Il consiglio regionale dice no alla sfiducia a D'Alfonso

Respinta la mozione di M5s e del centrodestra. E lui si è astenuto adducendo il conflitto d'interessi. «Attendo che mi si formalizzi la vita giuridica da senatore, poi farò la mia scelta»

L'AQUILA. Il consiglio regionale ha respinto la mozione di sfiducia al presidente della giunta Luciano D’Alfonso, presentata dalle minoranze di centrodestra e del Movimento Cinque Stelle. Dei 26 presenti in aula, con il voto palese hanno appoggiato la mozione di sfiducia 10 consiglieri, mentre i no sono stati 15. Un astenuto: lo stesso Luciano D'Alfonso, che al momento del voto si è trincerato citando  «il conflitto di interessi».

Si è invece espresso contro la mozione il presidente del Consiglio regionale, Giuseppe di Pangrazio: quest'ultimo era finito nel mirino delle opposizioni che lo avevano accusato di «non aver mantenuto il respiro istituzionale», in seguito al no espresso nella seduta dell'8 maggio scorso quando era stata respinta l'istanza di incompatibilità di D'Alfonso, tutto ciò nonostante il suo voto non avrebbe cambiato il verdetto. Dei 31 consiglieri, compreso il presidente, di cui è composto il consiglio regionale, nella seduta di oggi erano assenti in quattro: i tre critici contro la maggioranza, Donato Di Matteo, ex assessore passato dal Pd a Regione facile, l'altro ex assessore Andrea Gerosolimo (Abruzzo Civico) e il suo collega civico Mario Olivieri. I tre avevano annunciato ieri con una nota che non avrebbero votato. Assente per motivi di salute l'ex presidente della Regione, Gianni Chiodi, ex Forza Italia approdato nella formazione di Noi con l'Italia alle elezioni politiche del 4 marzo scorso: l'ex sindaco di Teramo, comunque, non aveva firmato la mozione presentata dai suoi ex colleghi di Forza Italia e dal centrodestra.

D'ALFONSO: ATTENDO DI POTER FARE  LA MIA SCELTA. «Attendo che mi si formalizzi la vita giuridica da senatore, poi farò la mia scelta». Così il governatore - senatore Luciano D'Alfonso in un passaggio del suo lungo intervento nella seduta di oggi del consiglio regionale che ha respinto la mozione di sfiducia nei suoi confronti. D'Alfonso ha ricordato di aver rinunciato al compenso da presidente della Regione: «Sto rinunciando al tempo da dedicare al ruolo da presidente? - si chiesto D'Alfonso - No, visto che in Senato non riesco ad andare, ci ho messo piede solo quattro volte, ho approvato al Senato una norma al solo favore degli abruzzesi? Ovviamente no. Qual è dunque il di meno, che sta pagando la comunità abruzzese?». Il governatore è tornato anche sulla incompatibilità: «È vero: la mia incompatibilità è citata nella carta costituzionale, ma nei sistemi liberal democratici occorre poi la proceduralizzazione. L'incompatibilità è un disvalore, ma se c'è conflitto di interesse. E nel mio caso il conflitto di interesse è un doppio pagamento, per ciascuno dei due incarichi? No, non lo è - si è chiesto ancora - Ho fatto norme a tutela degli interessi particolari degli abruzzesi, certo che no. Nelle prossime settimane si formalizzerà la mia scelta». D'Alfonso ha quindi rivendicato gli ottimi risultati della amministrazione da lui guidata.

LE REAZIONI. Nel corso del dibattito, il capogruppo di centro democratico, Maurizio Di Nicola, ha ringraziato «D'Alfonso per il grande lavoro svolto finora», e in prospettiva in questo fine legislatura ha sottolineato che «dobbiamo approvare importanti provvedimenti e atti essenziali per la vita degli abruzzesi». Molto duro con il governatore-senatore il consigliere regionale pentastellato domenico Pettinari: «un anno fa avevo detto a D'Alfonso che era un uomo politicamente finito e che ci sarebbero stati gli ultimi colpi di coda - ha spiegato - D'Alfonso mi fa pena: non fa il ministro, non fa il sottosegretario, e di contro qualcuno del movimento cinque stelle farà il ministro oppure il sottosegretario. Mi dispiace per la maggioranza di centrosinistra ma alla prossima tornata saranno riconfermati in tre dei 18 attuali». Il consigliere ha anche attaccato i tre critici della maggioranza, Di Matteo, Gerosolimo e Olivieri, assenti nella seduta di oggi: «D'Alfonso è coerente con quanto fatto finora, sono i tre presunti dissidenti a non esserlo, infatti hanno prima mangiato con il centrosinistra, poi lo hanno scaricato ed infine con la loro assenza hanno salvato il governatore».