«Due miliardi per bonificare i veleni di Bussi»

Gerardis rivela la stima dell’Ispra: gli inquinatori pagheranno gli interventi. In partenza uno studio sui tumori nella zona: venerdì la prima riunione. Negli atti della procura il picco di malattie a Bussi

PESCARA. «Da una prima stima documentata dall’Ispra, i costi per il risanamento ambientale di Bussi e per il risarcimento dei danni ammontano a due miliardi di euro». È una cifra gigantesca quella che serve per la bonifica dei siti contaminati di Bussi. A rivelare il grande numero è Cristina Gerardis, avvocato dello Stato al processo per la discarica di rifiuti tossici più grande d’Europa e direttore generale della Regione. Dopo le 10 condanne per disastro colposo decise il 17 febbraio scorso dalla Corte d’Assise d’Appello dell’Aquila, la Gerardis torna a parlare del caso Bussi e lo fa mentre la gara d’appalto da 45 milioni di euro per la bonifica rischia di arenarsi proprio prima dell’apertura delle buste. «Il mio impegno, secondo gli indirizzi della giunta, è quello di attivarmi subito per ottenere gli interventi di bonifica a carico dell’inquinatore nonché il risarcimento integrale dei danni attivati in giudizio», dice Gerardis.

La sentenza ha disposto una provvisionale di 500 mila euro a favore della Regione. E la Gerardis ipotizza uno studio sui tumori nell’area di Bussi grazie a una parte di questi soldi. Delle malattie nella zona del polo chimico si è parlato anche durante l’inchiesta e poi nel processo di primo grado a Chieti. In una memoria dei pm Anna Rita Mantini e Giuseppe Bellelli si ricorda come si usava dire a Bussi quando una persona si ammalava: «Gli è venuta la “puzza”, si diceva in paese. Molti operai e residenti si ammalavano, morivano, le mogli prendevano la pensione, i figli venivano assunti». Il documento della procura cita uno studio statistico dell’Agenzia sanitaria regionale dell’Abruzzo: «Per il triennio 2009-2011, in particolare, tra i residenti nel comune di Bussi sul Tirino si registra il tasso più alto in tutto l’Abruzzo di ricoveri per malattie tumorali, 25 ricoveri su mille abitanti, quindi, il 52% in più della media regionale. Nel triennio precedente, 2006-2008, il comune di Bussi figura al secondo posto, dopo Aielli, con 31,3 ricoveri su 1000». È un po’ quello che aveva detto anche uno dei primi testimoni, ascoltato subito dopo la scoperta della discarica di Tre Monti nel 2007: «Tutti quelli che lavoravano a quel reparto prendevano tutti il tumore alla vescica», aveva rivelato in merito alla lavorazione del piombo attraverso un colorante, la benzidina.

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Ora si prospetta un altro studio per Bussi: «Una piccola parte della provvisionale», spiega Gerardis, «potrà essere utilizzata subito per l’avvio di una indagine epidemiologica retrospettiva con l’apporto scientifico dell’Istituto superiore di sanità, che già ha dato la sua disponibilità e manifestato un grande interesse». Non è solo un’ipotesi: venerdì 3 marzo, a Pescara, ci sarà una riunione con rappresentanti dell’Istituto superiore di sanità, delle Asl abruzzesi, dell’Aca, dell’Ato e dell’Arta.

Intanto, a Bussi, si aspetta la bonifica, atto necessario per la reindustrializzazione: la gara d’appalto bandita nel 2015 dall’allora commissario per il bacino Aterno-Pescara Adriano Goio, uno degli ultimi atti prima di morire, è appesa a un filo: manca un milione di euro, che la Regione si è comunque impegnata ad assegnare, e le aree ora di proprietà della Solvay dovrebbero passare al Comune. Due condizioni che dovrebbero avverarsi per arrivare all’apertura delle buste. Ma sulla gara pende anche il ricorso al Tar del Lazio della ditta Toto che non ha partecipato alla gara per la bonifica ma ha presentato una manifestazione di interesse per la reindustrializzazione: i termini per costituirsi nel giudizio sono scaduti e Regione e Comune di Bussi l’hanno fatto.

E poi un altro fronte, forse, il più importante: ma chi pagherà la bonifica? In una lettera inviata anche alla procura, gli ambientalisti dell’associazione Acqua Bene Comune sollevano il caso della responsabilità perché, dicono, «è il responsabile della contaminazione di a dover assicurare la completa bonifica delle aree inquinate». Ma, secondo gli ambientalisti, finora, la Provincia di Pescara non ha ancora individuato il responsabile dell’inquinamento.

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