LA PETIZIONE

Legittima difesa, «Se ti difendi in casa non sarai processato»

Lo chiedono due milioni di italiani attraverso una legge di iniziativa popolare promossa dall'Idv e appoggiata dal partito di Alfano

PESCARA. «L'inviolabilità delle nostre case» deve essere «un principio irrinunciabile da difendere con fermezza». Detto in altre parole: se tu entri per rapinarmi in casa mia, nel mio ufficio, nel mio negozio e sparo, non posso essere processato. Non posso trasformarmi in carnefice, mentre tu, rapinatore, diventi vittima, magari da risarcire. È qui, nelle tesi della petizione lanciata dall’Italia dei Valori e sottoscritta da quasi due milioni di cittadini, la battaglia attorno alla riforma dell’istituto della legittima difesa che si sta svolgendo in Parlamento. Sono 18 le proposte presentate da tutti i gruppi. Ma quelle su cui si duella sono il disegno di legge di iniziativa popolare dell’Italia dei Valori (che vede da pochi giorni l’adesione di Alternativa popolare, il partito dell’ex ministro dell’Interno e ora ministro degli esteri Angelino Alfano) e la più contenuta proposta del Pd (già calendarizzata a Montecitorio) che la sottosegretaria alla Giustizia, e coordinatrice di Alternativa popolare Abruzzo, Federica Chiavaroli nell’intervista di fianco giudica però «confusa».

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La cornice è quella di un Paese dove i reati diminuiscono (lo scorso anno c’è stato un calo del 4,5%, e anche in Abruzzo siamo a questi livelli), ma dove crisi economica, inquietudine sociale, immigrazione, criminalità comune formano un mix esplosivo e spingono l’opinione pubblica e i partiti a invocare un cambio di passo su temi sensibili come, appunto, la difesa personale. Un esempio è il decreto sulla sicurezza urbana (quello dei “sindaci sceriffo”) «che non è una legge d’emergenza», ha però avvertito il ministro dell’interno Marco Minniti parlando ai sindaci a Pescara, ma «un’alleanza strategica tra Stato e enti locali». L’altro è l’iniziativa parlamentare sulla legittima difesa. Il Pd ritiene adeguata la normativa attuale (innovata nel 2006), ma, ha spiegato il relatore David Ermini, occorre «garantire ulteriormente» chi si trova con un ladro dentro casa ed eccede nella legittima difesa.

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Cioè chi commette quello che il codice ritiene «un errore». La proposta del Pd stabilisce che non c’è colpa se l’errore «è conseguenza del grave turbamento psichico causato dalla persona contro la quale è diretta la reazione». Il problema, come spiega la sottosegretaria Chiavaroli di lato, è che dovrà essere comunque un giudice a giudicare se c’è colpa, mentre l’Italia dei Valori e Alternativa popolare, chiedono che il processo non ci sia affatto in caso di violazione di una proprietà privata. «Il disegno di legge dell'Italia dei valori che Area Popolare ha deciso di sostenere si basa su tre punti», ha spiegato il segretario dell’Idv Ignazio Messina, «aumentare le pene per le violazioni di domicilio; evitare il processo per chi si difende in casa (scompare dunque l’eccesso colposo di legittima difesa, ndr.) e infine nessun risarcimento per i ladri. Noi vogliamo processare i ladri e non i cittadini. Non rendiamo però l’Italia un paese di pistoleri visto che il porto d’armi non cambia. È ovvio che ci si difende dentro casa e non si rincorre il ladro per strada, in quel caso vanno chiamate le forze dell'ordine». Alfano punta ad approvare il ddl sulla legittima difesa «prima della fine della legislatura».

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Ap, ha spiegato Alfano, «farà sua la proposta di legge dell'Idv e presenterà emendamenti che ricalcano il testo dell'Idv al disegno di legge sulla legittima difesa (del Pd, ndr)in discussione a Montecitorio. Lo scopo è unire le forze per rendere più efficace l'iniziativa popolare dell'Idv. Ci lasciano perplesse alcune previsioni del testo del Pd. Di certo c'è che oggi parte una campagna di impegno per far approvare un testo che protegga la proprietà privata e che dia ai cittadini la possibilità di non essere incolpati ingiustamente». Il Pd comunque non chiude. «Stiamo discutendo e penso che un accordo si troverà. Basta non farne una questione ideologica», ha detto il ministro della Giustizia Andrea Orlando. «È giusto valutare se una legge funziona o non funziona, ma non si può mandare il segnale che la difesa delle persone può essere assegnata ai singoli. Il ruolo dello Stato non deve venire meno nella tutela della sicurezza collettiva».

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