione. Mi hanno anche lasciato in eredità due insediamenti da 47mila e 37mila metri quadrati e non so cosa farci. Io non posso certo chiudere Megalò ma va raggiunto un equilibrio con la grande distribuzione».

La prima cosa che farà per lo scalo?
«Lì ci sono da fare interventi infrastrutturali di non poco conto. Ma direi che la prima cosa è migliorare l’approvvigionamento d’acqua nelle case».

Il sindaco di Pescara Mascia è un suo grande sostenitore.
«E un grande amico».

L’ha invitata a sviluppare il progetto di area metropolitana.
«Ma io dico no all’area metropolitana».

Perché?
«Perché è una finzione giuridica. Non esiste e non lo prevede legge. Ci serve solo una forte collaborazione istituzionale con Pescara per migliorare i servizi. Per esempio il nostro ospedale ha un hub di cardiologia unico in Abruzzo. Che senso avrebbe investire nella cardiologia di Pescara o di Atri? Abbiamo un hub regionale a Chieti, va potenziata questa eccellenza che è a soli 10 chilometri da Pescara».

Farà un programma dei 100 giorni?
«No farò un programma di governo che è cosa diversa da un programma elettorale».

Con la previsione dei tempi?
«Per alcune cose ci sarà un cronoprogramma, per altre non so ancora, dipende da cosa troverò in Comune. Oggi c’è un bilancio un po’ zoppo: i 3,5 milioni del Marrucino escono fuori dal bilancio di Chieti...»

Dovrà aumentare le tasse?
«Non credo sia necessario, però abbiamo problemi seri da affrontare: dobbiamo 5 milioni alla Provincia per una vecchia pendenza che Coletti iscrisse nel bilancio. Ora me la ritrovo io. Ci sono poi 4 milioni di euro da pagare all’Aca per le bollette dell’acqua che il Comune ha scelto di non pagare, c’è il problema delle somme per la tassa dei rifiuti che il Comune non ha accantonato. C’è 1 milione di euro che dobbiamo alle Ferrovie per una serie di decreti ingiuntivi. Mi preoccupano queste possibili richieste di pagamento da alcuni enti. Questo mi fa essere prudente. Certamente toglierò di mezzo qualche dirigente di troppo e non nominerò il city manager. Poi decadranno dalla loro funzione tre dirigenti».

Chi sono?
«Valerio Cavallucci, Gianfranco Attili, Ebron D’Aristotile».

Buon lavoro sindaco».
«Grazie».

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