L’orso marsicano blocca il parco eolico sul Velino-Sirente

Il Consiglio di Stato dà ragione alla Regione Bocciato l’aumento del numero di pale dell’impianto

COLLARMELE. L'orso marsicano ferma le pale eoliche e per questa volta la tutela di una specie animale in via di estinzione ha prevalso rispetto allo sviluppo delle fonti rinnovabili.

E' quanto disposto dalla sentenza del 17 ottobre 2013, emessa dalla quinta sezione del Consiglio di Stato, che ha riconosciuto la legittimità di un provvedimento della Regione Abruzzo.

L'ente aveva autorizzato solo una parte di un parco eolico nella zona del “Sirente Velino”. Secondo la Regione, infatti, l'attivazione di tutte le pale eoliche avrebbe compromesso l’habitat dell’orso marsicano. La società che aveva progettato l'opera si era vista approvare solo quattro pale su 22. Aveva infatti presentato un progetto per un ampliamento dell'impianto.

La Regione aveva dato il nullaosta solo per una parte del progetto ponendo alla base della decisione la salvaguardia dell'orso. L'impianto sarebbe dovuto sorgere alle falde del Monte Rimagi e di Petto della Corte, in parte territorio del Comune di Collarmele. Ciò avrebbe comportato, secondo la Regione, un impatto significativo sulla specie.

Una tesi che l'appaltatore ha contestato. Secondo l’impresa infatti il progetto consentiva la coesistenza dell’impianto con l’orso marsicano, e la produzione di energia da fonti rinnovabili non poteva soccombere davanti all'esigenza di tutela di una specie animale se pur in via di estinzione.

Non l'ha pensata così il Consiglio di Stato che ha condiviso le scelte della Regione sottolineando come «l'intervento possa comportare un grave impatto negativo per l'orso bruno marsicano». L'azienda aveva anche parlato di una disparità di trattamento tra l'intervento in questione e altri progetti già realizzati e andati in porto. La presenza dell'orso, infatti, ha fatto notare l’impresa, non ha impedito lo sviluppo di altri progetti nella stessa area. Secondo i giudici, però, negli altri casi non c'era una «parità di situazioni». In sostanza molti parametri e circostanze negli altri casi erano diversi. Secondo l'avvocato Fausto Indelicato «la valutazione esercitata dalla Regione è stata espressione di un potere di discrezionalità tecnica che può essere messo in discussione solo quando la scelta appare viziata da difetto di motivazione o presupposti sbagliati e di valutazioni incoerenti. Quindi l'influenza negativa sulla specie è sufficiente a giustificare il diniego di nulla osta, trattandosi di una scelta discrezionale fra contrapposti interessi ugualmente meritevoli di tutela (interesse pubblico allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla tutela di una specie in via di estinzione).».

Pietro Guida

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