Legonziano, il primo spumante abruzzese

La cantina Madonna del Carmine: metodo classico, già in vendita 3.300 bottiglie

 LANCIANO. E' in vendita il primo spumante bianco Doc abruzzese. Prodotto nella cantina Madonna del Carmine con uve cococciola, dai riflessi dorati e dal profumo deciso, il Legonziano, questo il nome dello spumante, è stato immesso sul mercato con le prime 3mila 300 bottiglie. Una produzione, che come prevede il disciplinare regionale per la produzione di vini e spumanti Doc, è al 100 per cento autoctona. Dalla lavorazione delle uve, all'elaborazione, all'affinamento fino all'imbottigliamento è tutto fatto esclusivamente in Abruzzo.  È emozionato Valentino Di Campli, presidente della cantina Eredi Legonziano di Madonna del Carmine nel sorseggiare e gustare il primo spumante doc abruzzese prodotto proprio nella cantina frentana. «È un sogno che diventa realtà», commenta, «frutto di un lavoro che va avanti da anni e di investimenti. Da molto tempo, infatti, il nostro vino viene esportato in Veneto e in Germania dove è spumantizzato e imbottigliato con etichette locali. Dopo l'approvazione del disciplinare per la produzione di vini doc abruzzesi, che è entrano in vigore a decorrere dalla campagna vendemmiale 2010/2011, ci siamo detti: " Dobbiamo investire sui macchinari che servono per la produzione dello spumante, visto che uva e lieviti li abbiamo e possiamo anche imbottigliare il prodotto"».  Così, con un investimento di circa 200mila euro, la cantina - che conta oltre 200 soci e 400 ettari di terreni coltivati - ha acquistato quattro autoclavi nelle quali avviene la rifermentazione dell'uva e viene lavorato lo spumante che nasce da uve e lieviti autoctoni.  «L'uva cococciola, usata per lo spumante, si estende su un terreno di circa 30 ettari», spiega l'agronomo della cantina, Nicola De Luca, «da Orsogna a Rocca San Giovanni. Il terreno è sempre monitorato. Facciamo continui saggi all'interno dei vigneti per scegliere poi l'epoca migliore per la raccolta, di solito la seconda decade di settembre».  Dopo la produzione del vino si ha la "presa di spuma"? che avviene con il metodo Martinotti-Charmath, negli autoclavi, dove si unisce il vino allo zucchero ed ad un lievito indigeno. «Un'altra peculiarità del nostro prodotto è proprio l'utilizzo di lieviti autoctoni selezionati all'interno della cantina», aggiunge Di Campli.  Tutto parla abruzzese, anche il nome, Legonziano, è attinto dalla tradizione lancianese. Unisce il sacro (San Legonziano o San Longino, il centurione lancianese che trafisse con una lancia il costato di Cristo per evitare che i carnefici gli infrangessero le ginocchia perché se ne potesse ordinare la deposizione, e che ebbe una chiesa a lui dedicata proprio sotto quella dove avvenne poi il Miracolo Eucaristico) al profano, al "vino nettare degli dei". «Ma in realtà vuole indicare un patrimonio culturale, tradizioni antiche che intendiamo esportare», riprende Di Campli.  Attualmente la produzione del Legonziano, spumante bianco doc abruzzese, è di circa 10mila bottiglie, ed è venduto in cantina a 7.90 euro a bottiglia. «Ma prevediamo di raddoppiare la produzione e la vendita perché», conclude il presidente della cantina, «siamo sicuri che il nostro spumante non ha nulla da invidiare ai prodotti nazionali più blasonati».

© RIPRODUZIONE RISERVATA