Grandi opere, Abruzzo fuori dalle priorità

Nessuna infrastruttura nel Def del governo Monti. La regione nel Piano di coesione. Previsti incentivi fiscali per nuove imprese ma al momento non esiste alcun provvedimento

PESCARA. Se si esclude L’Aquila e la ricostruzione, l’Abruzzo non è una priorità per il governo Monti. Per capirlo è sufficiente scorrere le 250 pagine dell’allegato al Def, il Documento economico e finanziario (l’ex Dpef), presentato dal premier mercoledì scorso, che oggi approderà in Senato. Dal punto di vista delle risorse il quadro generale per la regione è povero. L’Abruzzo non compare nell’elenco delle dieci opere prioritarie da 10,7 miliardi.

E neanche compare, come già si sapeva, nel piano di infrastrutturazione del Mezzogiorno legato al Piano del Sud dal quale l’Abruzzo è escluso: completamento della Salerno-Reggio Calabria; asse ferroviario Napoli-Bari; completamento dei sistemi metropolitani di Cagliari, Napoli, Bari, Catania e Palermo; asse autostradale Telesina e asse Siracusa-Gela; sistemi portuali campano e pugliese, piastre logistiche di Taranto, Cagliari e Augusta, interventi relativi agli assi viari in Sardegna come l’asse 131 Carlo Felice o la Olbia- Sassari.

C’è però qualcosa che si muove, come è già emerso nel corso dell’incontro di martedì a Pescara tra il ministro Fabrizio Barca e il Patto per lo sviluppo: c’è qualche riconoscimento del governo sulle cose fatte dalla Regione, e c’è anche qualcosa che nessuno sapeva ci fosse, come si legge a pagina 184 del documento: «La Regione Abruzzo ha messo a punto delle misure fiscali agevolate per attrarre nuove imprese nel territorio», e di seguito «ha anche varato interventi normativi nel capo della semplificazione amministrativa in agricoltura e del riordino delle funzioni in materia produttiva ».

Il punto sulle misure fiscali non sembra trovare riscontro in alcun provvedimento regionale. E ieri il senatore dell’Idv Alfonso Mascitelli commentava: «In una regione con il più alto livello di tassazione e con le imprese che chiudono ogni giorno, suona quasi come una presa in giro, se non fosse che qualcuno dall’Abruzzo continua a comunicare a Roma una visione del tutto distorta della realtà». Trova però posto tra le misure il credito d’imposta previsto dal Piano per il Sud del governo Berlusconi, rimasto al palo per mancanza di risorse. La misura riguarda «agevolazioni per lavoratori svantaggiati con benefici fiscali fino a 10,600 euro per ogni assunzione di lavoratori licenziati di età inferiore a 35 anni o di sesso femminile, fino a tutto il 2012».

C’è anche un credito di imposta per nuovi investimenti per le aree svantaggiate, ma è una misura del 2007 che sta andando a esaurimento. Di maggiore interesse è il capitolo sui fondi europei. L’Abruzzo ha aderito al Piano di Azione Coesione che prevede principi e modalità nella programmazione delle risorse: concentrazione degli investimenti, affiancamento per il monitoraggio della qualità della spesa, misurazione degli obiettivi.. Questi principi saranno alla base della programmazione 2014-2020. Nel frattempo sono stati riprogrammati 3,7 miliardi di fondi strutturali su quattro priorità: istruzione e formazione, agenda digitale, occupazione ferrovie.

L’Abruzzo parteciperà a questa ripartizione, come aveva annunciato Barca a Pescara. Nell’allegato al Def si annuncia poi l’approvazione del Piano integrato dei trasporti e si elencano alcune riforme messe in programma dalla Regione. Si dà per esempio atto che l’Abruzzo è una delle regioni che hanno dato il maggiore contributo nella riduzione della dinamica della spesa. Rispetto al capitolo dell’efficienza e della spesa pubblica, si legge infine che «la Regione Abruzzo si è adoperata con specifici strumenti legislativi secondo alcune linee direttrici: soppressione, incorporazione e riordino di enti e organismi pubblici; riduzione dei costi degli eletti e degli apparati istituzionale; razionalizzazione della spesa sanitaria; revisione integrale della spesa pubblica; contenimento delle spese in materia di pubblico impiego: riorganizzazione dela spesa relativa all’istruzione scolastica; modifica del sistema delle entrate regionali» per «colmare inefficienze o elusioni dei canoni ». Si tratta della riforma della macchina regionale messa in atto da Chiodi. Sulla quale però il lavoro da fare sembra ancora tanto, come di dimostrano i commissari ancora in carica.

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