Il Pd: dall’Abruzzo parte la carica «anti-secessione» 

I dem annunciano battaglia contro la proposta della Lega Fina: «Vogliono fare la riforma per il Nord con i voti del Sud»

PESCARA . Parte dall’Abruzzo, ed è a firma Pd, l’offensiva al progetto leghista di autonomia differenziata. Il Partito Democratico chiama a raccolta cittadini, associazioni, enti locali, contro «la secessione mascherata», e propone a tutti i consigli comunali abruzzesi di approvare una delibera attraverso la quale prendere le distanze dal progetto di riforma proposto dalla Lega. Ne hanno parlato ieri, durante una conferenza stampa, il nuovo segretario regionale del Partito democratico, Michele Fina, il deputato Camillo D’Alessandro, il capogruppo Pd in Consiglio regionale, Silvio Paolucci, Tommaso Di Febo, coordinatore regionale di Articolo 1, Valerio Antonio Tiberio, presidente regionale dell’Arci, la presidente regionale del Pd Manola Di Pasquale, Stefania Catalano, consigliera comunale del Pd a Pescara. In sala, tra gli altri, anche il senatore Luciano D’Alfonso, il consigliere regionale Antonio Blasioli, il segretario della Cgil, Carmine Ranieri.
IL TOUR DI SALVINI. «È un paradosso», ha detto Fina, «che Salvini abbia confermato di aver iniziato il suo tour per l’autonomia differenziata al Sud: praticamente, è venuto a convincere i cittadini del Mezzogiorno a suicidarsi. Salvini deve tenere assieme le radici nordiste della Lega con i voti del Sud, perciò viene nel Mezzogiorno a promuovere l’autonomia, ma sgomberiamo il campo dagli equivoci indotti da questa parola: in questo progetto si parla di risorse fiscali da non redistribuire più, si parla di una secessione più furba perché non è dichiarata, ma realizzata attraverso tagli a servizi fondamentali, statali, come la scuola e la sanità. Di fronte a questo sadismo, che vedrebbe una situazione drammatica del Sud certificata dallo Svimez combinarsi con la mazzata economica, noi non abbiamo paura di combattere».
GIÀ PERSI 70 MILIARDI. Posizione ribadita dal deputato Camillo D’Alessandro: «Non dobbiamo fermarci qui. L’autonomia sana, virtuosa, dovrebbe prevedere una cornice in cui si stabiliscono servizi minimi in tutto il territorio nazionale. Le proposte di Lombardia e Veneto si basano sulla richiesta di controllo di materie di funzione nazionale e sulla richiesta di trattenere l’extragettito. Si scatenerebbe un meccanismo incontrollabile». D’Alessandro ha portato tra gli esempi il rischio di riemersione delle gabbie salariali, e ha chiarito che «noi l’autonomia dobbiamo chiederla, ma pretendendo che lo Stato garantisca le prestazioni essenziali. Già oggi non è così: le norme dicono che delle risorse Cipe per le infrastrutture il Sud dovrebbe avere il 35%, ma questa quota non è stata rispettata. Il Sud ha perso 70 miliardi».
SÌ O NO. È stato D’Alessandro ad annunciare l’iniziativa della delibera da sottoporre a tutti i consigli comunali abruzzesi. All’Aquila e Castel di Sangro è già stata presentata. «Vogliamo», ha concluso, «che se ne discuta anche nelle istituzioni, e vogliamo che ci si assuma le responsabilità, si dica sì o no». Come ha sottolineato Paolucci «la proposta di Salvini esiste già in Abruzzo, in cui la Lega è azionista di maggioranza. In sei mesi non hanno prodotto un solo atto di programmazione, si sono occupati solo delle poltrone: sono interessati solo al potere per il potere».