«Mai più debiti a spese dei nostri figli»

Il governatore: stiamo risanando e riformando. Dico bugie? I fatti mi danno ragione

PESCARA. E' stata una settimana buona per il governatore Gianni Chiodi: ha sbloccato l'assunzione dei precari della sanità, ha buone notizie sui conti delle Asl, il consiglio ha varato una riforma cardine come l'Ato unica e la maretta nella sua maggioranza è sotto controllo. Può persino ricordarsi l'inaugurazione del Lotto zero, una tela di Penelope più che un'opera pubblica.

Presidente cominciamo con la notizia più positiva perché coinvolge 500 persone: l'assunzione a tempo indeterminato dei precari della sanità che il governo ha sbloccato.
«La questione dei precari è molto importante per due ordini di motivi: assicura continuità ai servizi, una continuità che poteva essere compromessa, ma non nella misura sostenuta dai sindacati, ci sarebbe però stato un contraccolpo sulla qualità. Poi è importante perché c'era un'ingiustizia di fondo. Questi non sono precari classici che hanno ottenuto il posto "ad persona", ma sono vincitori di concorsi pubblici, e questo provvedimento dà serenita al loro lavoro e alle loro famiglie».

La subcommissaria Giovanna Baraldi dice che è l'effetto del risanamento.
«Per la prima volta c'è stato un allentamento del blocco del turnover, che è in effetti una conseguenza delle politiche virtuose messe in atto. La Puglia che è entrata nel piano di rientro queste cose se le sogna».

Il 7 andrete al tavolo di monitoraggio. Lei aveva già anticipato un risultato migliore rispetto alle aspettative.

«Registriamo il disavanzo minore nella storia della Regione. E' un risultato storico. Abbiamo anche due Asl su quattro in pareggio, direi, per la prima volta».

E' un pareggio vero? Nella storia passata delle aziende qualche dubbio c'è stato.
«Oggi il nostro pareggio è certificato in maniera rigorosa dall'advisor del ministero dell'Economia, così come tutti i nostri bilanci».

Come procedono le riconversioni dei piccoli ospedali? Domani firmerete alcuni decreti in merito.
«Stanno andando avanti. Questo transatlantico che deve girare comincia a farlo. C'è chi pensava in maniera velleitaria che nel giorno della riconversione saremmo ripartiti subito con una nuova tipologia di servizi, ma questo lo può dire chi non si rende conto delle cose che stiamo facendo. Ma il transatlantico da far girare non è solo questo. Abbiamo ridotto il debito dell'Abruzzo e l'indebitamento degli abruzzesi, non solo quello sanitario, e non abbiamo indebitato le nuove generazioni. Non è un fatto scontato, perché la politica sarebbe portata a spendere. Oggi noi stiamo pagando i debiti fatti da altri, ma noi non ne stiamo facendo».

Una parte dei debiti della sanità saranno coperti da fondi Fas. Fondi che però verranno sottratti alle opere pubbliche. E' così?
«Se noi non avessimo avuto le distrazioni (il 5% del fondo sanitario dirottato su altri assessorati tra il 2004 e il 2007, ndr.) non avremmo avuto necessità di coprirle. Si poteva fare in due modi: mettendo nuove tasse, oppure utilizzando fondi che sono destinati all'Abruzzo, e quindi gioco forza abbiamo utilizzato i fondi Fas per non mettere nuove tasse. Mi rendo conto che sarebbe stato bene non utilizzarli, ma questo è l'effetto e non la causa».

Una delle critiche che avanza l'opposizione alla gestione commissariale della sanità è che starebbe crescendo la spesa dei privati.
«L'opposizione si ricoderà della pagina Facebook di Caramanico dove si parlava delle "bugie di Chiodi" e del fatto che avrei aumentato il disavanzo nel 2010. Invece è al minimo storico. L'altra bugia è che starei aumentando la spesa per i privati».

