Gli avvocati scioperano per il Tar Pescara

Le 1658 toghe contro la soppressione e il trasferimento all’Aquila, niente udienze dal 22 al 30 luglio in tutto il tribunale

PESCARA. Astensione dalle udienze che si terranno in tribunale dal 22 al 30 luglio prossimo. È questa la risposta nel braccio di ferro tra l’avvocatura pescarese e il governo Renzi, al decreto legge 90 del 2014, il quale prevede la soppressione di otto sedi staccate dei Tar regionali (i tribunali amministrativi), tra i quali appunto quella di Pescara. La decisione è stata presa ieri mattina, la termine dell’assemblea degli avvocati di Pescara, presieduta dal presidente provinciale dell’Ordine degli avvocati, Donato Di Campli, con 17 voti a favore, mentre altri 8 avrebbero preferito un più blando «stato di agitazione».

Tutte rinviate dunque le udienze in cui sarebbero stati impegnati alcuni dei 1658 legali del foro pescarese, per dire no al trasferimento della sede locale del Tar all’Aquila, che dovrebbe scattare già dal prossimo 1 ottobre. Una riunione dai toni duri, quella di ieri nella sala Alessandrini del tribunale, alla quale hanno preso parte, tra gli altri, oltre a Di Campli, il decano degli amministrativisti abruzzesi, nonché padre dello statuto regionale, Marcello Russo, il delegato di Abruzzo e Molise della Società italiana degli avvocati amministrativisti, Alfonso Vasile, il sindaco Marco Alessandrini e l’assessore comunale Paola Marchegiani. Con tanto di rivalse già nel cassetto, se il decreto dovesse essere convertito in legge, come quella di una Corte d’appello a Pescara, mentre alcuni dipendenti del tribunale amministrativo sono andati a presentare al sindaco le problematicità che dovrebbero affrontare in caso di trasferimento. «Qui non rimetteremo in discussione il ruolo dell’Aquila come capoluogo di regione», ha sottolineato Russo, «ma se dovesse passare la chiusura del Tar, proporremo una Corte d’appello a Pescara. Ma comunque», ha spiegato Russo, «la situazione è agitata. E il decreto legge in questione è contro la Costituzione, poiché in questo caso non vi sono né la necessità, né l’urgenza. E poi esso presenta un difetto di omogeneità: essendo infatti il decreto eterogeneo, è quindi illegittimo. Inoltre, siccome è un decreto che riguarda la riforma della pubblica amministrazione, non dovrebbe riguardare il Tar, che è un organo giuridico costituzionale». Con un avvertimento finale di Russo, rivolto all’Aquila, tra il serio e faceto, ricordando il suo passato podistico. «Il mio maestro, Ciro Quaranta, quando mi allenavo, mi diceva sempre: “Dacci dentro, ma non ti avventare”. Dunque attenzione, sennò ci avventiamo noi», ha concluso l’amministrativista citando la frase di Quaranta in dialetto. Per Di Campli, invece, il trasferimento rappresenterebbe «un ulteriore distacco della giustizia per gli utenti». Contrario alla soppressione anche Vasile, per il quale sarebbe ora «di riprendere coscienza di sé», ha rimarcato riferendosi al ruolo di Pescara. Un aspetto ripreso anche dall’assessore Marchegiani. «Non ho paura del campanilismo», ha precisato, «e dobbiamo rivedere la posizione della nostra città. Ci vuole maggiore forza e non sottomissione». Un asse pertanto Pescara-L’Aquila che torna a vacillare, dopo il trait-d'union tra le due città mostrato nelle ultime elezioni amministrative regionali. Ma non per Alessandrini, che, col capo della giunta regionale, s’è rivolto direttamente a Roma. «Io e D’Alfonso», ha annunciato, «abbiamo scritto al ministro per la Semplificazione, Marianna Madia, e al relatore della legge, Emanuele Fiano, ricordando che il Tar di Pescara è un organismo produttivo ai vertici delle classifiche italiane». Intanto lunedì prossimo, sulla questione, si riunirà la Consulta delle professioni, capeggiata dall’architetto Laura Antosa, alla quale prenderanno parte anche i sindaci di Pescara e Chieti.

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