Elezioni Abruzzo, D’Ambrosio candidato: faccia a faccia tra D’Alfonso e Tabacci

Il caso dell’ex presidente Aca candidato con Cd fa arrabbiare il centrosinistra: "Mollatelo o correte da soli". La risposta: "Non potete parlare di questione morale"

PESCARA. Ultimatum, richieste di dimissioni, dichiarazioni al veleno, candidati che annunciano di ritirarsi: succede di tutto nel dopo-D’Ambrosio rientrato con la lista pescarese di Centro Democratico (Cd) nella coalizione “Insieme il nuovo Abruzzo” di quel centrosinistra (con D’Alfonso candidato presidente alla Regione) che pure aveva deciso di non accettarlo più per i suoi trascorsi nella presidenza dell’Aca (la società che gestisce il servizio idrico nel Pescarese e finita nell’occhio del ciclone per i veleni defluiti dalla discarica di Bussi). «Un atto vile e irresponsabile», l’aveva definito la segreteria regionale del Pd facendosi portavoce dei malumori di Sel e Idv e chiedendo la testa di D’Ambrosio. Una frattura forte che, prima che prenda la via di qualche ufficio legale, vede oggi un tentativo di ricomposizione in extremis da parte proprio dei leader: D’Alfonso da una parte e Bruno Tabacci (Cd) dall’altra (a Torre dei Passeri, per una cena elettorale a sostegno di un candidato a sindaco) con il parlamentare deciso a tenere duro su D’Ambrosio, ma allo stesso tempo interessato a dirimere il caso una volta per tutte. Una risposta in questo senso c’è già: «Non mi pare che Pd, Sel e Idv possano vantare il monopolio della questione morale», afferma il leader Cd, «noi non ci siamo mai permessi di interferire sulle liste degli alleati. Forse qualcuno ha sperato che il Centro Democratico fosse sì portatore di consenso, ma avrebbe anche preferito che quel consenso non fosse sufficiente ad ottenere una rappresentanza politica di rilievo nel prossimo consiglio regionale. Ora poiché le nostre liste invece sono competitive, magari c'è chi soffre questa competizione; ma io credo che sia sana e aiuterà il candidato presidente D'Alfonso a vincere. In ogni caso credo sia meglio cominciare ad occuparsi della campagna elettorale dando un'immagine di compattezza. Io non temo mai i miei alleati, preferisco che siano i partiti delle altre coalizioni a temerci. Credo sia una buona regola a cui tutti dovremmo attenerci».

Che debba essere trovato un modo per uscire da questa situazione è un dato di fatto dal momento che appare altrimenti difficile fare passi indietro dopo la cristallizzazione di schieramenti, liste e candidati con la deposizione degli elenchi in Corte d’appello.

I partiti e le liste civiche di “Insieme il nuovo Abruzzo” continuano a parlare di “sveltina” per candidare D’Ambrosio nel Cd, avvenuta all’insaputa di altri candidati della lista pescarese: «Alcuni di essi hanno comunicato con chiarezza ai vertici del loro partito che, qualora non venga ripristinata la lista originaria col ritiro di D’Ambrosio, saranno costretti a revocare l’accettazione della loro candidatura», si legge in una nota comune.

Il primo ad annunciare di ritirasi («con un fax al tribunale di Pescara») è stato Adelchi Sulpizio. Altri tre candidati Cd ci starebbero pensando.

«A maggior ragione», riprende la nota, «se il Cd non vorrà risolvere la situazione incresciosa che ha determinato, provocando oggettivamente un vulnus nei rapporti con le altre componenti della coalizione, sarà considerato estraneo a “Insieme il nuovo Abruzzo”». In poche parole su Cd non dovrebbero più convergere gli elettori del centrosinistra pur non potendo lo stesso Cd essere messo da parte nella futura ripartizione. Per questo motivo Tabacci non intende mollare un “portatore di voti” come D’Ambrosio il quale da solo, almeno fino a qualche giorno fa, valeva almeno 2mila voti.(a.mo.)

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