Gssi, con Rubbia e Barish si apre l’anno accademico 

I due premi Nobel alla cerimonia di inaugurazione con l’astrofisica Branchesi Il rettore Coccia: «Siamo l’università più giovane d’Italia. Guardiamo al talento»

L’AQUILA . I premi Nobel per la fisica Berry Barish e Carlo Rubbia, e il presidente dell’Istat, Maurizio Franzini, hanno partecipato all’inaugurazione dell’anno accademico 2018/19 del Gran Sasso Science Institute, il centro di ricerca e dottorato internazionale nato all’Aquila dopo il terremoto (su impulso della Regione Abruzzo, del ministero dell’Economia e dell’Ocse e in sinergia con l’Università) divenuto, dal 2016, scuola universitaria superiore a ordinamento speciale, al pari della Sissa di Trieste, della Normale e della Sant’Anna di Pisa, dello Iuss di Pavia e dell’Imt di Lucca. La cerimonia si è tenuta nell’auditorium in via Jacobucci, ex sede del Consiglio regionale.
I NUMERI. «Dopo il triennio sperimentale, e i due anni vissuti come istituzione universitaria superiore» ha osservato il rettore del Gssi Eugenio Coccia nel suo discorso di apertura «possiamo fare un primo bilancio. Siamo l’università più giovane e più internazionale d’Italia, con circa metà dei nostri allievi provenienti dall’estero. Quest’anno abbiamo ricevuto oltre 1300 domande per 34 borse di studio. Abbiamo aperto un numero di posizioni leggermente inferiore a quello degli altri anni (quando erano state 40, ndc) perché abbiamo scelto di passare a un dottorato di quattro anni. Oggi contiamo, in totale, 160 studenti e 130 tra ricercatori e professori di differenti nazionalità». Il numero delle domande è cresciuto progressivamente e il tasso di rinunce è praticamente nullo.
CLIMA DI LIBERTÀ. Ciò si deve anche al metodo utilizzato dall’istituto – che ha quattro corsi di dottorato: Fisica, Matematica, Informatica e Scienze Sociali - nella selezione dei candidati e al particolare clima di libertà che si respira al suo interno: «Diamo sicuramente importanza al merito e alla preparazione», ha ricordato Coccia «ma non ci fermiamo solo a quelli. Guardiamo molto anche al talento. Chi ci sceglie lo fa perché capisce che qui si può davvero fare ricerca in modo innovativo».
DOVE VA IL FUTURO. Il professor Barry Barish, premio Nobel per la Fisica nel 2017, insieme a Rainer Weiss e Kip Thorne, per la scoperta delle onde gravitazionali e membro del comitato scientifico del Gssi, ha affermato nel suo intervento: «È una grande emozione vedere cosa si è realizzato in cinque anni e anche vedere le carriere degli studenti usciti dall’istituto. Quando sei uno studente puoi cercare le onde gravitazionali o la materia oscura o altro. Importante è cercare di capire in quale direzione vanno l’universo, la società e il futuro dell’uomo».
RICERCA ECCELLENTE. «La nostra realtà scientifica è di primo ordine e nonostante le difficoltà economiche e strutturali molte sono le eccellenze nella ricerca. Questo patrimonio non va disperso. La crescita e la competitività passano necessariamente attraverso questa strada», ha detto Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica e senatore a vita.
DONNE E SCIENZA. Nella scienza le donne sono ancora troppo discriminate. Lo ha detto Marica Branchesi. Docente del Gssi, dove è entrata un anno e mezzo fa, la Branchesi, che ha svolto un ruolo di prim’ordine nel team che ha scoperto le onde gravitazionali, è stata inserita, nel 2017, dalla rivista Time nella lista delle 100 donne più importanti al mondo e da Nature in quella delle dieci personalità scientifiche più influenti a livello internazionale. «Purtroppo», ha detto, «i numeri ci dicono che siamo poche rispetto agli uomini e questo dipende dal fatto che ci sono ancora tanti stereotipi, che andrebbero abbattuti già a partire dalle scuole elementari».