Gli stipendi San Stefar nel labirinto Asl

Pagato solo un acconto in quattro mesi malgrado la società abbia fatturato 4 milioni

PESCARA. Gli «Angeli» del San Stefar sono caduti all'inferno. Tirati dentro nel fallimento Villa Pini, mentre la gran parte dei colleghi è riuscita a salvarsi con l'arrivo di Petruzzi, loro in 4 mesi hanno ricevuto solo 500 euro di acconto degli stipendi. E continuano a lavorare.

Lavorano sodo nel 17 centri di riabilitazione San Stefar, al punto che da quando c'è la curatela fallimentare, la società è riuscita a mantenere la sua fama di «gioiellino» dell'ex galassia Angelini arrivando a fatturare prestazioni alle Asl per circa 4 milioni di euro. Una dimostrazione di quanto ci sia bisogno di medici ed infermieri San Stefar - 421 tra Abruzzo e Molise - e di come sia giustificato l'appellativo di «Angeli» che hanno loro dato pazienti e parenti dei malati.

La situazione degli stipendi non pagati da 4 mesi e d'incertezza generale sul futuro sono i presupposti per definire «d'inferno» le condizioni nella quale questi «Angeli» sono precipitati.
La curatela fallimentare che ha gestito l'iter per la vendita della clinica Villa Pini ha intenzione di ripetere il percorso per San Stefar e l'altra società ex Angelini, la Maristella. Nel frattempo, però, deve affrontare i «capricci» delle Asl, le quali, pur riconoscendo i servizi svolti per complessivi 4 milioni dal San Stefar, si comportano in modo diverso quando arriva il momento di saldare i conti. Ad esempio la Asl Lanciano-Vasto-Chieti paga, quella di Pescara no, la Asl di Teramo starebbe per farlo, addirittura in Molise (dove matura il grosso del fatturato San Stefar) si devono ancora stabilire i budget di spesa della Asl di Campobasso.

Il problema che «divide» le Asl si chiama Durc ed è il Documento unico di regolarità contributiva che la pubblica amministrazione (le Asl) chiede prima di pagare. Ma se San Stefar è in regime di curatela fallimentare e non riceve i soldi da chi fattura, come fa a sua volta a pagare il Durc? Di fronte a questo labirinto burocratico apparentemente senza uscita ciascuna Asl dà la sua interpretazione e si muove di conseguenza. Il risultato è che alla curatela fallimentare non arrivano abbastanza soldi per gli stipendi.

I sindacati - Davide Farina (Cisl) e Carmine Ranieri (Cgil) - hanno incontrato più volte i funzionari amministrativi delle Asl. La Uil si è rivolta alla Regione suggerendo di offrirsi come garante con una fideiussione bancaria a favore della curatela e, non ricevendo risposte, ha rinnovato l'appello direttamente al governatore Gianni Chiodi. «Presidente, ove questa soluzione non trovasse applicabilità immediata, sicuramente lei avrà soluzioni più idonee ed efficaci alla risoluzione del problema che getta ulteriori ombre sulla condotta», scrivono il segretario generale Fpl Fabio Frullo e responsabile regionale San Stefar Domenico Rega.

Una promessa a pagare in giro c'è. Ed è legata ad un altro macchinoso circuito «a catena». Con i fondi che starebbe per sbloccare la Asl di Teramo, la curatela riuscirebbe a pagare sia il Durc, sia gli stipendi di giugno. Con il Durc di giugno a posto, è presumibile che anche la Asl di Pescara riveda la sua posizione; se poi la Asl di Teramo salderà, come si è impegnata a fare, anche le fatture di luglio, allora saranno liquidati anche gli altri stipendi. «E meno male che San Stefar fattura 4 milioni» è l'amaro commento di Davide Farina (Cisl).

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