I vitalizi dei politici alle aziende ferite 

Un milione per le piccole imprese abruzzesi del cratere del terremoto: la decisione (bloccata nel 2018) sarà presa oggi

L’AQUILA. I doppi vitalizi dei politici abruzzesi per le attività commerciali piccole e medie colpite dai terremoti del 2016 e 2017. Il consiglio regionale ripropone oggi una legge già approvata nel 2018 ma non promulgata. Una legge che appare come una pena del contrappasso. Prevede il divieto del cumulo degli assegni vitalizi percepiti dagli ex parlamentari abruzzesi che, prima del 2014, sono stati anche consiglieri oppure assessori regionali.
Da quella data in poi infatti gli ex componenti dell’emiciclo che hanno calcato anche il palcoscenico parlamentare non ricevono più questo tipo di doppio assegno. Chi ancora lo ha, dovrà comunque rinunciarci dopo che il nuovo consiglio regionale dirà sì alla norma, non promulgata lo scorso anno perché approvata dall’ex consiglio in regime di prorogatio. La legge anti-cumulo poteva però essere dimenticata in un cassetto per una sorta di tacito accordo tra pari. Ma l’Ufficio di presidenza ha deciso, al contrario, di riportarla in vita ripresentandola in aula. La decisione è stata presa all’unanimità dopo la scoperta che i doppi vitalizi incidono sul bilancio regionale per il consistente importo di un milione di euro l’anno. Ma, rispetto alla legge approvata nel 2018 e poi bloccata, oggi c’è anche una sostanziale novità: quella di destinare il milione di euro alle imprese teramane e aquilane ferite dal terremoto. L’elenco di queste aziende, spiegano dalla Regione, sarà stilato subito dopo l’approvazione prevista per oggi.
«L’assegno vitalizio o di reversibilità non è cumulabile con analoghi istituti previsti per gli eletti alla carica di parlamentare europeo, di parlamentare della Repubblica italiana, di consigliere o di assessore di altra Regione». Questo è il passaggio chiave della nuova norma che è una sintesi di più proposte di legge formulate lo scorso anno da parte dei cinque ex consiglieri del Movimento 5 Stelle, Sara Marcozzi, Gianluca Ranieri, Pietro Smargiassi, Domenico Pettinari e Riccardo Mercante; dell’ex presidente del Consiglio, Giuseppe Di Pangrazio, e dei consiglieri forzisti, Lorenzo Sospiri e Mauro Febbo che, dopo le elezioni del 10 febbraio scorso, sono passati dalla parte di chi oggi amministra la Regione o riveste il ruolo di vertice nel consiglio regionale. Furono i beneficiari del doppio vitalizio che, subito dopo l’approvazione della legge, presentarono ricorso al Collegio di garanzie statutarie.
Gli ex non volevano (e non vogliono) rinunciare a un diritto che ritengono acquisito. Qualche mese fa il collegio degli esperti dello statuto regionale, composto da docenti universitari noti e stimati, decise che la norma non poteva essere promulgata ed espresse un parere negativo che impedì l’entrata in vigore della legge. Ma con la nomina del nuovo Consiglio il problema ostativo non esiste più.
Oggi la norma può essere riapprovata, magari all’unanimità, e promulgata anche se perderà la sua efficacia nel 2020 in virtù di un’intesa tra Stato e Regioni sul ricalcolo contributivo di tutti i vitalizi che renderà inutile e privo di senso parlare di divieti di cumuli. Chi sono gli ex politici abruzzesi che bloccarono la legge? Non è difficile scoprire i loro nomi. Il M5S lo fece con tanto di foto pubblicate su un manifestino. L’ufficio di Presidenza del Consiglio regionale dovrà comunque individuarne ufficialmente i nomi per poter dare lo stop ai loro ricchi assegni da dirottare alle aziende in ginocchio dopo il sisma.