E invece?
«Invece stanno diminuendo in maniera consistente, e infatti la sanità privata non è molto tenera nei miei confronti. Vorrei ricordare che negli anni 2005-2006 il disavanzo viaggiava sui 400 milioni di euro. Oggi il pubblico dice che favorisco il privato, il privato dice che favorisco il pubblico. Io sto favorendo gli abruzzesi».

«Può spiegare la questione della "tassa sulle disgrazie?". Davvero saremo costretti a pagare con le nostre tasse i danni per le alluvioni nel Teramano?
«Non ci saranno nuove tasse. Sull'ordinanza emanata che vedrà come commissario il presidente della Provincia di Teramo Catarra, si prevede una dotazione iniziale di 10 o 12 milioni. Il 50% lo metteremo noi utilizzando dei ribassi in alcuni accordi di programma. L'altro 50% lo metterà il governo, ma io spero che metta di più. Ma c'è una cosa singolare in questa storia».

Quale?
«Io sono stato sempre attaccato per il fatto di essere commissario sia della ricostruzione che della sanità. Quando ho detto che non avrei fatto io il commissario per non cumulare troppe responsabilità e che avrei proposto Catarra, alcuni sindaci di centrosinistra, il sindaco di Pineto, di Bellante, Giulianova, e anche il consigliere regionale del Pd Di Luca mi hanno chiesto che facessi io il commissario. Dov'è la razionalità in questo? Mi si critica per gli incarichi e poi si invoca che faccia il commissario perché, così hanno detto, il peso della Regione sarebbe maggiore. La Regione sarà comunque presente con un appoggio totale, probabilmente il vicario potrà essere il segretario generale della presidenza, una dimostrazione della nostra vicinanza al problema».

Presidente, restiamo a Teramo. Nei giorni scorsi c'è stata l'inaugurazione del Lotto zero. Una specie di leggenda metropolitana: non si arrivava mai alla fine. Quanti anni sono? 28?
«Quando mi sono candidato sindaco di Teramo la prima volta, alla presentazione della candidatura la prima domanda fu sul Lotto zero. Io non sapeva neanche dove dovesse passare e rimasi sul generico. Il Lotto zero ha poi accompagnato tutta la mia esperienza pubblica dal primo giorno. Il fatto che si sia potuto concludere, a parte l'altro tratto che sarà concluso tra un anno, è importante e emozionante per me».

Tra l'altro il lotto zero ha lasciato uno strascico, diciamo, "aquilano": ci sono ora case danneggiate dai lavori da ricostruire.
«Quelle persone non sono state prese nella giusta considerazione dall'Anas. Gli è stato detto solo: risistemate e fate causa. Adesso penso che il nostro ruolo persuasivo, ma soprattutto il fatto che l'Anas ha perso le prime cause in primo grado, porterà l'Anas a fare proposte migliori».

Dal Lotto zero all'Aquila. Abbiamo ancora il sindaco Cialente dimissionario (anche se per poco probabilmente) perché, dice, non è partito nulla della ricostruzione pesante. Com'è la situazione?
«Oggi con un comunicato del presidente dell'Ance le imprese dicono che le cose che sono state poste alla mia attenzione non sono ostative alla ricostruzione pesante, che dunque può partire».

Allora cosa manca?
«Si tratta di mettersi di buzzo buono e presentare i progetti perché ci sono tutte le condizioni per avviare la ricostruzione pesante».

Cialente la pensa diversamente
«Ma il Comune deve fare i piani di ricostruzione, perché non solo è previsto dalla legge, ma perché per affrontare una ricostruzione epocale occorre un piano che evidenzi quello che si andrà a fare. In tutte le parti del mondo un sindaco avrebbe coinvolto le massime competenze per sottoporre poi le idee al dibattito dei cittadini. All'Aquila si soffre di questa incertezza. Non si sa con quali criteri decidere se una casa sarà abbattuta o ricostruita, dove sono le zone commerciali, e così via. E' un compito difficile e io non stigmatizzo il Comune, ma il fatto di non voler fare il piano o di ritenerlo inutile mi sembra sia veramente una miopia politica».

