«La Carta? Toccava a chi è venuto dopo» 

Rigopiano, l’ex governatore Chiodi e il suo assessore Giuliante in procura: noi siamo in regola sul documento-valanghe

PESCARA. «Io ho fatto tutto ciò che potevo e dovevo. Su quanto fatto da chi è venuto dopo di me lo spiegheranno i giudici».
All’ex presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi (dal 15 dicembre 2008 al 25 maggio 2014, tra i 15 indagati tra i vertici regionali delle ultime tre giunte, per la valanga di Rigopianoe) è bastata poco più di un’ora ieri mattina, per illustrare al procuratore capo Massimiliano Serpi, al sostituto Andrea Papalia, e ai carabinieri forestali con il colonnello Annamaria Angelozzi sintetizzare il suo operato in merito alla prevenzione dei rischi. E, in particolare, in merito alla Carta di localizzazione dei pericoli da valanghe, lo strumento che, se adottato come previsto dalla legge regionale del 1992, secondo la Procura avrebbe evitato la morte delle 29 persone uccise dalla valanga del 18 gennaio 2017.
Ancora più diretto dell’ex presidente Chiodi è stato il suo assessore alla protezione civile (dal 2011 al 2014) Gianfranco Giuliante che, interrogato in Procura, ieri pomeriggio ha spiegato, atti alla mano, l’iter avviato per la realizzazione della Clpv. Per poi commentare: «Io sono andato a dire quello che ho fatto, contrariamente ad altri, che devono dire perché non lo hanno fatto». Un rimpallo evidente alla giunta di Luciano D’Alfonso che si insediò nel 2014 subito dopo la giunta di centrodestra di Chiodi ricevendo in eredità proprio la delibera in cui i predecessori davano mandato agli uffici di procedere alla realizzazione della benedetta Carta di localizzazione di pericoli da valanghe. Avviata, purtroppo, solo dopo i 29 morti di Rigopiano.
CHIODI E LA DELIBERA. «Mi rendo conto che questa inchiesta attiene fatti molto dolorosi», ha commentato Chiodi lasciando Palazzo di giustizia affiancato dai suoi legali, gli avvocati Enrico Mazzarelli e Mauro Di Dalmazio, «e quindi mi auguro che, se ci sono, vengano accertate tutte le responsabilità. Per quanto mi riguarda, anche se quell’evento non si poteva prevedere, ho attivato tutto quanto serviva a prevenire i rischi ai quali la Regione Abruzzo andava incontro, tra cui anche la Clpv». Ed entrando nello specifico, Chiodi, delegato per la Ricostruzione dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, ha citato la riorganizzazione della Protezione civile fatta proprio dopo il sisma. «Nel 2013 siamo arrivati a creare un sistema di rischi che non c’era mai stato in Abruzzo, un sistema di allertamento ma anche un’analisi, una casistica dei rischi. L'ultima delibera che abbiamo fatto è proprio quella che la legge prevede, prescrivendo che sulla Clpv venga dato un indirizzo politico e che poi la Carta venga fatta dalla struttura e dal servizio, insieme a Coreneva e Forestale, con la giunta che poi deve approvare la Carta storica, e qui c’era anche il mandato rinnovato, contenuto già nella legge, di procedere alla Clpv».
Quella delibera del 2014 di approvazione della carta storica era, dunque, una sollecitazione “politica” agli uffici tecnici, di iniziare a lavorare alla Clpv. E compito degli uffici tecnici era di attivarsi a loro volta, chiedendo che cosa fosse necessario affinché si arrivasse alla realizzazione di quello strumento. «Perché non si sono attivati dopo di noi lo dovranno spiegare i giudici», ha rimarcato Chiodi
GIULIANTE E L’ALLARME. Di quell’ultima delibera del 2014 e di quanto fatto dal 2011 fino a quella data dalla giunta regionale in tema di Protezione civile, e in particolare in merito alla realizzazione della Clpv l’ha spiegato poi in Procura l’assessore regionale di quel periodo Gianfranco Giuliante assistito dall’avvocato Luigi Di Massa. Nel ricostruire il suo operato, l’ex assessore ha riferito a magistrati e investigatori di aver gestito a febbraio del 2012 la prima emergenza valanghe, comunicando a tutti i sindaci, dopo la grande nevicata di quei giorni, che bisognava attivare le commissioni valanghe (che a Rigopiano non si è più riunita dal 2005) e valutare se chiudere eventuali esercizi esposti a tale rischio. In quel contesto, Giuliante ha riferito di aver fatto il punto su tutta la situazione valanghe. E di aver avviato, con una delibera nel 2013, lo studio dei rischi valanghivi e idrogeologici della regione, dando il via, nel frattempo, al primo lotto della Clpv relativa ai bacini del Gran Sasso. Nel 2014, poi, come ricostruito ancora da Giuliante durante l’interrogatorio, la giunta regionale ha approvato la carta storica, atto propedeutico alla Clpv, e dato mandato al servizio Prevenzione rischi di procedere alla realizzazione della stessa Clpv.
I fondi dovevano essere reperiti attraverso il bilancio 2015. Le risorse, come stabilito dall’organo politico attraverso la delibera di giunta, dovevano essere individuate nei capitoli della direzione Lavori pubblici. «Perché non è stato fatto, lo dovranno dire quelli che ci hanno succeduto» ha detto anche Giuliante.
STATI E IL TERREMOTO. Ha riferito di non essersi mai occupata della Clpv Daniela Stati, assessore regionale alla Protezione civile della giunta Chiodi da gennaio 2009 ad agosto 2010.
«Come purtroppo è noto, in quel periodo c'era il problema del terremoto, una città distrutta da ricostruire» ha sintetizzato per conto di Stati l’avvocato Alfredo Iacone alla fine dell’interrogatorio in Procura dell’ex assessore tra i 40 indagati per il disastro di Rigopiano.