L’Abruzzo diventa regione con record di assenteismo 

Intervista al presidente Miele: corruzione, clientelismo, spreco delle risorse e opere pubbliche non completate. Il danno allo Stato si aggira sui 4 milioni 

L’AQUILA . Corruzione, contrattualistica con oneri aggiuntivi, non corretta gestione delle risorse, opere pubbliche non ultimate, indebita percezione di fondi post-sisma e, poi, la “piaga” dell’assenteismo, che in Abruzzo è dura da estirpare, frutto di un “patologico” atteggiamento culturale su cui l’azione della Corte dei conti può fare da deterrente. Con un danno erariale che si aggira fra i 3 e i 4 milioni di euro complessivi, l’Abruzzo non si discosta dal trend nazionale, immagine di un Paese che ancora molto deve fare contro corruzione, clientelismi, superficialità nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Parola del presidente della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per l’Abruzzo, Tommaso Miele che ieri, ha anticipato i temi che saranno approfonditi in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «In relazione alla molteplicità degli obiettivi che la classe politica si è posta gli amministratori devono puntare a un uso più oculato dei fondi», spiega .
Presidente, quali sono le fattispecie di responsabilità accertate nel 2018?
«Le fattispecie di danno e ipotesi di responsabilità sono tante. Ad esempio nell’ambito della contrattualistica, con oneri aggiuntivi rispetto a quelli previsti dal mercato, coinvolgendo anche gli appalti pubblici, dove si verificano casi di corruzione. In Abruzzo vi sono poi diverse opere non ultimate o i cui costi sono lievitati a dismisura nel corso della realizzazione. Moltissimi i casi di assenteismo, per i quali non colpisce tanto l’entità dei danni patrimoniali, quanto il radicamento culturale di un atteggiamento patologico. Per questo penso che l’intervento della Corte dei conti e le sentenze di condanna siano fondamentali per fare da deterrente a questo fenomeno. Ancora, le decine di casi - prevalentemente all’Aquila, città colpita dal terremoto - dei contributi post-sisma percepiti in maniera indebita».
La Corte dei conti riscontra una gestione superficiale dei fondi pubblici?
«Sicuramente sì. Molto dipende dal costume degli amministratori. A fronte di tante esigenze a cui gli amministratori devono far fronte, le risorse sono scarse; ma nonostante questo, non mancano casi di negligenza, di dolo e di colpa grave, ossia le fattispecie soggettive che servono a configurare responsabilità amministrativa e la condanna».
Qual è il ruolo della burocrazia nell’indurre gli amministratori a sbagliare o a forzare le norme?
«La burocrazia svolge un ruolo negativo rilevante. In Italia abbiamo fatto riforme che forse avrebbero dovuto essere verificate dopo alcuni anni. Ad esempio, spesso è stato introdotto lo spoil system, ma un po’ all’italiana. Assai spesso la burocrazia frena le scelte degli amministratori, così come spesso accade che questi ultimi forzino la volontà dei dirigenti: proprio in queste situazioni si verificano aspetti patologici della gestione dei fondi, per esempio con ritardi. Anche in Abruzzo la burocrazia incide negativamente sull’efficienza amministrativa, scoraggiando gli investimenti».
A cosa si riferisce quando parla di danni erariali legati alla contrattualistica?
«Mi riferisco alla locazione di immobili da parte di amministratori pubblici a prezzi maggiorati rispetto a quelli suggeriti dal mercato. Oppure alle forniture, dove spesso, anziché ricorrere al regime Consip, si fa ricorso a fornitori che si conoscono, aumentando i prezzi. Ecco che si verificano situazioni di corruzione».