Mense scolastiche, la classifica delle città abruzzesi

L'indagine nazionale sulla qualità del cibo da parte dell'Osservatorio Foodinsider. L'Aquila al 31° posto, Pescara al 36°, Chieti al 41°

PESCARA. L'Aquila al 32esimo posto, Pescara al 36esimo, Chieti al 41esimo, Teramo non pervenuta. Sono le posizioni acquisite dalle città abruzzesi nella classifica nazionale sulla qualità dei menu serviti nelle mense scolastiche. La graduatoria ("Rating"), che vede Cremona al primo posto, seguita da Trento e da Fano, è realizzata da Foodinsider _ Osservatorio, non istituzionale e autonomo sulle mense scolastiche _ e coinvolge i menu invernali delle scuole primarie di 50 Comuni rappresentativi del territorio italiano da nord a sud. L’indagine, arrivata alla sua 3° edizione, si basa su un questionario compilato da genitori o commissioni mensa della varie città. I risultati del questionario sono registrati in un database. I dati sono stati raccolti e verificati anche sottoponendoli all’attenzione dei vari Comuni di riferimento. Ai Comuni è stata data la possibilità di integrare o correggere le informazioni, possibilità che rimane aperta anche dopo la pubblicazione del Rating.

Nella top ten si confermano Perugia, Rimini, Mantova, Jesi, Bergamo, Udine, mentre Treviso entra al decimo posto. L'Aquila è il primo comune abruzzese ma solo al 32esimo posto. La posizione di Pescara acquisisce una significato particolare alla luce di quanto avvenuto di recente sul caso dei bambini rimasti intossicati.

La terza edizione del Rating vedrà una premiazione in collaborazione con CARE’s – The ethical Chef Days, evento dedicato alla gastronomia etica e sostenibile, in occasione del quale lo Chef 3 stelle Norbert Niederkofler premierà le mense che si sono maggiormente distinte.

"Il dato che emerge dal confronto", tira le somme foodinsider, è una lenta ma progressiva tendenza a recepire le Raccomandazioni dell’OMS e del Codice Europeo contro il cancro. Evoluzione che si coglie con l’introduzione di cereali integrali biologici, soprattutto al nord Italia, una riduzione della carne conservata e dei dolci a fine pasto. Si registra anche una leggera diminuzione di carne, anche se quella rossa domina a dispetto di quanto indicato nelle raccomandazioni dell’OMS".