I giudici del tar bocciano le regioni no-triv

Gli effetti in Abruzzo dei ricorsi al tribunale amministratico del Lazio: torna l'incubo petrolio

PESCARA. Dalla Puglia alla Calabria fino all’Abruzzo. Torna l’incubo trivelle in Adriatico e nello Ionio dopo l’ultima pronuncia (in ordine di tempo) del Tar Lazio a favore della ricerca di giacimenti di idrocarburi in mare.

I ricorsi erano stati presentati da Comuni calabresi e dalla regione Puglia mentre in Abruzzo è pendente al Consiglio di Stato quello della provincia di Teramo contro i permessi della Spectrum Geo al largo della costa.

L’allarme trivelle rimbalza di regione in regione dopo la pioggia di bocciature per le Regioni no-triv.

L’altro giorno il Tar del lazio si è espresso contro il ricorso di alcuni comuni costieri calabresi sul via libera del ministero alle ricerche petrolifere con la tecnica dell’Airgun. I giudici hanno motivato la loro bocciatura spiegando che le ricerche sono effettuato sotto la visione si esperti di biologi naturalisti esperti sottolineando anche che si tratta di prospezioni per studiare la forma nel sottosuolo e che nel terreno non viene piantato nemmeno un chiodo.

Per quanto riguarda la Puglia il Tar Lazio ha rigettato altri sei ricorsi con i quali la Regione si opponeva contro la ricerca di giacimenti in mare. Le compagnie petrolifere, così il Tar Lazio sezione 2-bis ha ripetuto alla Puglia, possono condurre le ecografie nel sottosuolo del mare alla ricerca di giacimenti.

Con questa nuova serie, la giustizia amministrativa è arrivata in questi mesi a 50 bocciature di ricorsi no-triv. Una dozzina di ricorsi bocciati sono quelli subiti dalla Regione Puglia, altri sono delle Regioni Basilicata e Calabria. E poi moltissimi sono i ricorsi persi dai singoli Comuni costieri tra cui quello del Comune di Ostuni.

L’orientamento dei giudici è quindi ben preciso. L’Abruzzo è avvisato.