Mononucleosi, la malattia del bacio

Come curare la patologia che si trasmette con gesto d’amore e spesso non viene riconosciuta e diagnosticata

L’AQUILA. E' chiamata la "malattia del bacio", perché il principale veicolo di trasmissione è la saliva. La mononucleosi infettiva è insidiosa proprio per questo: "colpisce" attraverso un gesto intimo come, appunto, il bacio. Anche se, poi, può essere trasmessa attraverso posate o giocattoli (nel caso di bambini) entrati a contatto con la saliva di un individuo infetto, o anche tramite trasfusione. Il virus responsabile è l'Epstein-Barr o Ebv (Herpes Virus).

«Una malattia molto diffusa in tutto il mondo», spiega Nerio Iapadre, infettivologo del reparto di Infettivologia dell'ospedale San Salvatore dell'Aquila, «che tende a decorrere in maniera sub-clinica e asintomatica nella prima infanzia e per questo spesso non viene riconosciuta e diagnosticata».

E' in questo caso che è molto importante il ruolo del pediatra o del medico condotto. La mononucleosi infettiva è in alcuni casi difficile da riconoscere e può portare anche a complicanze gravi, pure se particolarmente rare come la rottura della milza.

«La fascia d'età in cui la malattia si manifesta più frequentemente è nella tarda adolescenza e prima età adulta», aggiunge Iapadre, «tra i 15 e i 24 anni, mentre valutare la frequenza nei primi anni di vita è difficile, in quanto la malattia tende a essere asintomatica in questa fascia di età».

«Può essere, tuttavia, rilevata con la ricerca degli anticorpi anti-Ebv», sottolinea l'esperto. Inoltre è stato notato che la mononucleosi viene contratta più frequentemente nella prima infanzia nelle classi socio-economiche più basse, o in età più avanzata nelle classi agiate». Un dato che lascia intendere che è probabile che «comportamenti igienici più rigorosi evitino l'acquisizione della malattia da piccoli, spostando in avanti l'età della prima infezione».

Questo rende particolarmente insidiosa la trasmissione della mononucleosi tra i bambini, che negli asili si scambiano di tutto: dai giocattoli alle posate. Una volta contratto, il virus tende a persistere all'interno dei linfociti B,per tutta la vita. Dunque, nel soggetta che l’ha contratta il virus può essere riscontrato nella saliva periodicamente in maniera asintomatica. Attualmente non esistono vaccini per la prevenzione della mononucleosi infettiva.

«Ce ne sono alcuni in studio», chiarisce Ia padre, «ma rimane valida l'applicazione delle più comuni norme igieniche. Se pensiamo per esempio ai bambini negli asili dove si può ipotizzare che un bambino che elimina virus nella saliva può contagiare un compagno con un giocattolo, ci rendiamo conto quanto sia difficile evitare questo tipo di trasmissione».

Ma come si manifesta la mononucleosi infettiva? «In genere con febbre, mal di gola con difficoltà alla deglutizione e ingrandimento dei linfonodi», spiega il medico, «e stanchezza».

Caratteristiche che la possono facilmente far confondere con una banale influenza. Alcuni segnali di "riconoscimento" della mononucleosi sono la faringotonsillite, con presenza di pseudo membrane ed essudato e le piccole lesioni petecchiali tra il palato molle e il palato duro. «Le forme asintomatiche o le forme lievi in genere non necessitano di terapia», conclude il medico, «in quelle più impegnative si usano i cortisonici per controllare febbre e stenia intensa. In caso di complicanze si ricorre anche a cortisonici e antivirali".

Marianna Gianforte

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