L'ufficio del commissario non ha responsabilità specifiche?
«Io devo dare solo l'intesa. Loro fanno il piano, io do l'intesa e il piano diventa operativo. Io ho il massimo rispetto per gli aquilani e non ho nessuna difficoltà, ma il piano ci deve essere. E io se fossi stato sindaco l'avrei fatto a prescindere dalla legge».

Andiamo all'attività di giunta ordinaria. Venerdì il consiglio regionale ha approvato la riforma delle Ato. Era una parte del suo programma.
«Stiamo andando verso riforme storiche. Per le Ato la Regione c'aveva provato altre volte senza mai riuscirci per i troppi particolarismi che hanno danneggiato l'Abruzzo. Noi ce l'abbiamo fatta. Ora l'Ato unica potrà assicurare investimenti e risorse idriche, avrà il compito di mettere una tariffa unitaria e soprattutto di gestire e programmare bene, sottraendo un po' il settore alle logiche politiche e alla impreparazione dei Comuni proprietari dei consorzi idrici. Ma io sottolinerei anche l'importanza della riforma dei consorzi industriali. E anche il nuovo piano sociale contiene componenti innovative, per certi veri rivoluzionarie. In tutto questo ho apprezzato molto l'interlocuzione positiva del mondo sindacale».

La sua maggioranza in consiglio come si è comportata?
«Nemmeno io speravo tanto nella maturazione di questa maggioranza che si è rivelata all'altezza del compito».

Però questa sua maggioranza appare sempre più divisa. Teme per la tenuta del quadro politico?
«Le ultime prove sono state molto positive, quindi in questo momento se fossi preoccupato sarei ingiusto. Però la maggioranza deve restare compatta se vuole risolvere i tanti compiti che abbiamo davanti. Fino ad adesso lo è stata, non solo in consiglio regionale ma anche a livello di partiti. Qualche problema c'è quando bisogna fare le nomine, ma sui problemi forti vedo che gli indirizzi della giunta sono assecondati».

Qualche giorno fa il consiglio ha votato per l'acquisto di Sviluppo Italia. Può spiegare come si è arrivati a questa decisione?
«Avevo posto tre condizioni per acquistarlo: che la società fosse in equilibrio, e non lo era, ma ora sarà possibile perché i dipendenti avranno il contratto del commercio che è meno oneroso. Avevo poi richiesto a Invitalia che ci esimesse dal rischio di contenziosi e terzo che il prezzo fosse simbolico: un euro. Le condizioni sono state accettate dopo una lunga trattativa. Noi abbiamo rilevato Sviluppo Italia a un euro mentre altre Regioni hanno pagato fior di milioni e so che questo fatto sta ponendo problemi. Ma noi non ci siamo fatti condizionare. Loro ci dicevano: guardate che è un'eccellenza, noi rispondevamo: allora mettetevi sul mercato. Alla fine l'abbiamo spuntata».

A proposito di eccellenze, non lo è anche Abruzzo engineering? Il Tar dice che deve farla lavorare perché è una società "in house", invece lei ha deciso di liquidarla».
«Abruzzo Engineerin non è andata in liquidazione per un dubbio sull'"in house". Se il Tar dice così a noi fa piacere perché ci evita che la Ue chieda indietro i suoi soldi: 50 milioni. Con questa sentenza noi siamo più forti. Ma Abruzzo Engineering è stata posta in liquidazione per i 19 milioni di euro di perdita. In questi casi o gli azionisti mettono i 19 milioni, oppure per legge si va alla liquidazione. Dato che la Regione non ha quei soldi si è scelta la liquidazione. Noi i carrozzoni non li vogliamo tenere».

E' sicuro che sia un carrozzone?
«Se la Pezzopane difende Abruzzo Engineering è un segnale evidente che era un carrozzone in cui le assunzioni erano fatte ad personam per accontentare tutte le parti politiche e sindacali. Quei lavoratori non stanno difendendo il loro posto di lavoro ma un loro privilegio».

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