Mazzotta e i gialli di Roccaraso

L’autore napoletano ambienta le sue pagine negli Altipiani maggiori

Nella geografia del giallo italiano l’Abruzzo è un po’ tagliato fuori, a eccezione di Giovanni D’Intino con «Un caso in provincia», edito da Costa&Nolan, ambientato a Pescara, così come i gialli di Angela Capobianchi («Le ragioni del lupo», Di Renzo editore e «I giochi di Carolina», Piemme), e «Sangue Marcio» di Antonio Manzini (Fazi) che lo sceneggiatore romano ha ambientato all’Aquila.

Il più fedele ai panorami abruzzesi, in particolare agli Altipiani maggiori, è il napoletano Ugo Mazzotta, medico legale, collaboratore della trasmissione tv di Canale 5, «RIS-delitti imperfetti», e devoto a un’ambientazione fitta di risvolti contrastanti: l’efferatezza dei delitti che si contrappone alle «rilassate atmosfere» - come le definisce l’autore - alle solitudini «a volte magiche» dei rilievi abruzzesi tra Roccaraso, Rivisondoli e Pescocostanzo.

Cinque romanzi abruzzesi, il primo (introvabile) intitolato «Commissariato di polizia La Bella Napoli» del 2002 e gli altri editi da Todaro: «Il segreto di Pulcinella» (2004), «Indagine privata» (2005) e «L’avvocato del diavolo» (2006). Da poco tempo è uscito il sesto romanzo «La stagione dei suicidi» (Todaro, 288 pagine, 16 euro).

Due suicidi a distanza di pochi giorni sono decisamente troppi per il paesino di Castel di Seta, tranquilla località di villeggiatura arroccata tra boschi e montagne. Una donna bionda che nessuno ha mai visto prima in paese e lo «scemo del villaggio» ma dotato da un’abilità artistica eccezionale che gli permette di riprodurre con pochi tratti di matita, tutto ciò che vede. Si tratta veramente di suicidi? E quali fili invisibili legano le due vittime apparentemente così diverse e distanti fra loro? Toccherà al commissario Prisco dipanare l’intricata matassa, scavando nella buona borghesia del paese, nel privato di un assessore comunale e del proprietario di un ristorante, mettendo in luce una gigantesca speculazione immobiliare.

Nel corso dell’indagine lo steso commissario vedrà vacillare la propria vita privata, complice un incontro che scompagina le sue certezze sentimentali. Mazzotta con la consueta abilità narrativa dosa l’intreccio di false piste, grandi misteri e risvolti inquietanti. Prisco e i suoi collaboratori mettendo pazientemente insieme i tasselli vengono a capo della storia, lasciandoci intravedere un finale aperto nel prIvato del commissario.

Una caratteristica dei romanzi di Mazzotta è la denominazione di fantasia delle località. Prisco vive a Pratello (Rivisondoli), a due passi da Montecalvario (Pescocostanzo) e si divide per lavoro fra Rocca di San Severo (Castel di Sangro) e Castel di Seta (Roccaraso).

Alla fine il commissario Prisco è tornato in azione nell’Alto Sangro. Rispetto ai precedenti romanzi, «La stagione dei suicidi» è diverso dai precedenti volumi.
«In effetti, è un po’ diverso, è più cupo, meno giallo, più noir».

Il lavoro le è stato sollecitato da certi suicidi eccellenti registrati nella zona in passato?
«In verità no, in effetti una persona mi raccontò che viveva in un paesino e due persone si erano suicidate dopo poco tempo l’una dall’altra, non si sapeva se effettivamente si conoscessero. Una combinazione, dunque, rispetto a storie capitate nell’Alto Sangro. Ci metto un po’ di cronaca nella trama ma non nella storia principale. C’è la storia di Federico Aldrovandi, picchiato dalla polizia, che è adombrata nella storia del polizioto violento. C’è poi lo scandalo al Comune di Roccaraso e il suicidio del sindaco Valentini. Sono solo una combinazione, fra le tante storie dell’epoca l’unica che in qualche modo rientra nella storia è il metrò della neve. Non mi piace far troppo riferimento alla realtà, dovrei documentarmi».

C’è poi nell’intreccio la storia del ristoratore che torna a Roccaraso dalla Svizzera, anche questa un’invenzione?
«Sì, è stato inserito per giustificare la donna venuta dalla Svizzera».

Anche il commissario Prisco è cambiato rispetto alle precedenti storie, più dubbioso, più fragile anche nei sentimenti. Come sono state accolte dai lettori queste novità?
«Il libro sta andando bene, è stata notata questa evoluzione anche nel carattere del commissario Prisco. Mi piace il personaggio seriale ma nel comtempo sono convinto che ci dev’essere un’evoluzione».

Roccaraso come ha reagito a questo nuovo romanzo?
«Purtroppo a Roccaraso ci sono stato molto di passaggio, d’estate è più facile tastare il polso, nel periodo estivo i miei libri sono stati presentati in piazza. So, però, che ci sono lettori affezionati delle storie del commissario Prisco, in particolare frequento una libreria e i gestori mi dicono che ci sono lettori fedeli. Spero di verificarlo la prossima estate. So che anche i turisti mi hanno consociuto sugli scaffali di quella libreria».

Sta lavorando a un nuovo romanzo?
«Sì, ma siamo in piena gestazione, ci vorrà ancora del tempo prima di dargli una fisionomia definitiva».

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