La procura chiude l’inchiesta, 33 gli indagati

Esce di scena Cicchitto, per i pm due gruppi hanno favorito i privati in cambio di denaro.

PESCARA. L’inchiesta sulla sanità è chiusa. Con un’avviso di conclusione delle indagini di 60 pagine, il pool di magistrati formato dal sostituto procuratore Nicola Trifuoggi con i pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli mette fine alla maxi-inchiesta che ha sconvolto la politica regionale, decapitato la giunta di Ottaviano Del Turco e travolto esponenti di spicco del centrodestra. I personaggi di secondo piano finiscono fuori scena: delle 40 persone iscritte nel registro nella fase centrale dell’inchiesta, infatti, 33 sono quelle che restano indagate. Tra i personaggi di spicco, l’unico destinato a uscire dall’inchiesta è Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, che l’ex signora Aracu, Maria Maurizio, ha accusato nel suo memoriale di ricevere annualmente dall’ex marito almeno 500 mila euro.

Cicchitto è indagato per ricettazione sull’ipotesi che sia stato il traguardo finale di tangenti che sarebbero state accertate, quelle versate da Angelini a Sabatino Aracu. Maria Maurizio ha raccontato quanto le sarebbe stato riferito dal marito: una confidenza che però non può trasformarsi in una prova. Dell’inchiesta nata dalle dichiarazioni dell’imprenditore della sanità privata Vincenzo Angelini, resta integra l’intera l’impalcatura iniziale, quella che il 14 luglio 2008 aveva provocato la fine della giunta regionale guidata da Del Turco, ma non aveva risparmiato gli esponenti principali della precedente amministrazione capitanata da Giovanni Pace. Ai pm, Angelini aveva detto di aver pagato 15 milioni di euro a esponenti del centrosinistra, così come del centrodestra.

Per la procura, quindi, lo scandalo della sanità è bicefalo: due teste, due associazioni per delinquere, riconducibili a entrambi gli schieramenti politici, che avrebbero condizionato l’attività della Regione in campo sanitario allo scopo di favorire le cliniche private, a partire dalle strutture di Angelini. Tra le due, un anello di congiunzione: Giancarlo Masciarelli, ex presidente della Fira, la finanziaria regionale, regista delle due cartolarizzazioni da oltre 800 milioni di euro dei debiti della sanità. La prima «associazione», per l’accusa, è quella che avrebbe operato dal 2003 al 2005, sotto la giunta Pace, e che sarebbe stata promossa da Sabatino Aracu (che passerebbe dal ruolo di comprimario a lui attribuito inizialmente alla veste di protagonista), con l’allora assessore alla Sanità Vito Domenici.

Ne avrebbero fatto parte l’ex governatore Pace (di cui nel 2008 i pm avevano chiesto l’arresto, così come per Angelini), con Vincenzo Trozzi, Mario Romano, Vincenzo Maria Angelini, Luigi Conga, Pierluigi Cosenza, Pietro Anello, Antonio Boschetti e Masciarelli. A questa sarebbe seguita una seconda, presunta, associazione per delinquere, che avrebbe operato a partire dal maggio 2005 (quindi senza apparente soluzione di continuità con quella precedente) e sarebbe stata in mano ai vertici della nuova giunta regionale: il governatore Ottaviano Del Turco assieme al suo braccio destro Lamberto Quarta, con Camillo Cesarone, Antonio Boschetti e Bernardo Mazzocca, Angelo Bucciarelli, Francesco Di Stanislao, Pierluigi Cosenza e ancora Masciarelli.