La polmonite è cambiata Si cura, ma è in aumento

Il primario di Pescara mette in guardia: «In 3 anni l’incidenza è cresciuta del 25%» Attenzione ai primi colpi di tosse. Le cause? Inquinamento, cibo e promiscuità

PESCARA. Aumentano i casi di polmonite, soprattutto tra i giovani, e cambiano i sintomi con cui questa malattia si presenta. La colpa? In gran parte dell'inquinamento atmosferico, ma anche quello che mangiamo fa la sua parte. E' questo il quadro che appare chiaro agli esperti negli ultimi anni, come conferma Achille Lococo, primario della Chirurgia Toracica dell'ospedale di Pescara. «In tre anni, l'incidenza delle polmoniti è cresciuta di circa il 25%, come pure c'è stata una crescita dei casi di tubercolosi», spiega Lococo, «ma se per quest'ultima esiste uno specifico registro e l'obbligo di presentare denuncia agli uffici di Igiene e prevenzione, non accade lo stesso per le polmoniti».

Professore, come spiega questo aumento?

«Da una parte c'è una maggiore capacità di fare diagnosi; dall'altra esiste una crescita reale, provocata da più fattori, che si avverte soprattutto nei cambi di stagione, quando c'è maggiore umidità».

Quali sono i principali fattori scatenanti?

«L'incremento di polmoniti avvenuto negli ultimi anni, soprattutto nella fascia di età tra i 20 e i 40 anni, dipende dalle abitudini di vita, dallo stress, dagli inquinamenti atmosferici che respiriamo e da quelli presenti nei cibi. E poi, dalla sporcizia dilagante nelle nostre città».

Chi si ammala di più?

«I soggetti più a rischio restano i bambini, soprattutto in età neonatale, e gli anziani. Si ammalano di più diabetici e cardiopatici, che sono pazienti immunodepressi, a loro va consigliato di fare il vaccino antinfluenzale. Ma anche chi fa attività lavorative che espongono a stress psicofisico importante, chi fuma o fa abuso di alcol».

Questa patologia si può presentare anche in modo atipico?

«Capitano spesso casi di polmoniti atipiche che addirittura simulano, anche a radiografia e Tac, un tumore. Si chiamano pseudo tumori infiammatori. Queste forme sono aumentate moltissimo e diagnosticarle è più difficile».

Ma quali sono le cause di questi cambiamenti?

«Molte malattie sono cambiate perché si è fatto un uso esasperato di antibiotici, e i batteri sono diventati sempre più resistenti. Molti di questi germi sono attenuati, meno aggressivi, quindi ci sono forme di polmoniti atipiche».

Come si fa prevenzione?

«Le mani sono un veicolo frequentissimo di esposizione a germi, bisogna lavarle spesso, con acqua tiepida e sapone. E poi lavarsi i denti dopo ogni pasto, perché nel cibo ci sono i batteri. E' bene riposarsi adeguatamente e seguire una dieta equilibrata. Fare attività fisica senza esagerare. Insomma, mettere in pratica tutto ciò che ci permette di mantenere un equilibrio nel nostro sistema immunitario. E poi, evitare di tenere i panni ad asciugare in casa: non va fatto, perché l'evaporazione sviluppa muffe e microrganismi».

Quali sono i sintomi di una polmonite, e come sono cambiati?

«La classica polmonite di una volta che ti metteva a letto con febbre tra i 39 e i 40 gradi, brividi scuotenti, tosse secca importante, dolori e astenia, esiste ancora, ma non è più così frequente. Oggi sono più diffuse forme di polmonite atipiche, che non presentano i classici sintomi ma magari solo qualche colpo di tosse e un po' di malessere».

Quando bisogna preoccuparsi?

«Quando dopo un'influenza si hanno senso di stanchezza e tosse persistenti, è bene rivolgersi al proprio medico».

Come si effettua la diagnosi?

«La radiografia del torace è l'indagine di base, a volte però non è sufficiente e si può arrivare a fare una Tac».

Come si cura?

«La polmonite è una malattia che si cura e da cui si guarisce in maniera completa, nella maggior parte dei casi restando a casa e assumendo antibiotici. Se non curata tempestivamente e in soggetti fragili, si può complicare e la situazione può diventare seria».

Quali sono le eventuali complicazioni?

«La pleurite è la più frequente, ma si può avere anche una grave insufficienza respiratoria se il focolaio si estende all'altro polmone, oppure un ascesso».

E per evitare di contagiare altre persone?

«Tossire e starnutire in un fazzoletto, arieggiare gli ambienti, non condividere bicchieri o stoviglie con i familiari, lavarsi spesso le mani».

Anche la tubercolosi è in aumento?

«Sì, e questo è dato dalla maggiore promiscuità legata all'emigrazione: romeni e popolazione di colore sono costituzionalmente predisposti ad ammalarsi di tubercolosi. Qui a Pescara contiamo uno o due casi al mese. I sintomi sono tosse, astenia, febbricola. Si cura bene, si guarisce quasi nella totalità dei casi, ma è comunque una malattia pericolosa».

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