Il Cerasuolo d'Abruzzo mette famiglia: nasce Rosautoctono

I distretti più produttivi di vino rosè si uniscono per sfondare nei mercati italiano ed estero. Vi fa parte il Consorzio di tutela

PESCARA. Il Cerasuolo d'Abruzzo trova compagnia. Per affrontare i mercati italiano e soprattutto estero si sposa con le altre denominazioni di origine di vini rosati più rappresentive del settore. Nasce Rosautoctono. E' la nuova linea che trova forza con l'unione dei sei distretti produttivi più significativi del Nord, Centro e Sud Italia. L'Abruzzo vi fa parte con il Consorzio di Tutela Vini d'Abruzzo rappresentato dal presidente Valentino Di Campli (Citra vini). Oggi (martedì 26 marzo) la firma al ministero delle Politiche agricole. L'obiettivo è dare una spinta decisiva, non solo dal punto di vista promozionale, ma anche economico e culturale, ai più significativi territori vocati alla produzione di questa tipologia di vino.

L'Istituto del Vino Rosa Autoctono Italiano raccoglie i Consorzi di tutela delle denominazioni di origine di diverse regioni: Bardolino Chiaretto, Valtènesi Chiaretto, Cerasuolo d'Abruzzo, Castel del Monte Rosato e Bombino Nero, Salice Salentino Rosato e Cirò Rosato. Si tratta di un'esperienza aggregativa che ora, dopo diverse azioni messe in campo nel corso dell'ultimo anno, imbocca la strada del riconoscimento istituzionale. Un "new deal" per diffondere la cultura del bere in versione rosa, che in Italia rappresenta oggi il 6% dei consumi, mentre ogni cento bottiglie vendute in Francia più di trenta sono di rosé. Ad apporre a Roma la firma sull'atto costitutivo, davanti ad un notaio, sono stati il neo presidente dell'istituto, Franco Cristoforetti (numero uno del Consorzio di tutela del Chiaretto e del Bardolino) insieme ai presidenti _ oltre a Valentino Di Campli _ Alessandro Luzzago (Consorzio Valtènesi), Francesco Liantonio (Consorzio di Tutela Vini DOC Castel del Monte), Damiano Reale (Consorzio di Tutela vini DOC Salice Salentino) e Raffaele Librandi (Consorzio Vini Cirò e Melissa). (a.mo.)