Imu e Tasi, prove di fusione I vantaggi per i contribuenti 

Sparirebbe il duplice pagamento, ma potrebbero esserci anche novità  nei contenziosi in caso di inadempienza del Comune nella raccolta rifiuti  

L’intento di unificare le due imposte locali, Imu e Tasi, rappresenta uno dei (pochi) punti di contatto tra il Governo “Conte bis” e quello precedente di matrice pentastellata/leghista. È stato il Vice Ministro dell’Economia e delle Finanze, Antonio Misiani, a rendere nota l’intenzione del nuovo Esecutivo di prevedere una disciplina comune dei due tributi locali. L’obiettivo è quello di semplificare una normativa (nazionale e regolamentare) resa intricata dal progressivo sovrapporsi di interventi estemporanei e disorganici; nonché caratterizzata dal moltiplicarsi di aliquote, esenzioni e regimi agevolativi.
Ciò ha portato ad una disciplina che appare oggi assolutamente intricata (anche per gli stessi Enti locali impositori); il tutto a discapito dei contribuenti che (oltre a subire, sovente, maggiorazioni di aliquote da parte dei Comuni) si trovano a dover fare i conti con un quadro normativo complesso.
PUNTO DI PARTENZA. Un punto di partenza per il nuovo Governo potrebbe essere rappresentato dalla proposta di legge avanzata sotto l’egida della precedente maggioranza giallo verde dal deputato Alberto Gusmeroli; oggi ancora al vaglio della Commissione Finanze della Camera. La linea operativa del nuovo Governo sul punto, dunque, pare non discostarsi particolarmente rispetto al precedente progetto di semplificazione.
Secondo quanto affermato dal Vice Ministro, non si riscontrerebbero ostacoli (anche sotto l’aspetto sostanziale) all’unificazione normativa dei due tributi. Ciò renderebbe, di fatto, relativamente agevole disciplinare in maniera congiunta Imu e Tasi; evitando così al contribuente di incorrere in un duplice pagamento ed in molteplici adempimenti tributari.
In ogni modo, il fronte delle novità relative alla fiscalità locale non riguarda esclusivamente la normativa che verrà; interessando, infatti, anche il panorama della giurisprudenza.
LA GIURISPRUDENZA. In tema di Tari, ad esempio, la Corte di Cassazione ha censurato l’operato degli enti locali “inadempienti”; affermando il diritto del contribuente ad una riduzione della tariffa (astrattamente) dovuta. Secondo l’ordinanza, l’amministrazione comunale risulta responsabile delle irregolarità riscontrate nei servizi di raccolta e di smaltimento dei rifiuti, con conseguente impossibilità di richiedere ai cittadini il pagamento integrale della corrispondente imposta. Ciò indipendentemente dalla causa (e dalla prevedibilità della stessa) che ha determinato il disservizio.
La Cassazione, dopo un’ampia disamina della disciplina normativa, ha stabilito che i contribuenti devono beneficiare di una diminuzione del tributo nella misura del 40% nel caso in cui il servizio di raccolta non sia stato svolto nella zona di residenza del contribuente o sia avvenuto in violazione delle prescrizioni regolamentari. Del resto, la normativa in tema di Tari ha compiutamente esteso l’ambito applicativo della predetta disciplina.
IN CASO DI DISSERVIZIO. La Legge di Stabilità 2014, infatti, prevede da un lato il pagamento del 20% del tributo ove il servizio non sia stato effettuato; dall’altro, il versamento di una misura non superiore al 40% nelle zone in cui la raccolta non sia stata svolta (da parametrare in base alla distanza dal più vicino punto di raccolta). Ne deriva che il regolamento comunale che escluda o limiti il diritto alla riduzione della Tari (o Tarsu) al verificarsi di determinate condizioni, deve essere disapplicato. L’accertata interruzione del servizio di raccolta o smaltimento dei rifiuti da parte dell’Ente è, di per sé, sufficiente a fondare il diritto del contribuente a non corrispondere integralmente l’imposta; non occorre indagare, infatti, “di chi fosse la colpa” del disservizio.
DEDUCIBILITÀ. Altro aspetto cruciale, che la nuova politica fiscale intende realizzare, è rappresentato dalla deducibilità Imu nella misura del 100% sugli immobili strumentali. Anche in questo caso, nulla di (completamente) nuovo: già la Legge di Bilancio del 2019 aveva innalzato la soglia di deducibilità dal 20% al 40%; soglia ulteriormente incrementata dal Decreto Crescita al 50% con l’auspicio di raggiungere il tetto massimo di deducibilità al 100% a partire dal 2023.
L’unificazione delle due imposte locali, dunque, appare una delle novità “papabili” nell’ottica di una futura, effettiva attuazione da parte del Governo cd. “Conte bis”. Ciò nonostante i moniti del Presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, secondo il quale il problema non è rappresentato tanto dalla complessità normativa; quanto, piuttosto, dal “peso fiscale”, che dovrebbe suggerire una riduzione (piuttosto che un’unificazione) delle imposte locali.
* Avvocati, Studio Legale
Tributario Torcello, Pescara
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