Immagini di una giornata di pesca sulla barca di Antonino Camplone

OMAGGIO PER I LETTORI

La cucina dei marinai oggi in regalo con il Centro / VIDEO

Una giornata sull'Indomita di Antonino Camplone per capire la bellezza della vita del mare. Un edicola, trenta ricette dei bostri pescatori

PESCARA. La giornata di un marinaio inizia molto presto, anzi, lo scandire delle giornate è un concetto completamente diverso per i pescatori, abituati a vedere i colori dell’alba ogni giorno. Ci siamo chiesti come poteva essere vivere una giornata da marinai, e soprattutto, volevamo raccogliere le loro preziose ricette di mare, quelle che nascono a bordo, tra una “calata” e un’altra delle reti, per poi raccoglierle in un opuscolo che sarà in edicola domani gratuitamente con il Centro, grazie a un’idea di Roberto Raschiatore e al progetto grafico di Sabrina Dei Nobili.

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Trenta ricette proposte dai pescatori
La cucina dei marinai è il nuovo omaggio in edicola, sabato 6 luglio, per i lettori del Centro

Mentre tutti vanno a dormire, inizia la giornata di un pescatore, fatta di lunghi viaggi in mare e di molti momenti per pensare. Antonino Camplone ci ha ospitato sul suo peschereccio, la sua Indomita, ma ci tiene a specificare che l’esperienza che stiamo per vivere è solo una dimostrazione parziale rispetto a quella che è realmente la vita di un uomo di mare. Ci svegliamo presto per salpare dal porto di Pescara alle 4.30 del mattino. Zaino in spalla, due telecamere, guidate da Antonio Straccini e Morgan Crocetta e tanta voglia di scoprire e raccontare queste vite così lontane dalle nostre, pronti ad immortalare le emozioni che questa giornata imprimerà dentro di noi. È ancora buio alle 4.30 ma al porto c’è vita, i motori delle barche sono accesi, e l’equipaggio di Antonino controlla che tutto sia al suo posto. Ci attendono circa due ore di navigazione per raggiungere il punto in cui poter buttare le reti in mare per poi continuare a navigare per altre due ore e tirarle su. Antonino ci spiega come la vita in barca oscilli tra inferno e paradiso, ci racconta dei sacrifici di un uomo di mare che vive in una dimensione parallela, tra il mare e la terraferma.

La sua storia è racchiusa in una frase che evoca il richiamo del mare che questa gente sente nel profondo dell’animo: «Ho conquistato la laurea per mio padre, anche lui pescatore, in cambio della libertà di poter scegliere di fare il pescatore come professione». Ce lo racconta con grande commozione, e ci lascia intendere che di momenti difficili ne ha vissuti tanti, come quando nel 2010 una tempesta lo ha colto prima del previsto e non riusciva a rientrare in porto perché non si faceva fronte al vento. La paura è stata tanta, perché sulla terraferma ogni giorno si lascia sempre un pezzo di cuore: mogli, figli, genitori, amori. Ma sulla terraferma si lasciano anche i problemi, i pensieri negativi e in mare ci si libera, perché come racconta Antonino: «In mare stai un po’ con te stesso e un po’ con il lavoro».
Ma in mare si costruisce anche un seconda famiglia, si instaurano dei rapporti speciali dove ognuno ha il suo ruolo ben definito. Othman Ben Haya, di origini tunisine, ha lavorato su tonnare molto grandi, e sulla Indomita si occupa anche di cucinare. Le ricette di mare dei pescatori nascono dal vissuto quotidiano, molto spesso dagli scarti della pesca, ma sono le ricette più gustose e ricche di sapore, il vero sapore del mare, perché come diceva la nonna di Antonino Camplone, «più i pesci sono spinosi, più sono saporiti».

Anche Doriano Camplone, cugino di Antonino, ha una storia simile alla sua. «La mia passione per il mare nasce in me fin da bambino, quando restavo affascinato dai discorsi di mio nonno, con mio padre e miei zii, sulle attività dei pescatori. Ricordo ancora l’entusiasmo che mi impediva di addormentarmi fino al suonare della sveglia. Ho trascorso tutte le mie estati lavorando sulla tonnara di mio padre, passando dai banchi di scuola alla vita di bordo. Ho sempre amato la scuola e lo studio, tanto quanto il mare e le barche. Negli anni delle superiori, è nata in me un’altra grande passione, quella per gli studi umanistici. Così mi sono laureato in Filosofia e mi sono trovato di fronte a un bivio fondamentale per la mia vita: l’insegnamento o il mare. Determinante per la mia scelta sono stati l’amore per la donna della mia vita e il desiderio di sposarla. La seconda via, il mestiere del pescatore, mi avrebbe permesso di ottenere l'immediata indipendenza economica necessaria alla formazione di una famiglia. Per questo ho ripreso definitivamente la via del mare ed oggi posso dire di aver fatto la scelta giusta, sono comandante del mio peschereccio ed esco a pesca con il mio equipaggio affrontando ogni giorno le sfide di un mestiere che per alcuni aspetti può essere definito eroico. E in effetti lo è, per i suoi tanti pericoli, per la durezza dei suoi elementi nei momenti di tempo brutto, per la pesantezza dei suo svolgimento. Un mestiere però che ci permette di contro di riprendere possesso del tempo, sfuggendo ai ritmi frenetici della vita odierna e seguendo i ritmi più lenti della natura. Il sorgere ed il tramontare del sole, le fasi della luna, il susseguirsi delle stagioni. Un mestiere che ci porta ogni giorno lontani dalle persone care, ma che, per questo, ci permette ogni giorno di capire la loro importanza, quando al tramonto i nostri cuori impavidi si riempiono di nostalgia e il desiderio di stringerli in un forte abbraccio diventa la cosa più importante della nostra vita».

Il nuovo libro oggi in regalo per i lettori del Centro
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