Legnini: in Abruzzo si possono salvare due tribunali su quattro

Il vicepresidente del Csm: occorre una proposta che distribuisca gli uffici tra Lanciano-Vasto e Sulmona-Avezzano

LANCIANO. «Salvare tutti e quattro i tribunali è difficile, bisognerebbe pensare ad un modello organizzativo diverso che distribuisca gli uffici tra Lanciano e Vasto e Sulmona e Avezzano. Per ora credo che sia necessario ottenere una nuova proroga della chiusura fissata a settembre 2018 per trovare il tempo affinché il parlamento possa rivedere la legge sulle circoscrizioni giudiziarie. Questo sulla base del fatto che l’Abruzzo ha subito un taglio di tribunali eccessivo, superiore alla media nazionale».

E’ Giovanni Legnini, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura (Csm) a intervenire sulla questione della soppressione dei 4 tribunali “minori” di Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona.

Una chiusura prevista per legge dal 2011, slittata poi al 2015 e prorogata ancora al 2018 per problemi logistici, di indisponibilità delle sedi “centrali’ dei tribunali dell’Aquila e Chieti, gravemente danneggiate dal terremoto del 6 aprile 2009.

Legnini ha parlato a Lanciano durante la celebrazione della Squilla natalizia dell’ordine degli avvocati frentani. «Avrei auspicato una riforma nuova delle circoscrizioni giudiziarie» aggiunge il vicepresidente del Csm, «sulla base del fatto che l’Abruzzo con questa legge 2011 paga un dazio eccessivo. Qui c’è stata la chiusura di 4 tribunali su otto, ovvero del 50%, mentre a livello nazionale la media soppressione è stata del 28%. Non solo, questa riforma lascia scoperto tutto l’Abruzzo meridionale e le aree interne: non ci saranno presidi di legalità su un territorio vasto, ed è un rischio enorme. Inoltre non tutti i problemi che avevano portato alla proroga del 2014 sono stati risolti. Questo significa che ci sono i margini per lavorare».

Lavorare a cosa? «In primis per ottenere una nuova proroga», risponde il vicepresidente «su questa strada i parlamentari abruzzesi sono compatti e l’opportunità per ottenere il rinvio c’è ora con la legge di conversione del decreto mille proroghe. Occorre però trovare una maggioranza in Parlamento. Poi considerando che salvare tutti e quattro i presidi è difficilissimo, bisogna presentate sui tavoli che contano una distribuzione degli uffici, un modello organizzativo innovativo che guardi alle peculiarità del territorio Lanciano-Vasto e di Avezzano Sulmona». Insomma la strada è in salita, ma una scorciatoia ci sarebbe, per salvare però solo due realtà. Riusciranno Lanciano e Vasto da una parte, e Avezzano e Sulmona dall’altra, a mettere da parte i campanili ed arrivare ad una proposta comune?

Teresa Di Rocco

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