Giudici di pace e pm onorari: da oggi 5 giorni di sciopero 

La protesta contro il lavoro precario tocca anche l’Abruzzo con centinaia di processi rinviati. Ecco i motivi dell’astensione

PESCARA. Comincia oggi e durerà l'intera settimana lo sciopero unitario dei giudici di pace e dei magistrati onorari che bloccherà una parte rilevante degli uffici giudiziari d’Italia. Anche in Abruzzo, quindi, la giustizia si ferma e saranno rinviati centinaia di processi. Si stima però che al dato nazionale di un 80-90 per cento di rinvii corrisponda quello abruzzese che non supererà il 50 per cento perché l’adesione non sarà massiccia. Saranno comunque celebrati tutti i processi che rischiano la prescrizione e quelli che riguardano i detenuti. I giudici di pace ed i pubblici ministeri onorari sono in sciopero, ad intervalli mensili, da oltre un anno perché contestano la riforma del ministro Andrea Orlando che «ha violato tutte le direttive e prescrizioni impartite all'Italia dalle più alte istituzioni europee», si legge nella nota diffusa dal giudice di pace teatino Maria Flora Di Giovanni e da Alberto Rossi, rispettivamente presidente nazionale e segretario generale della categoria. «Domani, in pieno sciopero», continua la nota, «torneremo in Parlamento Europeo, in una seduta dedicata integralmente al precariato pubblico in Italia, e al nostro fianco ci saranno gli avvocati Sergio Galleano e Vincenzo De Michele, convocati dal Parlamento Europeo in qualità di esperti». Saranno denunciate in Parlamento Europeo le «gravissime violazioni all'ordinamento comunitario poste in essere dalla riforma Orlando della magistratura onoraria, che ha accentuato ogni forma di precarizzazione della categoria, ponendo la previdenza sociale integralmente a carico dei magistrati, abbattendo i loro già miseri compensi, raddoppiandone funzioni e competenze nell'ambito di un rapporto di totale asservimento, peraltro capziosamente mascherato», dicono i giudici ed i pm onorari, «in un illusorio rapporto part-time, quando già oggi i magistrati onorari trattano oltre il 50% delle pratiche giudiziarie civili e penali». Secondo gli attori della protesta, questa riforma «indegna di un Paese civile, verrà duramente cassata dalla Corte di Giustizia Europea, dal Parlamento Europeo, dalla Commissione Europea, dal Comitato Europeo Diritti Sociali presso il Consiglio d'Europa».I giudici di pace preannunciano che gli scioperi continueranno a cadenza mensile sin quando il Governo italiano non si adeguerà alle vincolanti direttive europee.