Elezioni, braccio di ferro su due date  

Di Pangrazio firma il decreto che scioglie il consiglio: si vota (sulla carta) il 22 novembre. Ma tutto può slittare di un mese

PESCARA. L'Abruzzo tornerà al voto il 22 novembre o un mese dopo, il 22 dicembre. Il nuovo braccio di ferro sulle elezioni regionali si consumerà su queste due date dopo che ieri pomeriggio il presidente, Giuseppe Di Pangrazio, ha firmato il decreto con cui scioglie il consiglio regionale dopo le dimissioni del governatore Luciano D'Alfonso che ha scelto per il Senato. Il prossimo passaggio sarà la pubblicazione sul Bura, il bollettino ufficiale della regione Abruzzo, del decreto di scioglimento, che dovrebbe avvenire il 22 agosto. Da quel giorno in poi partirà il conto alla rovescia per il ritorno alle urne. A decidere la data delle elezioni regionali spetta al presidente della Corte d'Appello, Fabrizia Francabandera, di concerto con il vicepresidente regionale, Giovanni Lolli e Di Pangrazio. La decisione del giudice Francabandera potrà basarsi sullo Statuto regionale che, all'articolo 86, fissa in tre mesi a partire dallo scioglimento del consiglio regionale, il termine in cui tenere le elezioni. Lo Statuto viene confermato dalla legge regionale numero 51 del 2004 che recita, in caso di scioglimento anticipato del consiglio regionale: «Le elezioni si svolgono entro tre mesi dallo scioglimento dello stesso». Se la Corte d’Appello considererà il 22 agosto il giorno da cui far partire i tre mesi, l'Abruzzo sceglierà il suo nuovo governatore il 22 di novembre. Ma c'è una seconda norma che rimette in discussione questa data. Per capirne il senso bisogna fare una distinzione tra l'elettorato attivo, cioè tutti i comuni cittadini che si recheranno alle urne, e quello passivo, quindi il popolo dei candidati. E tornare all’8 agosto scorso quando la nuova legge elettorale dell’Abruzzo ha modificato alcuni passaggi di quella originaria del 2004. In particolare ha prodotto maggiori tutele per i diritti del cosiddetto elettorato passivo.
Il comma 4 della nuova norma infatti modifica da 7 a 45 giorni il tempo entro il quale decade l’ineleggibilità di chi vuole candidarsi e deve necessariamente dimettersi dalle proprie funzioni. Si tratta di un'ampia categoria di persone che ricoprono ruoli di interesse pubblico. Ma lo stesso comma della nuova legge rimanda poi ad un passaggio precedente che crea i presupposti per far slittare di altri 30 giorni la data delle elezioni.
Il passaggio da prendere in considerazione è questo: «Le cause di ineleggibilità non hanno effetto se le funzioni esercitate, la carica o l'ufficio ricoperto, sono cessati per dimissioni, trasferimento, revoca dell'incarico del comando, collocamento in aspettativa, non oltre i 90 giorni antecedenti al giorno – badate bene, ndr – fissato per la presentazione delle candidature. Non si parla quindi di 90 giorni dalle elezioni ma di tre mesi dal termine per depositare le liste. Dopo il quale dovrà infatti trascorrere un altro mese di tempo che porta il totale a 120 giorni e al 23 dicembre la data delle elezioni regionali. La Corte d'Appello sceglierà la prima opzione oppure la seconda, più lunga, di 4 mesi? Una parte della politica ipotizza che il giudice Francabandera sceglierà la seconda soluzione per evitare che, a elezioni avvenute, uno qualunque dei politici sconfitti possa ricorrere al Tar riuscendo a far annullare una operazione di voto che costerà all’Abruzzo 8milioni di euro.
Il contrasto tra le due leggi potrebbe quindi favorire il centrosinistra che vuole allontanare la data del voto. Ma non è detto che il braccio di ferro si risolva in loro favore.